Sono passati 50 anni dall'eccezionale scoperta di Lucy, uno dei più preziosi reperti fossili umani mai ritrovati

50 anni fa, alla fine di novembre del 1974, venne fatto un eccezionale ritrovamento in Etiopia: il rinvenimento dei resti di Lucy, una giovane Australopithecus vissuta più di 3 milioni di anni fa. Le cose da sapere e gli articoli per approfondire.

Ricostruzione dello scheletro di "Lucy", esposta presso il Museo nazionale di storia naturale di Francia, a Parigi (fonte: commons.wikimedia.org)

In una mattinata di fine novembre del 1974, esattamente 50 anni fa, avveniva in Etiopia il ritrovamento di uno dei più preziosi reperti fossili umani mai trovati in precedenza. Nella depressione di Afar, in Etiopia, il paleontropologo americano Donald Johanson, insieme allo studente studente Tom Gray, si imbattè in centinaia di frammenti di ossa fossili. Si trattava di parte dello scheletro di un esemplare femmina di ominide, vissuto più di 3 milioni di anni fa.

Il ritrovamento eccezionale diventò in poco tempo leggenda. Già nelle ore successive alla scoperta il gruppo di lavoro festeggiò sulle note di una canzone dei Beatles che era appena uscita, Lucy in the Sky with Diamonds, e da lì nacque il nome di Lucy.

"Non più soltanto un eccezionale scheletro risalente a 3,2 milioni di anni fa, ma una personalità pubblica destinata a diventare l’ambasciatrice per eccellenza della scienza delle nostre origini", scrivono Andra Meneganzin e Francesco Suman su "Le Scienze", nel numero speciale dedicato ai 50 anni da quella scoperta.

Lucy, un ritrovamento eccezionale

Lucy, vissuta 3,18 milioni di anni fa, è stata la prima rappresentante della specie Australopithecus afarensis ad essere scoperta, ed all'epoca era la prima antenata diretta del genere Homo ad essere stata rinvenuta. Gli studi sulle sue ossa non si sono mai interrotti, ma questo ominide ha ancora molti segreti da raccontare.

Lucy, che in in amarico è nota come Dinqinesh, che significa "Tu sei meravigliosa", è un esemplare di ominide femmina dell'età apparente di 18 anni. Apparteneva ad una specie di Australopitecus vissuta circa 3,2 milioni di anni fa, denominata Australopithecus afarensis.

"La scoperta di Lucy - ha detto all'ANSA l'antropologo Jacopo Moggi Cecchi, professore all'Università di Firenze - ha completamente rivoluzionato le conoscenze e le prospettive sull'evoluzione umana, spostando indietro di 1 milione di anni il momento nel quale si pensava avesse avuto origine la famiglia umana e infrangendo per la prima volta la barriera temporale dei 3 milioni di anni".

Nuova luce sulla storia umana

Al momento del suo ritrovamento Lucy fu insignita del titolo di prima antenata diretta del genere Homo, ma nel corso del tempo il suo posto all'interno della famiglia umana è cambiato.

Sono infatti emerse altre specie di ominidi che abitavano l'Africa nello stesso arco di tempo nel quale è vissuta Lucy. Molte di queste si estinsero ben prima della comparsa del genere Homo.

In questi 50 anni abbiamo scoperto che il nostro passato non è schematizzabile con una progressione lineare, ma che il modo per rappresentarlo è un intricato albero fatto di tanti rami, molti dei quali si interrompono molto tempo fa.

Oltre alla posizione di Lucy tra gli ominidi, 50 anni di ricerche hanno pian piano fatto luce sulla sua figura, a cominciare dal fatto che camminava in posizione eretta.

Diversi studi indicano poi che le sue mani, come quelle di altri membri del genere Australopithecus, erano probabilmente in grado di costruire e maneggiare strumenti.

Lucy nell'immaginario collettivo

Lucy è ormai entrata nell'immaginario collettivo, come dimostra l'enorme successo che ha avuto la mostra itinerante a lei dedicata dal 2007 al 2013. I resti di Lucy si possono visitare presso il Museo Nazionale etiope di Addis-Abeba.

Riferimenti per approfondire:

Le Scienze -Cinquant'anni di Lucy, molto più che uno scheletro

ANSA - Lucy, ancora tanti segreti a 50 anni dalla sua scoperta