Una pianta aliena sta colonizzando i fondali del Mediterraneo

Da quando è arrivata negli anni Settanta dell’Ottocento, l’Halophila stipulacea è rimasta confinata a levante per un centinaio d’anni: era segnalata solo il Grecia, in Turchia. Ora sta invadendo gran parte del Mediterraneo e le coste italiane.

Parliamo della Halophila stipulacea, pianta marina aliena arrivata attraverso il canale di Suez a bordo delle navi commerciali. A documentare la sua avanzata silenziosa, rapidissima e inaspettata sono stati un gruppo di ricercatori nel Salento.

Secondo i modelli sarebbe dovuta arrivare a conquistare l’intero Mediterraneo nei prossimi 100 anni e invece è già arrivata a Nizza, in Francia, e in soli 10 anni ha già colonizzato le coste pugliesi.

Parliamo della Halophila stipulacea, pianta marina aliena arrivata attraverso il canale di Suez a bordo delle navi commerciali. A documentare la sua avanzata silenziosa, rapidissima e inaspettata sono stati i ricercatori salentini Luigi Musco, biologo marino e docente all’Università del Salento, e il suo dottorando Andrea Toso, sulle pagine della rivista Mediterranean Marine Science.

Lo studio

«Ci siamo accorti della sua presenza in Salento per caso» spiega Luigi Musco. «A dicembre 2021, dopo la tempesta che aveva colpito il Golfo di Otranto siamo usciti con la barca del dipartimento di scienze e tecnologie biologiche ed ambientali dell’università per monitorare il detrito vegetale galleggiante. Ci siamo trovati davanti a una distesa galleggiante di rizomi – particolari radici di molte piante sottomarine – e abbiamo scoperto che erano di Halophila stipulacea».

La presenza aliena nel porto di Otranto era stata segnalata in una rivista scientifica di botanica nel 2012, ma era molto limitata. «Si trattava di un’osservazione praticamente puntiforme, nelle acque basse del porto di Otranto, pubblicata su una rivista di nicchia. Invece lo scenario che ci si è presentato davanti è quello di un’imponente prateria sottomarina di Halophila nel porto di Otranto: a quel punto era necessario capire quanto e dove fosse diffusa questa pianta aliena lungo le coste pugliesi, e se arrecasse danni alla biodiversità» continua Luigi Musco.

Proprio come la nostrana Posidonia oceanica, anche l’Halophila stipulacea crea praterie sottomarine: «è una specie aliena che crea un habitat alieno, qualcosa di mai visto prima nel Mediterraneo: da studiare con attenzione» dice Musco.

Da quando è arrivata negli anni Settanta dell’Ottocento, l’Halophila stipulacea è rimasta confinata a levante per un centinaio d’anni: era segnalata solo il Grecia, in Turchia. Ora sta invadendo gran parte del Mediterraneo e le coste italiane.

L'Halophila stipulacea

Da quando è arrivata negli anni Settanta dell’Ottocento, l’Halophila stipulacea è rimasta confinata a levante per un centinaio d’anni: era segnalata solo il Grecia, in Turchia. Secondo le previsioni degli scienziati, per conquistare tutto il mare nostrum, avrebbe impiegato tra i 50 e i 100 anni.

E invece all’improvviso questa pianta marina dalle foglie verdi brillanti è stata avvistata anche a Nizza, in Francia, e ha messo radici anche in Italia, in Sicilia, Sardegna, Campania e Puglia.

Per capire la distribuzione di questa pianta aliena nella terra degli ulivi, i ricercatori hanno pattugliato la costa pugliese emersa e sommersa, da Torre Guaceto a Otranto, ad est; e da Taranto a Santa Maria di Leuca, a ovest. E hanno certificato la presenza di praterie di Halophila stipulacea, dai 2 ai 30 metri di profondità, non solo a Otranto, ma anche a Santa Maria di Leuca, a Santa Caterina di Nardò, e a Torre Uluzzo, Porto Selvaggio e Gallipoli.

«Che il riscaldamento del Mediterraneo crei il clima adatto alla sopravvivenza di questa pianta tipica del Mar Rosso, dove viene mangiata dalle tartarughe verdi e dai dugonghi, non c’è dubbio. I dati ci dicono che il mare nostrum si sta scaldando molto più rapidamente di altri, ma l’avanzata così accelerata dell’Halophila molto probabilmente è guidata da un altro fattore, del tutto umano: il traffico navale e marino» chiarisce Musco.

Il prossimo passo sarà quello di studiare le praterie di Halophila stipulacea più profonde, dove i ricercatori con le bombole non arrivano, attraverso l’utilizzo di ROV (i sottomarini a comando remoto), sonar multibeam e side-scan-sonar. Ma soprattutto l’obiettivo è capire se quest’aliena sottomarina minaccia la biodiversità nostrana.

Quali impatti sull’ecosistema mediterraneo?

Ora bisognerà capire quale impatto avrà la pianta aliena con quelle nostrane, in particolare con le praterie di posidonia, uno degli habitat più importanti che abbiamo nel Mediterraneo.

La prateria di posidonia, infatti, smorza il moto ondoso proteggendo la spiaggia dall’erosione ed è utile anche da morta: quando le sue foglie si spiaggiano per le grosse mareggiate, creano accumuli, detti banquette, che funzionano come un cuscino, proteggendo la spiaggia dall’erosione del mare. E forniscono cibo a crostacei, policheti e altri organismi marini.

L’inquinamento e i cambiamenti climatici stanno decimando le praterie di posidonia, mentre Halophila è perfettamente adattata alle alte temperature, più delle nostre preziose fanerogame marine come la Posidonia, la Cymodocea nodosa o la Zostera marina.