Il silenzio sismico durante la pandemia di COVID-19
I risultati di uno studio internazionale a cui ha lavorato anche l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: durante il lockdown, riduzione del rumore sismico di origine umana del 50%. Ecco i risultati di questo studio.
Un nuovo studio condotto su scala mondiale da un Team internazionale di ricercatori provenienti da 27 Paesi nel mondo, ha evidenziato una riduzione del 50% dell’ampiezza del rumore sismico antropogenico dovuta alle misure di distanziamento sociale e di confinamento messe in atto per contrastare la diffusione della pandemia di Covid-19. Anche l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha preso parte a questa ricerca, i cui risultati sono stati appena pubblicati su Science in un articolo intitolato “Global quieting of high-frequency seismic noise due to COVID-19 pandemic lockdown measures”.
Lo studio ha evidenziato una eccezionale riduzione del 50% dell’ampiezza del rumore sismico a livello mondiale. Si tratta di quella serie di vibrazioni generate dall'attività umana, che si è ridotta per il blocco praticamente totale delle attività e dei trasporti.
“Grazie all’analisi dei dati raccolti da stazioni sismiche installate in tutto il mondo”, spiega Flavio Cannavò, ricercatore dell’INGV e co-autore dello studio, “abbiamo potuto evidenziare come negli ultimi mesi il rumore sismico si sia ridotto in molti Paesi rispetto ai valori medi degli ultimi anni, mostrando un’ondata di attenuazione che, seguendo le tempistiche del lockdown nelle varie aree del pianeta, si è mossa dalla Cina, all’Italia e al resto del mondo”.
Un "lockdown sismico"
Il “lockdown sismico”, risultato delle misure di distanziamento sociale, della riduzione delle attività economiche e industriali e della contrazione degli spostamenti, ha rappresentato la riduzione del rumore sismico antropogenico più lunga e più importante mai registrata nella storia.
Attenzione perché si parla di vibrazioni causate dall'uomo, che vengono registrate dai sismometri e "disturbano" il rilevamento dei terremoti naturali. Terremoti naturali che non hanno subito invece variazioni, perché altre sono le cause che li originano.
“Grazie al lavoro di squadra che ha coinvolto scienziati in così tanti Paesi”, prosegue il ricercatore, “è stato possibile analizzare i dati provenienti da centinaia di stazioni di monitoraggio sismico in tutto il mondo per ‘isolare’ le vibrazioni ad alta frequenza tipiche delle attività umane che vengono costantemente registrate dai sismometri. Se il 2020 non ha visto una riduzione del numero medio di terremoti, il calo del ‘ronzio’ sismico antropogenico è stato invece senza precedenti”.
Le più forti riduzioni del rumore sismico sono state riscontrate nelle aree urbane, ma lo studio ha evidenziato riduzioni anche in sensori siti in pozzi a centinaia di metri di profondità e in aree particolarmente remote, come nell'Africa subsahariana.
La riduzione del rumore sismico ha permesso di individuare terremoti nascosti
La ricerca pubblicata su Science ha inoltre evidenziato come segnali di terremoti precedentemente ‘nascosti’ nel rumore sismico antropogenico siano risultati essere più chiari durante il lockdown.
“Con la crescente urbanizzazione e l'aumento della popolazione mondiale, in futuro sempre più persone vivranno in aree geologicamente a rischio. Pertanto, affinché i sismologi possano ‘ascoltare’ meglio la Terra, diventerà sempre più importante caratterizzare il rumore antropogenico. L’auspicio è, dunque, che vengano portate avanti ulteriori ricerche sul ‘lockdown sismico’ con l’obiettivo di individuare segnali prodotti da terremoti ed eruzioni vulcaniche precedentemente nascosti dal rumore”, conclude il ricercatore.
Per avere un po' più chiaro cosa è il rumore antropogenico, si pensi ad esempio alle vibrazioni registrate dai sismometri posizionati in città a pochi chilometri di distanza dagli stadi di calcio, durante le partite, o alle vibrazioni prodotte dal passaggio di treni o camion su viadotti e altre infrastrutture. Tutte vibrazioni che vengono rilevate dagli apparecchi usati dai geologi per rilevare terremoti naturali.