Primavera con sorpresa, arriva il freddo con gelate tardive. Cos’è la brina e come si prevede?

Brinate e gelate non sono la stessa cosa, ecco quali differenze ci sono fra i due fenomeni e le condizioni che le favoriscono. Perché coi cambiamenti climatici aumenta il rischio di gelate tardive?

Dopo una seconda parte dell’inverno mite, ancora una volta il freddo primaverile bussa alle porte. Ci aspetta una terza settimana di marzo 2025 con temperature in sensibile diminuzione, le minime scenderanno sotto zero al nord e conche del centro, con punte anche di -2,-4°C. Rimandiamo alle nostre mappe meteo basate sul preciso modello ECMWF e ai previsionali il dettaglio.

Vediamo ora invece di approfondire gelate e brinate, le condizioni che le provocano e qualche cenno su come prevenirle.

La differenza fra gelate e brinate

Gelate e brinate non sono la stessa cosa, ma spesso sono confuse. La gelata avviene quando la temperatura scende sotto zero, e l’acqua presente in superfici, ma anche all’interno di tubi, condotte e la parte contenuta in fiori o piante, congela. La brina avviene per sublimazione del vapor acqueo presente in atmosfera, che forma cristalli di ghiaccio su superficie fredde.

Nella terza settimana di marzo 2025 il modello ECMWF stima valori sui -3°C in pianura Padana, con aria abbastanza secca. Probabile dunque la formazione di brina, vicino al suolo la temperatura in queste condizioni può arrivare anche a -5°C.

E’ importante sapere che la brina non si forma in ogni caso in cui il termometro scende sotto zero, la gelata potenzialmente si.

La brina entro certi limiti può avere perfino un effetto protettivo per le piante

E spesso sono proprio le gelate secche, senza ghiaccio visibile, le più insidiose per l’agricoltura e orto, soprattutto quelle tardive. La brina infatti entro certi limiti può avere perfino un effetto protettivo per le piante.

Come si forma la brina

La brina si forma quando il vapore acqueo presente nell'aria passa direttamente a forma solida (sublimazione o brinamento) a contatto con superfici molto fredde, senza passare per lo stato liquido. In genere si forma su superficie piane, soprattutto erbose o coltivate, ma anche su superfici metalliche come le auto o le ali di aerei, e su tratti di strade.

Nel dettaglio, in notti serene e con calma di vento, il suolo si raffredda molto più intensamente degli strati superficiali dell’atmosfera. La temperatura ad uso sinottico viene misurata per standard a 2 m dal suolo, ma in queste condizioni a 10 cm si possono riscontrare differenze notevoli, con valori molto più bassi. Misure hanno mostrato casi di +3°C a 2 metri e valori di -2°C a 10 cm.

Se la temperatura resta sopra zero, si può formare la rugiada, se va sotto zero la brina, che, sottolineiamo nuovamente, proviene dal vapore contenuto in atmosfera. La brina insomma non è rugiada che congela.

Come detto occorre calma di vento, e l’aria deve essere sufficientemente umida, ma non satura. Aria umida si, ma al punto giusto: oltre che non satura non deve essere nemmeno troppo secco, condizione che non favorisce la brina ma può indurre le insidiose gelate secche.

La brina può assumere forme spettacolari, creando ricami di cristalli di ghiaccio ad esempio simili a piume o aghi.

Con aria satura è diffile che si formi brina, se la temperatura è sotto zero con presenza di nebbia quello che si deposita al suolo e su piante e strutture non è brina ma galaverna.

Tipi di gelate e previsione

Esistono vari tipi di condizioni meteo che possono portare a gelate o brinate, sia invernali che tardive. Ed è quando dalle mappe si individuano queste condizioni che il meteorologo cita nelle previsioni il rischio di gelo o brina.

Le gelate da irraggiamento sono le più frequenti e classiche di condizioni anticicloniche. Si verificano in notti serene e con vento assente o molto debole, una lieve quasi impercettibile ventilazione può perfino favorire il processo. Il terreno in queste condizioni perde velocemente calore, l’aria al suo contatto immediato si raffredda e se la temperatura scende sotto zero si possono avere le gelate o a seconda delle condizioni la formazione di brina. Sono frequenti soprattutto in pianure, valli chiuse e conche, e su altipiani.

L’altro tipo di gelata è quella da avvezione, che avviene quando affluisce aria molto fredda, abbassando sensibilmente le temperature in vasti territori e a tutte le quote. La gelata può così avvenire anche a cielo coperto o con vento. Sono più comuni in inverno e causano gelate intense, diffuse e durature.

Spesso, come nei prossimi giorni, le gelate tardive avvengono dopo avvezioni di aria fredda, quando si stabilisce un anticiclone, rasserena, cessa il vento ma la massa d’aria in gioco resta fredda.

Gelate tardive e cambiamenti climatici

Fino a qualche anno fa, una gelata a fine marzo non era considerata tardiva, ed erano piuttosto frequenti senza che causassero danni importanti all’agricoltura. Gli inverni infatti erano rigidi e lunghi e ancora la vegetazione non era in fase fenologica avanzata in questo periodo.

Ora con gli inverni più miti sono frequenti le germogliature precoci e perfino fioriture esponendo le colture a maggior danno. Così, come del resto annunciato fin dai primi rapporti IPCC, aumentano i danni indotti dalle gelate primaverili.

La primavera, stagione di transizione, nonostante il riscaldamento planetario vede infatti ancora oggi vistosi sbalzi termici.

Studi climatologici dimostrano che le gelate tardive si stanno intensificando, come dimostrato dai recenti eventi di aprile 2017 e 2021. Sembra un paradosso ma nonostante il riscaldamento globale, il rischio di brusche ondate di gelo in primavera sta aumentando.

Come proteggere le colture? Dedicheremo presto a questo tema con un apposito approfondimento.