Lo spazio profondo è scuro, ma quanto? Ce lo dice la sonda New Horizons

Grazie ai dati raccolti dalla sonda New Horizons un gruppo di ricercatori ha cercare di valutare quanto effettivamente sia scuro e privo di luce visibile lo spazio profondo. I risultati sono stati pubblicati recentemente.

Buio Spazio Profondo
Quanto è buio l'universo? Se ci trovassimo nello spazio profondo come ci apparirebbe?

Osservando il cielo durante la notte chissà a quanti di voi è sorta la domanda “ma quanto è scuro e buio lo spazio profondo?”. Questa stessa domanda non è usuale solo tra gli appassionati di astronomia ma anche tra chi ha fatto dello spazio il suo lavoro.

Negli anni infatti tantissimi astronomi hanno cercato di misurare e dare un valore effettivo all’oscurità dello spazio e proprio qualche giorno fa è stato pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal un lavoro proprio su questo argomento.

Finalmente la risposta ad una domanda antichissima

I ricercatori che hanno prodotto questo studio sono infatti andati ad analizzare il fondo ottico cosmico (COB, Cosmic Optical Background), detto anche fondo di luce visibile, che altro non è che la frazione misurata alle lunghezze d’onda del visibile di tutta la luce emessa da sorgenti oltre la Via Lattea nel corso della storia dell’universo.

Per portare avanti la loro ricerca gli scienziati si sono serviti dei dati raccolti dalla sonda spaziale della NASA, New Horizons. Questa sonda infatti è stata sviluppata per l’esplorazione di Plutone e del suo satellite Caronte e attualmente si trova nelle zone esterne del Sistema Solare, a ben 7,3 miliardi di chilometri dalla Terra, ovvero ad una distanza tale da non subire la contaminazione della luce dovuta al Sole e alla polvere del nostro Sistema Solare.

Spazio Profondo
Secondo questo nuovo studio le uniche fonti di luce nel visibile sono quelle già note: stelle, galassie e luce diffusa.

In precedenza, per misurare il fondo ottico cosmico, erano stati usati anche il telescopio spaziale Hubble (HST, Hubble Space Telescope) e il telescopio spaziale James Webb (JWST, James Webb Space Telescope), anch’essi dell’Agenzia Spaziale Statunitense. Tuttavia questi tentativi, così come altri, sono stati effettuati dall’interno del Sistema Solare, dove è presente troppa luce solare e polvere interplanetaria in grado di disperdere la luce e creare una sorta di nebbia. Questa “nebbia” oscura la tenue luce che ci arriva dall’universo lontano e fa sì che le misure effettuate dall’interno siano affette da grandi incertezze.

New Horizons ci ha mostrato quanto è nero l'universo

Stavolta invece, grazie alla sonda New Horizons e allo strumento Lorri (LOng Range Reconnaissance Imager), non solo si sono ottenuti dati da zone esterne al Sistema Solare, ma si è utilizzato anche il corpo principale della sonda per schermare il Sole e raccogliere due dozzine di campi di immagini separati.

Questi campi ovviamente non sono stati scelti a caso, si trovano infatti lontani dal disco luminoso, lontani dal nucleo della Via Lattea e lontani anche dalle stelle luminose vicine. Una volta adottate queste accortezze e tenuto conto di tutte le fonti di luce conosciute, come ad esempio le stelle di fondo, il livello di luce visibile rimanente era coerente con l’intensità della luce generata da tutte le galassie negli ultimi 12,6 miliardi di anni.


Ciò significa che la maggior parte della luce visibile che riceviamo dall’universo è stata generata dalle galassie nel corso degli anni, non ci sono altre sorgenti significative di luce, e quindi al di fuori di esse non c’è altro che oscurità.