Temporali v-shaped, i responsabili delle principali alluvioni italiane
Questi temporali spesso, purtroppo, sono i principali responsabili delle alluvioni che negli ultimi anni hanno cagionato morti e feriti in vari angoli d’Italia.
Con l’arrivo dell’autunno sul bacino del Mediterraneo, al transito dei primi intensi e organizzati sistemi frontali atlantici, si apre la stagione dei cosiddetti temporali a “V”, meglio classificati in letteratura con il termine di “v-shaped” (o “v-shaped storm”).
Cosa sono le “v-shaped storm”?
Le “v-shaped storm” sono dei potenti sistemi temporaleschi a mesoscala, di tipo lineare. La caratteristica di questi temporali, che assumono un carattere auto-rigeneranti quando transitano sopra un ampio tratto di mare, con temperature delle acque superficiali piuttosto miti (ma non per forza calde), è quella che nella parte più meridionale, lungo la punta della “V”, lì dove si verificano le precipitazioni più forti, si possono presentare pure degli elementi “supercellulari”, con intensa rotazione, particolarmente avvezzi per lo sviluppo di fenomeni vorticosi, da non confondere però con le “supercelle” classiche.
Come si formano?
In genere si formano in presenza di forti aeree d’instabilità, lungo il settore caldo (flusso pre-frontale) di una circolazione depressionaria, strutturata nei medi e bassi strati, o nel ramo ascendente di una lunga saccatura, che affonda direttamente dalle alte latitudini, attivando sul lato orientale di quest’ultima un intenso flusso di correnti meridionali a tutte le quote, con notevoli velocità nella media e alta troposfera (flussi in genere da Sud, S-SO e SO).
L’ambiente ideale per lo sviluppo dei “v-shaped” è quello in seno ad una avvezione calda, con un flusso di correnti meridionali calde e molto umide nei bassi strati, sopra cui diverge un ramo principale o secondario del “getto polare”, il cui passaggio in alta quota va ad inasprire il “wind shear verticale”, generando condizioni di fortissima instabilità, con lo sviluppo di violenti moti convettivi che vanno a costruire i sistemi convettivi a mesoscala.
I sistemi di tipo “v-shaped” insorgono spesso allorquando si ottengono condizioni di forte “shear” del vento nei medi e bassi strati (da 850 hPa a 500 hPa), con venti da Sud o Sud-est nei bassi strati mentre in quota prevale una componente più sud-occidentale. Se al contempo, in alta quota (a circa 300-250 hPa), transita un “Jet Streak” (i massimi picchi di vento associati alla “corrente a getto”), che esalta ulteriormente il “wind shear verticale” alle varie quote, creando fortissime divergenze, è altamente probabile lo sviluppo del “v-shaped”, con la formazione della classica struttura a “V” che indica lo sviluppo della classica nube temporalesca.
Perché assumono la tipica forma a “V”?
La caratteristica forma a “V” di questi temporali, caratteristici della stagione autunnale sul Mediterraneo, si sviluppa quando un violento “updraft” (corrente ascensionale che alimenta il temporale) penetra fin sulla bassa stratosfera, originando un “overshooting top” che blocca il vento ai livelli superiori, forzando il flusso a divergere intorno ad esso. Il vento, molto forte, che soffia in bassa stratosfera non fa oltre che erodere la sommità dell’”updraft” e trasporta i resti della nube temporaleschi nella zona sottovento.
Da notare come nei sistemi “v-shaped” l’area più fredda è vicino all’apice della V, ed è associata all’espansione adiabatica dovuta alla rapida ascesa di aria nell’”updraft” del temporale quando sfonda la tropopausa.
Questi temporali sono molto temuti, soprattutto durante la navigazione aerea, a causa delle violentissime turbolenze che possono propagare anche al di fuori dei cumulonembi. Le celle più intense stanno proprio lungo il vertice della “V”, sul versante Sud o Sud-ovest, dove si concentrano i fenomeni più violenti ed estremi, con piogge torrenziali e attività elettrica a fondoscala (molti fulmini positivi).
Perché i fenomeni più violenti si localizzano nel vertice della “V”?
Le celle che si sviluppano lungo la punta, non avendo nulla a sud che possa rubare l’aria calda e umida destinata a loro, tendono ad assumere le caratteristiche di una “supercella” classica, con moto rotatorio, tanto da essere confuse con essa, anche se la “supercella” ha una struttura differente. Un’altra caratteristica dei temporali, di tipo “v-shaped”, è quella di essere accompagnati dalla cosiddetta “flanking line”, che si localizza quasi sempre sulla parte meridionale del sistema convettivo.
La “flanking line” non è altro che una estesa linea di cumuli e congesti molto sviluppati, allo stadio maturo, che vanno ad alimentare il sistema temporalesco che l’ha generata, visto che le cumulogenesi, non trovando alcun ostacolo davanti, possono aspirare e rifornire il temporale di masse d’aria molto calde e umide (ottimo carburante per la convezione), rendendolo più duratura e intenso. Guardando le immagini satellitari è ben identificabile da una estesa linea bianca che tende a muoversi verso la parte centrale, più attiva del sistema temporalesco.
Principali responsabili delle alluvioni in Italia
Questi temporali negli ultimi anni, complice anche l’aumento della temperatura media dei mari, stanno divenendo più frequenti e spesso, purtroppo, sono i principali responsabili delle alluvioni che negli ultimi anni hanno cagionato morti e feriti in vari angoli d’Italia (dalla Liguria alla Sicilia).
Fortunatamente occorre ricordare che non tutti i temporali a “V” risultano cosi distruttivi, seppur accompagnano intensi carichi precipitativi. Ciò dipende principalmente dalla durata delle condizioni di forte “wind shear verticale” che li alimentano e dal venir meno degli equilibri termo-dinamici che mantengono in vita il sistema convettivo a mesoscala.
Con il nuovo peggioramento atteso da domenica la probabilità di vedere delle “v-shaped storm” in azione, soprattutto lunedì fra il basso Tirreno e lo Ionio, si faranno più concrete.