Possiamo fermare gli uragani?
Le tecniche per attenuare per impedire la formazione degli uragani non sono una novità, ma bombardarli con armi nucleari sarebbe inutile e dannoso. Ecco perché.
Ha fatto scalpore la notizia secondo cui il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump avrebbe proposto di fermare gli uragani bombardandoli con armi atomiche. Affermazione poi da lui smentita, ma vero o no che sia questa folle ipotesi, possiamo evitare la formazione degli uragani per non subirne i conseguenti danni?
La sfida della modificazione del tempo con tecnologie o metodi vari, diretti o indiretti, è di lunga data.
Un uragano come una bomba H ogni 20 minuti
La NOAA, agenzia dell’atmosfera e dell’oceano degli stati Uniti da cui dipendono il Servizio Meteorologico (NWS) e il Centro degli uragani di Maimi (NHC) già prima delle notizie di questi giorni si è presa cura di analizzare le tecniche per impedire o attenuare gli uragani.
L’uso di armi atomiche in particolare non è una soluzione, oltre che per ovvie ragioni ambientali, semplicemente perché gli uragani stessi sono molto più potenti, quanto a energia sprigionata, di decine o centinaia di armi atomiche.
Basti pensare che l’energia in gioco in un uragano corrisponde a circa quella di una bomba all’idrogeno da 10 megatoni esplosa ogni 20 minuti. Occorrerebbero quindi decine di bombe H simili alle più potenti mai sperimentate dall’uomo.
Non è nemmeno ipotizzabile bombardare i primi segni di formazione di un uragano, in quanto solo 5 onde tropicali su 80 diventano poi, a giorni di distanza e quindi poco prevedibili, tempesta tropicale o uragano.
Peraltro, anche se bastassero poche atomiche, gli alisei porterebbero il fallout radioattivo in fretta sulle isole caraibiche e sugli stessi Stati Uniti, senza considerare gli impatti climatici delle atomiche stesse, tanto che ai tempi della guerra fredda si parlava del rischio di inverno nucleare.
Progetti di lotta gli uragani
Il progetto STORMFURY si è svolto fra gli anni 1960 e gli anni 1980: questo progetto prevedeva l’uso di una tecnica di inseminazione delle nubi con sali come lo ioduro d’argento. Questi sali igroscopici fungono da nucleo di condensazione per le gocce sovrafuse presenti nelle nubi così da poterne, in teoria, facilitare la formazione di precipitazioni.
Sono metodi sperimentati sia per stimolare la pioggia, previa presenza comunque di nubi, sia per attenuare gli effetti di temporali e appunto tempeste. In un primo tempo, negli anni 1960, i risultati sembravano promettenti, poi gli scienziati si resero conto che i risultati positivi dedotti dagli esperimenti derivavano dall'incapacità di discriminare tra i risultati attesi dell'intervento umano e il comportamento naturale degli uragani.
In particolare, un po’ come i temporali delle nostre latitudini, gli uragani contengono troppo ghiaccio naturale nelle nubi e troppo poca acqua super raffreddata.
Progetti anti-uragani
Altri progetti di modificazione del tempo in chiave anti uragani presero in considerazione il raffreddamento dell'oceano con materiale criogenico o iceberg, il ritardo dell'evaporazione superficiale con l’uso di sostanze oleose o film sottili sul mare, la modifica del calore dal mare mediante assorbimento della luce solare con il nero di carbonio.
Si prese in considerazione un altro tipo di uso di bombe all'idrogeno, iniettando aria al centro dell’uragano con un enorme tubo manovrabile per aumentare la pressione centrale e soffiando via la tempesta dalla terra con mulini a vento.
Tutti questi progetti si rivelarono fallimentari o irrealizzabili, tanto che gli stessi USA sono stati più volte colpiti da uragani catastrofici.
Il cambiamento climatico influisce sugli uragani?
Da riflettere che, se da un lato l’uomo non è in grado di impedire gli uragani, per opposto i cambiamenti climatici hanno impatti, anche se non chiari, sugli uragani. Non vi sono evidenze di aumento di numero e frequenza degli uragani, ma iniziano ad emergere prove che coi mari resi più caldi dal riscaldamento globale, alcuni uragani recenti si sono presentati più intensi di quanto sarebbero stati senza crisi climatica.
Gli uragani comunque sono ben prevedibili nella loro traiettoria, per cui si possono mettere in atto le precauzioni per limitare anzitutto le perdite umane e quindi i danni.
Insomma, anche per gli uragani vale la frase gestire l'inevitabile, evitare l'ingestibile, pronunciata dalla ex Segretaria Esecutiva UNFCCC Cristiana Figueres con l’approvazione dell’Accordo di Parigi sul clima.