La tecnica del cloud seeding (inseminazione delle nubi) può davvero salvare la Sicilia dalla siccità?
La tecnica dell’inseminazione artificiale delle nuvole può veramente essere una soluzione valida ad un problema che ha messo in ginocchio un’intera regione? Ecco cosa sappiamo dopo oltre 70 anni di esperimenti.
La grave siccità che sta colpendo la Sicilia sta spingendo qualcuno a pensare di risolvere il problema attraverso il cloud seeding, la controversa tecnica di inseminazione artificiale delle nuvole ormai conosciuta in tutto il mondo, ma praticata solo in alcuni Paesi (dalle economie molto ricche).
Ma al di là dei costi di gestione e dei dubbi, la tecnica dell’inseminazione artificiale delle nuvole può veramente essere una soluzione valida ad un problema che ha messo in ginocchio un’intera regione? Cerchiamo di capirlo assieme in questo articolo.
Com’è nato il cloud seeding?
Fin da tempi antichi l’umanità ha desiderato poter controllare il tempo atmosferico a suo piacimento. Quello che inizialmente sembrava un qualcosa di impossibile iniziò a concretizzarsi verso gli anni 60 del Novecento, quando il chimico americano autodidatta Vicent Joseph Schaefer, con il prezioso aiuto dello scienziato Bernard Volnnegut concepirono il metodo di semina delle nuvole, il famoso cloud seeding.
Poco dopo notò come in breve tempo appariva una nuvola dall'aspetto lattiginoso, formata da una miriade di cristalli di ghiaccio. Aveva ottenuto il seeding delle nuvole, l'inseminazione delle nubi. Poche settimane dopo, il suo assistente Vonnegut scoprì che lo ioduro d'argento (un sale con una struttura cristallina molto simile a quella del ghiaccio comune) era anche un efficace elemento nucleante.
I primi successi della tecnica del cloud seeding arrivarono con le prove in laboratorio. Poi si iniziò a fare sul serio, con i primi test in atmosfera, attraverso l’utilizzo di piccoli aerei, in grado di volare a quote non particolarmente elevate, fra le nubi.
I primi test negli Stati Uniti colpiti da una grave siccità
Dopo i buoni risultati provenienti dai laboratori, era arrivato il momento di mettere in pratica il tutto, direttamente in atmosfera. Attraverso dei piccoli aerei, che volavano all’interno di determinate nuvole di tipo cumuliforme, venivano disperse delle sostanze, in grado di far accrescere le nuvole.
Si scoprì presto che gli effetti risultanti duravano più a lungo con lo ioduro d'argento che con il ghiaccio secco. I promettenti risultati suscitarono l'interesse delle forze armate statunitensi, che hanno avviato il Progetto Cirrus, il cui obiettivo dichiarato era la modifica artificiale del tempo.
I primi dubbi dei meteorologi sull’efficacia della tecnica
L'entusiasmo iniziale, però, fu frenato dai meteorologi del Servizio meteorologico statunitense, che hanno messo in dubbio i meriti del metodo. I meteorologi statunitensi, fin da subito, misero’ in discussione il metodo, poiché mancavano le prove evidenti di una efficacia diretta.
Difatti, per capire se il metodo del cloud seeding fosse realmente efficace, bisognava avere lo stesso tipo di nuvole, senza disperdere lo ioduro d’argento, per capire se anche senza l'inseminazione artificiale queste erano in grado di produrre pioggia.
I limiti del cloud seeding
Nonostante lo sforzo profuso, nel tentativo di dimostrare che l'inseminazione delle nubi effettuata nelle diverse campagne aveva alterato il comportamento atmosferico in diverse regioni degli Stati Uniti, l'analisi dettagliata delle registrazioni meteorologiche non ha certificato un tale fatto.
Pensare che per far precipitare pioggia o neve o, al contrario, per inibire le precipitazioni (una grandinata, ad esempio, nel caso di una nuvola temporalesca) sia sufficiente che un piccolo aereo sorvoli l'ambiente circostante liberando ioduro d'argento, o fare lo stesso con un cannone o una batteria di razzi, da terra, è veramente ingenuo.
Questo perché le nuvole sono il frutto di complessi processi dinamici che avvengono nell'atmosfera, in continuo cambiamento, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto. E solo in determinate circostanti, favorevoli, la tecnica dell’inseminazione delle nuvole ha funzionato.
Ma ancora oggi nessuno può dimostrare che senza quell’intervento “artificiale” in quell’area non sarebbe caduta nemmeno una goccia di pioggia.
Ci sono ancora limitazioni tecniche per sapere in quale area di un ambiente nuvoloso e a che ora la semina può essere completata con successo. Insomma, senza l’aiutino dell’atmosfera, questa tecnica è improduttiva.
Cosa abbiamo imparato in questi 70 anni?
Sono passati più di 70 anni da quando Vincent J. Schaefer e Bernard Vonnegut hanno scoperto le capacità di nucleazione del ghiaccio rispettivamente delle nubi di neve di anidride carbonica e dello ioduro d'argento.
Da allora, sono stati fatti grandi progressi nelle tecniche di semina delle nuvole, ma la capacità di modificarle a piacimento e alterare le condizioni meteorologiche rimane molto limitata. Attualmente solo la Cina e gli Emirati Arabi Uniti stanno continuando ad investire sulla tecnica del cloud seeding.
Pensare di risolvere il problema della grave siccità che sta colpendo la Sicilia con il cloud seeding non aiuterebbe molto. Anzi, questo metodo ci insegna che senza le condizioni favorevoli atmosferiche, noi possiamo inseminare tutte le nuvole che vogliamo, ma nessuna di queste sarà in grado di produrre una sola goccia di pioggia.