Quella notte del 9 luglio 1962: quando l'uomo creò l'aurora boreale sopra il Pacifico
La missione, denominata Starfish Prime, aveva il compito di raccogliere dati in merito alle conseguenze di una potente esplosione nucleare nella parte più alta dell’atmosfera terrestre. Ma qualcosa quella notte andò storto.
La notte del 9 luglio 1962 fu una notte molto particolare. All’improvviso, in tutta l’area del Pacifico, fu osservato un incredibile bagliore rosso, una autentica aurora boreale che colse di sorpresa la popolazione delle Hawaii, e non solo.
Vedere l’aurora boreale alla latitudine delle Hawaii è davvero rarissimo, per non dire impossibile. Eppure quella notte quell’incredibile aurora fu prodotta dallo scoppio, a 400 km di altezza, di una potente bomba termonucleare. Un test delle forze nucleari dell’esercito statunitense, che ebbe però degli imprevisti.
Il test sopra i cieli dell’atollo Johnston
L’Atollo Johnston, nell’oceano Pacifico, 1450 km a sudovest delle Hawaii, è un pezzettino di terra emersa. Classificato come “territorio non incorporato degli Stati Uniti”, è infatti amministrato dal governo americano attraverso il Servizio della pesca e della fauna selvatica degli Stati Uniti.
Quel 9 luglio del 1962 dalla base di lancio posta sull’atollo decollò un razzo con a bordo un ordigno termonucleare ad idrogeno denominato W49. Dopo 13 minuti e 41 secondi dal lancio, alle 9:00:09 UTC (corrispondenti alle 23:00:09 dell’8 Luglio 1962 secondo l’ora di Honolulu) l’ordigno venne fatto esplodere ad un’altezza di circa 400 km per effettuare un test.
La missione, denominata Starfish Prime, aveva il compito di raccogliere dati in merito alle conseguenze di una potente esplosione nucleare nella parte più alta dell’atmosfera terrestre. Ma qualcosa quella notte andò storto.
L’effetto collaterale imprevisto
L’esplosione provocò un impulso elettromagnetico molto più intenso di quanto atteso, tanto da mandare fuori scala molti strumenti, senza ottenere alcun risultato.
Tutte le comunicazioni radio nell’area si interruppero, mentre le Hawaii rimasero al buio, con un gigantesco blackout durato tutta la notte. L’impulso elettromagnetico, inoltre, provocò anche l’interruzione della linea telefonica.
L’incredibile aurora boreale prodotta dall’esplosione
La gigantesca esplosione contribuì a ionizzare tutta la parte alta dell’atmosfera terrestre sopra al Pacifico, con conseguenti cambiamenti del campo magnetico terrestre, che è poi tornò sui valori normali, con l’attenuarsi della ionizzazione.
Il risultato fa davvero sorprendente: si creò una imponente aurora boreale che fu osservata in tutta l’area del Pacifico, fino alla Nuova Zelanda e ad alcuni territori insulari del Pacifico meridionale, appartenenti all’Oceania.
Le forti radiazioni prodotte dall’esplosione nucleare hanno innescato una vera e propria tempesta geomagnetica artificiale, estesa a tutta l’area del Pacifico, dalle Hawaii fino alla Nuova Zelanda.
Dalle testimonianze locali i bagliori durarono ben 4 ore, furono osservati da decine di migliaia di persone, incluso chi in quella notte navigava sul Pacifico centrale.
L’effetto sui satelliti in volo
Ma i danni causati dall’esperimento nucleare non si limitarono all’interruzione delle comunicazioni radio e ai danni alle reti elettriche delle Hawaii. L’esplosione causò il danneggiamento di tutti i satelliti in orbita all’epoca, compresa la prima missione britannica, l’Ariel-1, e il satellite americano per le comunicazioni Telstar-1.
Durante le tempeste geomagnetiche di origine solare, l’energia introdotta nell’ambiente circumterrestre porta ad un riscaldamento della parte alta dell’atmosfera che si espande, aumentando l’attrito al volo dei satelliti.
In questo caso ad abbattere i satelliti fu uno sciame di elettroni ad altissima energia generati dall’esplosione e da essa disseminati nella magnetosfera terrestre.
Tali particelle hanno bersagliato i satelliti danneggiando tutte le componenti elettroniche, in particolare i pannelli solari, necessari per la ricarica delle batterie che forniscono energia al satellite.
Non solo, ma questi elettroni fortemente accelerati e intrappolati nella magnetosfera terrestre rimasero qui per anni, danneggiando inesorabilmente tutti i satelliti in orbita a quell’epoca.