Nella Via Lattea c’è una zona in cui stranamente si formano poche stelle. Come mai?
Proprio pochi giorni fa è stato pubblicato su “The Astrophysical Journal” un recentissimo studio che tratta e cerca di dare una spiegazione su un aspetto che potremo definire strano, di una zona della nostra galassia.
Infatti al centro della Via Lattea è presente una zona di cui sappiamo ancora poco. Si tratta di una nube di gas molto opaca che è stata soprannominata “The Brick”, ovvero Il Mattone.
Grazie alle immagini ad alta risoluzione del telescopio spaziale James Webb e alla sua camera ad infrarossi NirCam (Near Infrared Camera) un gruppo di ricerca dell’Università della Florida è riuscito a scoprire che all’interno di questa nube di gas sono presenti elevate quantità di monossido di carbonio (CO) allo stato solido.
Questo strumento è in grado di osservare l’intensa retroilluminazione da parte delle stelle e dei gas caldi.
Grazie a Webb abbiamo ottenuto tantissimi dati
Fino a questo momento si era solo immaginato il contenuto di monossido di carbonio e non si pensava fosse presente in grandi quantità, anche perché in questa regione la produzione di stelle è abbastanza bassa.
Infatti dalle teorie sulla formazione delle stelle sappiamo che queste ultime si formano in ambienti in cui il gas è freddo e ci sono abbondanti quantità di ghiaccio di monossido di carbonio.
Il fatto è che questa nube di gas molto denso è sì fredda ma non abbastanza. La temperatura di The Brick è più alta rispetto a quella di altre nubi simili che producono un elevato numero di stelle.
Ma come mai siamo così interessati a queste misure?
Capire quello che succede ed è successo nella nostra galassia ci permette di capire cosa è successo nel nostro sistema solare, perché anche nello spazio vicino a noi ci sono ancora segreti che cerchiamo di scoprire anche analizzando sistemi simili.
Quello che sappiamo sul nostro sistema planetario è che molto probabilmente ha avuto origine grazie alla combinazione di ghiaccio su piccoli gradi di polvere, che poi si sono ricombinati per formare i pianeti, i satelliti, le comete e gli altri corpi celesti.
Ovviamente questo studio rappresenta il punto di inizio di questo nuovo filone di ricerca. Infatti grazie alle immagini del James Webb Telescope possiamo analizzare non solo le quantità di CO ma anche di acqua, anidride carbonica e altre molecole anche più complesse.
Seguiranno quindi ulteriori ricerche a riguardo, quello che però sembra evidente è che le teorie di formazione stellare attualmente utilizzate non riescono a delineare in maniera precisa l’anomalo comportamento di questa nube di gas.