Sull’asteroide Bennu sono stati trovati minuscoli cristalli di sali minerali

I campioni dell’asteroide Bennu sono di inestimabile valore e lo dimostrano per l’ennesima volta i risultati emersi dalla loro analisi: sono presenti tracce di sali minerali. Scopriamo insieme cosa vuole dire ciò.

Bennu
Sull'asteroide Bennu sono stati trovati sali minerali fondamentali per lo sviluppo della vita.

Da parecchio tempo gli astronomi di tutto il mondo provano un interesse particolare per gli asteroidi, in particolare per quelli near-Earth, la cui orbita è vicina a quella della Terra.

Questa attenzione in buona parte è dovuta alla loro potenziale pericolosità, in quanto le orbite di alcuni intersecano quella terrestre ed è quindi possibile una collisione, in parte perché ci forniscono importanti informazioni sulla storia dell’universo.

Arriviamo quindi all’asteroide Bennu, la cui denominazione ufficiale è 101955 Bennu, scoperto nel 1999 dal programma LINEAR (LIncoln Near-Earth Asteroid Research), un progetto di ricerca del MIT per l’individuazione sistematica dei NEO (Near-Earth Object) tramite un telescopio robotico.

Si tratta di un asteroide con una forma sferoidale di diametro di circa 500 metri approfonditamente osservato dal radiotelescopio di Arecibo e da quello di Goldstone e scelto nell’aprile 2013 come obiettivo della missione OSIRIS-Rex (Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, Security, Regolith Explorer) della NASA.

Perché l'asteroide Bennu è così interessante?

Questa missione spaziale è stata sviluppata per l’esplorazione degli asteroidi nell’ambito del Programma New Frontiers e ha come obiettivo principale raggiungere l’asteroide Bennu, raccogliere dei campioni di questo corpo e portarli sulla Terra per poter effettuare analisi dettagliate.

Questo traguardo è stato effettivamente raggiunto il 24 settembre 2023 quando i campioni sono giunti sul nostro pianeta e da lì si è aperta una nuova parte di questa ricerca: lo studio meticoloso di questi frammenti extra-terrestri.

È passato quindi poco più di un anno ma questi campioni stanno già regalando informazioni incredibili agli scienziati che li stanno analizzando.

Da allora infatti un team internazionale di scienziati ha studiato attentamente i circa 120 grammi di materiale raccolto da Bennu e i risultati sono stati pubblicati di recente in due articoli su Nature e Nature Astronomy.

Questi campioni sono importanti perché ci forniscono nuove informazioni sulla chimica del primo sistema solare, infatti gli asteroidi non sono altro che frammenti di corpi progenitori preesistenti risalenti alle prime fasi della storia del nostro sistema solare.

Successivamente questi sono stati distrutti da collisioni con altri oggetti e attualmente orbitano attorno al Sole e hanno forme, dimensioni e composizioni chimiche molto diverse tra loro.

L’asteroide Bennu era stato scelto come obiettivo della missione OSIRIS-Rex perché grazie alle osservazioni effettuate da remoto dalla Terra era stato identificato come asteroide di tipo B, ovvero un asteroide ricco di carbonio e minerali argillosi idratati. Questa tipologia di asteroide potrebbe avere caratteristiche simili al gruppo più primitivo di meteoriti precipitati sulla Terra, noti come condriti carbonacee.

Asteroidi
La scoperta potrebbe avere risvolti anche per quanto riguarda futuri studi su altri corpi del nostro sistema solare.

Tuttavia questi campioni, essendo stati raccolti direttamente dalla superficie di Bennu non sono stati in alcun modo alterati fisicamente o chimicamente dall’atmosfera terrestre e dalla sua biosfera, a differenza dei meteoriti che potremo trovare sulla Terra.

L’analisi di questi campioni potrebbe rispondere ad alcune delle domande fondamentali sull’evoluzione del sistema solare primordiale, sulla formazione dei pianeti e anche sugli ingredienti della vita.

Per evitare ogni tipo di contaminazione i frammenti di Bennu sono stati contenuti in una capsula sigillata, conservata e maneggiata all’interno di una enorme camera di vetro, dotata di guanti di gomma con cui gli scienziati potevano manipolare i campioni senza toccarli direttamente.

La camera era inoltre stata purificata con azoto per impedire l’ingresso di umidità e ossigeno proveniente dalla nostra atmosfera.

Detto ciò, analizzando le particelle di polvere di Bennu sono emersi minuscoli cristalli di sali minerali noti come silvite e alite, quest’ultima estremamente rara nei meteoriti e altamente solubile, può infatti degradarsi rapidamente se esposta all’aria o all’acqua.

Una scoperta con risvolti estremamente importanti

Sono stati trovati inoltre altri sali minerali, tra cui carbonati di sodio, fosfati, solfati e fluoruri, minerali che possono formarsi per evaporazione di salamoie in modo simile ai depositi che si formano nei laghi salati del nostro pianeta.

Aver trovato questi composti sui campioni di Bennu ha dei risvolti estremamente importanti. Infatti questi minerali sulla Terra agiscono da catalizzatori per la formazione di composti organici, come nucleobasi e nucleosidi, i mattoni prebiotici della biologia terrestre.

Un’indagine separata ha identificato anche una vasta gamma di composti organici tra cui 14 dei 20 amminoacidi coinvolti nei processi biologici terrestri, oltre a diversi amminoacidi assenti nella biologia conosciuta, ammoniaca e tutte e 5 le nucleobasi presenti nell’RNA e nel DNA.

È bene comunque precisare che su Bennu non è stata rilevata alcuna forma di vita ma ciò che è stato scoperto potrebbe fornire importanti informazioni su ciò che accade su corpi ghiacciati lontani nel nostro sistema solare, come Encelado (la luna di Saturno) o il pianeta nano Cerere.

Infatti questi corpi possiedono infatti oceani sotterranei di acqua salata che forse potrebbero ospitare forme di vita.