Scoperti altri tre vulcani sottomarini sul Canale di Sicilia, non lontano dall'Isola Ferdinandea
L’area di mare del Canale di Sicilia, fra l’omonima Isola e la costa africana, è costituita da vari vulcani, alcuni anche ben conosciuti in tempi storici recenti. I vulcani del Canale di Sicilia comprendono le isole di Pantelleria e Linosa su cui non ci sono attività vulcaniche da migliaia di anni.
Ha suscitato grande interesse la scoperta, da parte di un gruppo di ricercatori internazionali, di tre grandi vulcani sottomarini nel Canale di Sicilia. L’importante spedizione scientifica è stata coordinata dall'Università di Malta e dall'Istituto nazionale di Ogs (Oceanografia e di Geofisica Sperimentale) di Trieste.
I vulcani misurano almeno sei chilometri di larghezza e si elevano per oltre 150 metri sul fondo mare, nell'area tra Mazara del Vallo e Sciacca. È stato inoltre individuato il relitto di una nave lunga 100 metri e larga 17 metri.
L’importante scoperta
Dopo mesi di ricerche approfondite gli scienziati sono rimasti sorpresi nell’aver individuato queste tre nuove strutture vulcaniche, sotto la superficie del mare.
Oltre ai nuovi vulcani, sul fondo del Canale di Sicilia i ricercatori sono riusciti a individuare pure il relitto di una nave di 100 metri di lunghezza e 17 metri di larghezza, ad una profondità di circa 110 metri, su un Banco ancora senza nome, localizzato a metà strada tra l'isola vulcanica di Linosa e la costa della Sicilia.
Nei prossimi mesi nuove spedizioni
Nei prossimi mesi verrà effettuata un'analisi di laboratorio dei campioni di rocce prelevati durante la spedizione, tra cui lave e depositi piroclastici, ovvero materiale vulcanico depositato sul fondale. Questo permetterà di acquisire informazioni sulla datazione dei vulcani e sulle specifiche proprietà del magma.
Le informazioni raccolte rivestiranno un ruolo importante nell'analisi della storia geologica di una delle aree più articolate del Mediterraneo centrale, che presenta una topografia del fondo molto complessa.
"Questi dati saranno fondamentali per ricostruire la storia geologica di una delle regioni più complesse del Mediterraneo centrale", ha commentato Giulia Matilde Ferrante, ricercatrice della Sezione di Geofisica dell'Ogs. "Qui a partire da circa 4-5 milioni di anni fa, si è sviluppato un sistema di profonde fosse legate a processi tettonici di tipo estensionale, che tecnicamente chiamiamo rift, che non hanno portato però alla formazione di crosta oceanica".
Per l'esplorazione dei fondali marini, sono state utilizzate delle strumentazioni avanzate: un sistema ecoscandaglio Multibeam, per creare una rappresentazione dettagliata e precisa della morfologia sottomarina e un magnetometro, per individuare le strutture vulcaniche sottomarine.
I vulcani conosciuti del Canale di Sicilia
L’area di mare del Canale di Sicilia, fra l’omonima Isola e la costa africana, è costituita da vari vulcani, alcuni anche ben conosciuti in tempi storici recenti. I vulcani del Canale di Sicilia comprendono le isole di Pantelleria e Linosa su cui non ci sono attività vulcaniche da migliaia di anni.
Ma l’area continua ad essere attiva per la presenza di numerosi vulcani sottomarini che hanno causato sporadiche eruzioni nel 1831 e nel 1891 al largo di Pantelleria. L’eruzione del 1831 portò all’emersione dell’isola Ferdinandea che scomparve pochi mesi dopo demolita dalla forza delle onde.
L’eruzione che diede vita alla Ferdinandea durò sei settimane, e alla fine generò un cono vulcanico alto circa 65 metri sopra il livello del mare e largo circa 300 metri, con un perimetro di quasi 1 chilometro.
La piccola isoletta, essendo costituita da materiale vulcanico poco coerente, in meno di sei mesi venne erosa dall’imponente moto ondoso del Canale di Sicilia e da una serie di frane sottomarine.