Maremoto, coste italiane a rischio? Gli tsunami del passato
Anche il Mediterraneo è esposto al rischio maremoto, anche se gli tsunami non sono così frequenti e devastanti come nel Pacifico o nell'Oceano Indiano. Conoscere gli eventi del passato ci aiuta però a migliorare la nostra preparazione per i possibili eventi futuri.
In Italia c'è un rischio maremoto? Sì, esiste un rischio tsunami nel Mediterraneo ed il 5 novembre, Giornata mondiale della consapevolezza sul maremoto ( World Tsunami Awareness Day), è' l'occasione per informarsi su questo tema. Uno dei modi per conoscere cosa può succedere nel futuro è andare a vedere cos'è accaduto nel passato. Negli ultimi mille anni lungo le coste italiane sono stati documentati numerosi maremoti, alcuni dei quali sono stati distruttivi.
Tsunami in Italia negli ultimi mille anni
Le aree costiere più colpite, secondo le testimonianze di cui disponiamo, sono state quelle della Sicilia orientale, della Calabria, della Puglia e dell’arcipelago delle Isole Eolie. C'è da dire che i maremoti più distruttivi del pianeta non avvengono nel Mediterraneo, e sono localizzati in altre del mondo, ad esempio nel Pacifico e nell'Oceano Indiano (basti pensare ai devastanti effetti del maremoto dell'11 marzo 2011 in Giappone, o a quello del 26 dicembre 2004 in Indonesia).
Sono necessari terremoti molto potenti per causare un maremoto, e masse d'acqua enormi, e queste condizioni non si trovano nel Mediterraneo, che è quindi meno soggetto a questi fenomeni rispetto al Pacifico o all'Oceano Indiano. Maremoti pericolosi sono comunque possibili e, come ci insegna la storia, sono possibili tsunami causati da frane sottomarine. Queste hanno un forte potenziale tsunamigenico (cioè, possono causare onde di maremoto). Queste frane possono essere causate dall'attività vulcanica di vulcani sottomarini (come il Marsili, situato sui fondali del mar Tirreno), o dall'attività esterna, come nel caso dello Stromboli, o causate da eventi sismici che fanno franare in mare versanti montuosi.
Le aree del Mediterraneo più esposte
Secondo uno studio di ricercatori europei effettuato negli anni scorsi, le coste del Mediterraneo più esposte al rischio tsunami sono quelle della Grecia e quelle dell’Italia, specialmente quelle calabro- siciliane, che proprio nel passato sono state quelle maggiormente colpite. Sono esposti al rischio anche i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente che si affacciano sul Mediterraneo, oltre alle coste del Portogallo e della Spagna meridionale, sia quelle atlantiche (basti ricordare gli effetti del "terremoto di Lisbona" del 1755) che quelle mediterranee (l'area del Mare di Alboran).
Vesuvio 79 d.C.
Il maremoto italiano più antico di cui si ha notizia è associato all'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che distrusse Pompei ed Ercolano. Fu ancora una volta Plinio il Giovane a lasciare una importante testimonianza scritta: Plinio riporta la notizia che il secondo giorno dell’eruzione un forte ritiro del mare nel golfo di Napoli lasciò in secca molti pesci sulla spiaggia.
Calabria, 6 febbraio 1783
Il 6 febbraio del 1783 uno tsunami colpì le coste della Calabria: un forte terremoto causò una grossa frana su un versante del Monte Campalla, lungo la costa calabra tirrenica, nel territorio di Scilla (Reggio Calabria). Gli abitanti di Scilla erano scappati in riva al mare a seguito del violento terremoto, e furono investiti dall’onda: ci furono circa 1500 morti.
Il maremoto del 28 dicembre 1908
Il maremoto più disastroso degli ultimi mille anni sulle coste italiane è quello del 28 dicembre 1908: a seguito del terremoto nello Stretto di Messina (magnitudo 7.1), che devastò Messina e Reggio Calabria causando oltre 80.000 morti, le coste della Sicilia orientale e della Calabria furono raggiunte da onde di tsunami con un’altezza massima di oltre 13 metri. I danni furono enormi, tantissime le vittime. Il maremoto amplificò fortemente gli effetti del terremoto che l’aveva preceduto di pochi minuti.
Il maremoto di Stromboli del 30 dicembre 2002
Il 30 dicembre 2002 la fascia costiera dell'Isola di Stromboli venne investita da una serie di onde di maremoto, la cui altezza massima fu di 10 metri. Onde di quasi 10 metri vennero registrate nel settore nordorientale dell’isola, lungo le spiagge di Piscità e Ficogrande, dove il maremoto causò l’inondazione della costa e delle parti più basse del villaggio di Stromboli, causando danni alle abitazioni.
Lo tsunami venne causato da una serie di frane che avvennero lungo uno dei fianchi del vulcano e che seguirono un episodio eruttivo particolarmente violento, iniziato il 28 dicembre. Ci furono almeno due frane distruttive, una delle quali sottomarina, lungo il ripido versante della Sciara del Fuoco. Il volume delle frane è stato stimato in oltre dieci milioni di metri cubi.
Altri tsunami nel Mediterraneo
Uno dei maremoti più distruttivi avvenuti nel Mediterraneo si verificò nel 1303, nel mar Egeo. Un forte terremoto verificatosi al largo di Creta generò enormi onde che oltre a colpire l’isola greca investirono le coste del Medio Oriente causando gravi danni. Un altro fra i maremoti più distruttivi avvenuti nell’area europea fu quello che nel 1755 colpì le coste atlantiche del Portogallo e della Spagna del sud, devastando la città di Lisbona e causando decine di migliaia di morti. A produrlo fu un violento terremoto verificatosi nell’Oceano Atlantico.
Più recentemente altri maremoti, sebbene di più modesta entità, hanno colpito le coste greche (nel 1956 al largo dell’isola di Amorgos) e quelle dell’Algeria (nel 2003), facendo danni ma per fortuna poche vittime. Un anno fa, il 30 ottobre del 2020, un forte terremoto nel Mar Egeo ha causato un maremoto che ha causato danni in alcune aree costiere di Turchia e Grecia.