Il telescopio spaziale eRosita ci permette di raggiungere un altro traguardo

Il telescopio spaziale eRosita ha interrotto la sua raccolta di dati da ormai 2 anni ma grazie all’enorme quantità di informazioni raccolte continua a far crescere la nostra conoscenza del cosmo.

Telescopio spaziale
Le misure effettuate da eRosita confermano il modello cosmologico standard.

Esattamente 2 anni fa, il 26 febbraio del 2022, il telescopio spaziale eRosita ha interrotto la sua raccolta di dati a causa della fine della cooperazione istituzionale tra Germania e Russia in seguito all’invasione da parte di quest’ultima dell’Ucraina.

Questo perché la missione di eRosita nasceva proprio dalla collaborazione tra queste due nazioni ed era iniziata meno di 3 anni prima, nel 2019, quando il telescopio era stato inviato nello spazio.

Aveva effettuato l’osservazione di prima luce, termine che indica l’evento in cui un telescopio viene usato per la prima volta dopo la sua costruzione, il 17 ottobre 2019 e in meno di un anno, a giugno 2020, aveva completato la sua prima mappatura della volta celeste.

Avrebbe quindi dovuto proseguire la sua osservazione del cosmo per 7 anni, se non fossero subentrati questi problemi esterni alla missione, ma comunque nei pochi anni che ha avuto a disposizione è stato in grado di raccogliere un’infinità di dati a tal punto da permetterci di fare nuove scoperte con una frequenza invidiabile.

Chi è eRosita?

Innanzitutto eRosita è un telescopio spaziale per l’osservazione astronomica nei raggi X il cui obiettivo scientifico primario è quello di misurare la crescita degli ammassi di galassie nel tempo cosmico in modo da comprendere meglio la cosmologia.

Telescopio
In meno di 3 anni di attività eRosita ci ha fornito una quantità di dati incredibile.

Abbiamo già parlato in un precedente articolo degli oltre 700 mila buchi neri supermassicci che è stata in grado di osservare in appena 6 mesi di attività. Stavolta, sempre grazie alla smisurata quantità di informazioni che ci ha fornito, siamo stati in grado di ottenere misure precise del contenuto totale di materia nell’universo.

Lo studio è stato guidato dagli scienziati del consorzio tedesco Max Plank Institute for Extraterrestrial Physics (MPE), lo stesso che ha costruito eRosita, e riguarda l’evoluzione degli ammassi di galassie, tra le strutture più grandi dell’universo. Un ammasso di galassie è una struttura di centinaia o addirittura migliaia di galassie tenute insieme dalla forza di gravità.

Il team di ricerca, studiando questi ammassi enormi, è stato in grado di fornire non solo misure precise del contenuto totale di materia ma anche del modo in cui questa si raggruppa.

I ricercatori hanno anche scritto un articolo attualmente sottomesso alla rivista Astronomy and Astrophysics, il cui primo autore è un nostro connazionale: Vittorio Ghirardini.

I risultati ottenuti sono ottimi

Un altro successo raggiunto da questo lavoro è stato ottenere dei risultati in linea con il modello cosmologico standard, confermandolo, e alleviando la cosiddetta tensione s8. Questa tensione cosmologica s8 è legata all’apparente discrepanza tra la crescita delle strutture stimata dal lensing gravitazionale debole e dalle anisotropie del fondo cosmico a microonde (CMB).

Come dichiarato da Vittorio Ghirardini stesso:

eRosita ci dice che l’universo si è comportato come ci si aspettava nel corso della storia cosmica. Non c’è alcuna tensione con la CMB: forse i cosmologi possono rilassarsi un po’

Questo è importantissimo perché fino ad ora le misure sulla grumosità dell’universo, la cosiddetta clumpiness, apparivano incoerenti tra di loro, mentre ora con le misure effettuate da eRosita i risultati sono coerenti con i risultati ottenuti dal CMB.

In pratica questo nuovo studio afferma che le osservazioni del telescopio tedesco mostrano che la materia (visibile e oscura) costituisce il 29% del bilancio totale di massa/energia dell’universo. Questo è in accordo con i valori ottenuti dalle misure della radiazione di fondo cosmico a microonde e con il modello cosmologico standard.