L'Appennino "si sgretola": 25 anni di terremoti nell'Appennino centrale
Il 26 settembre del 1997 il terremoto sconvolse l'Appennino umbro-marchigiano con vittime e danni. Quel giorno, il drammatico crollo della Basilica di San Francesco ad Assisi, nel quale morirono diverse persone. 25 anni di terremoti disastrosi in quest'area dell'Italia centrale ci hanno insegnato molto su come si sta evolvendo la catena montuosa degli Appennini.
Nella notte tra il 25 ed il 26 settembre del 1997, esattamente 25 anni fa un terremoto di magnitudo 5,7 con epicentro a Cesi, vicino Colfiorito, sconvolgeva un'area dell'Appennino situata tra Umbria e Marche. A Collecurti, frazione di Serravalle, due persone morirono sotto le macerie. Numerose le case danneggiate dal sisma di quella notte, soprattutto nei comuni di Foligno e Nocera Umbra. Poche ore dopo, alle 11.40 di mattina del 26 settembre, una nuova scossa stavolta più forte, di magnitudo 6,0 con epicentro ad Annifo, tornò a sconvolgere quest'area situata tra Umbria e Marche.
26 settembre 1997, il terremoto sconvolge l'Appennino tra Umbria e Marche
L'intensità massima raggiunta fu del IX grado nella scala Mercalli, che equivale a un livello di quasi totale distruzione. Alle vittime della notte si aggiunsero altre 8, elevando il bilancio a un totale di 11 morti. Alcune persone morirono nel crollo della Basilica di San Francesco, ad Assisi (Perugia). Le immagini del crollo della volta affrescata da Cimabue e Giotto nella famosa Basilica fecero il giro del mondo, diventando il simbolo della distruzione del ricchissimo patrimonio artistico, architettonico e archeologico di quest'area dell'Italia.
Il sisma causò anche il crollo della lanterna del palazzo comunale di Foligno, ed il danneggiamento degli antichi borghi medievali di montagna.
La sequenza sismica tra Umbria e Marche, iniziata nel 1997, andò avanti per molti mesi con nuove importanti scosse anche nei primi mesi del 1998. Poi, arrivò un periodo di relativa quiete, fino ai nuovi eventi drammatici del 2009 e del 2016-2017.
La sequenza sismica del 1997 al confine tra Umbria e Marche, scrive l'INGV nel suo blog "INGV Terremoti", rappresenta uno spartiacque per la sismologia italiana. Per la prima volta in Italia furono disponibili dati di alta qualità rilevati dalle reti di monitoraggio a terra e dai satelliti e questo permise di delineare, con una precisione mai raggiunta prima, le caratteristiche delle faglie che si erano attivate e dei meccanismi di generazione dei terremoti appenninici.
I terremoti del 1997-1998 portarono a un salto in avanti considerevole per la sismologia in Italia, quindi per la comprensione dei terremoti che colpiscono il nostro paese (indispensabile per la prevenzione, per ripararci da eventi sismici futuri).
I terremoti del 26 settembre 1997 aprirono una nuova fase anche per la geologia del terremoto in Italia, spiega l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Dopo il forte evento sismico del 1980 in Irpinia, infatti, quello dell’Umbria-Marche fu il primo terremoto a lasciare una traccia evidente, sebbene molto labile, di fagliazione superficiale, con effetti visibili sul terreno.
Dal 26 settembre 1997 ad oggi: 25 anni di terremoti nell'Appennino centrale
I terremoti nell'Italia centrale del 1997-1998 furono una grande ferita per molti italiani, quando erano passati ormai quasi 20 anni dal disastro dell'Irpinia.
Negli anni successivi c'è stata una tregua, fino ai catastrofici eventi sismici del 2009 in Abruzzo, con le gravi distruzioni all’Aquila e in decine di comuni limitrofi, e la recente sequenza del 2016-2017 in Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche.
I terremoti degli ultimi 25 anni nell'Appennino centrale
- 1997-1998. Sequenza di terremoti tra Umbria e Marche;
- 2009. Il terremoto colpisce L'Aquila e molte zone dell'Abruzzo;
- 2016-2017. Sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso
Questi nuovi eventi sismici, con terremoti di magnitudo anche superiore a 6.0, che hanno causato oltre 600 vittime, si sono verificati nuovamente nell'Appennino centrale.
"In venticinque anni - scrive il direttore del dipartimento Terremoti dell'INGV Claudio Chiarabba in un articolo pubblicato il 24 agosto 2022 per il 5° anniversario del terremoto che ha devastato Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto - abbiamo assistito a un progressivo sgretolamento di un settore della catena appenninica lungo più di 150 km, da Nocera Umbra a L’Aquila".
In due decenni di eventi sismici, spiega Chiarabba, sono stati fatti significativi passi avanti nel capire il processo sismico e i suoi effetti. Una delle principali conclusioni dei sismologi, i geologi che si occupano dello studio dei terremoti, è che l’Appennino è in estensione e che la deformazione di questa catena montuosa che percorre l'Italia da nord a sud è lenta, con un tasso di 2-4 mm/anno di estensione perpendicolare alla catena.
Questa estensione dell'Appennino, spiega l'INGV, si manifesta con terremoti normali su faglie ovest immergenti, in questo settore centro settentrionale della catena montuosa.