Spazzatura spaziale: cos’è e perché è importante riuscire a gestirla
Diventa sempre più importante parlare di sostenibilità, oramai anche di quella spaziale perché attorno al nostro pianeta orbitano centinaia di milioni di detriti spaziali potenzialmente pericolosi.
Da quando ha avuto inizio l’esplorazione dello spazio nel 1957, con il lancio del satellite sovietico Sputnik 1, ad oggi la quantità di detriti spaziali in orbita attorno alla Terra è aumentata in maniera vertiginosa, soprattutto negli ultimi decenni.
Ma che cos'è un detrito spaziale?
Si definisce detrito spaziale o spazzatura spaziale tutto ciò che orbita attorno al nostro pianeta di origine antropica, ovvero creato dall’uomo, che però ha ormai terminato il suo ciclo di vita e non ha più un’utilità per l’uomo.
In oltre 60 anni di missioni spaziali sono stati lanciati in orbita una moltitudine di oggetti: razzi, sonde, satelliti, rifiuti derivati dalle missioni, e una buona parte di questi a distanza di anni continua a galleggiare nello spazio.
Qual è il detrito spaziale più longevo?
Pensate che il più antico manufatto umano ancora in orbita è il Vanguard 1 lanciato dagli Stati Uniti d’America nel 1958, che il 17 marzo 2008 ha compiuto 50 anni nello spazio.
L’aumento di questa spazzatura spaziale sta diventando un problema sempre più grande principalmente per due motivi:
Il primo è il rientro incontrollato di questi rifiuti sulla Terra che, seppur statisticamente improbabile perché si tratta di frammenti in generale molto piccoli, che quindi bruciano in atmosfera senza raggiungere il suolo, e perché la popolazione umana vive concentrata su una piccola parte della superficie terrestre, ha comunque già causato incidenti in cui sono rimaste ferite alcune persone.
Il secondo è la possibilità di avere incidenti spaziali in cui questi rottami, alcuni come già detto di dimensioni molto ridotte, ma che girovagano in maniera incontrollata e velocissima, vadano ad urtare con satelliti ancora in uso o anche con la Stazione Spaziale Internazionale creando danni significativi e producendo ulteriori rifiuti spaziali.
La sindrome Kessler
Pensate che nel 1978 un consulente della Nasa, Donald J. Kessler ha proposto uno scenario, la cosiddetta sindrome Kessler, nel quale il volume di detriti spaziali in orbita bassa intorno alla Terra sarebbe presto diventato così elevato da provocare una serie di reazioni a catena generate da collisioni multiple tra i detriti che potrebbero addirittura intrappolare il nostro pianeta rendendo impossibili ulteriori missioni spaziali e anche il semplice funzionamento delle comunicazioni satellitari.
A distanza di oltre 40 anni questa teoria sembra sempre più probabile ed ecco perché è fondamentale non solo cercare di inquinare il meno possibile lo spazio che ci circonda, ma se possibile ripulirlo.
Per questo motivo negli ultimi anni sono state ideate numerose missioni con l’intento di mitigare la situazione attuale, per esempio recuperando i satelliti in orbita alla fine della loro vita operativa per riportarli sulla Terra in maniera controllata.
Una di queste è la missione britannica CLEAR, il cui lancio è previsto per il 2025-2026, progettata per rimuovere due grandi pezzi di spazzatura spaziale dall’orbita terrestre catturandoli con una grande presa ad artiglio.