Le “ondate di calore” hanno fatto del 2023 un annus horribilis per l'assorbimento di anidride carbonica
Lo scorso anno è stato funestato da numerose e intense ondate di calore. I conseguenti incendi e siccità hanno ridotto dell' 86% la capacità del suolo di assorbire anidride carbonica.
Sappiamo, e i mezzi di comunicazione ne parlano tanto, di come le ondate di calore che sperimentiamo soprattutto nel periodo estivo producono due principali effetti: una proliferazione di incendi ed episodi di estrema siccità.
Il 2023 è stato afflitto da numerose ondate di calore in quasi tutte le regioni dell’emisfero settentrionale del nostro pianeta. Incendi durati più settimane consecutive hanno bruciato vaste regioni del Canada o dell'Europam ad esempio. Anche l'Amazzonia ha sofferto settimane consecutive di siccità.
Uno studio pubblicato lo scorso mese sulla rivista National Science Review quantifica i gravi effetti in termini di capacità di assorbimento di anidride carbonica prodotti dalle ondate di calore del 2023.
Ondate di calore e CO2
Incendi e siccità hanno un impatto diretto sulla capacità del suolo di assorbire anidride carbonica. Si valuta che circa ⅓ dell’anidride carbonica immessa in atmosfera venga assorbito dal suolo grazie alla cattura da parte della vegetazione (con il processo di fotosintesi clorofilliana).
Un team di ricercatori ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio relativo all’anno 2023 e focalizzato sulla capacità di assorbimento dell’anidride carbonica da parte del suolo.
I risultati sono impressionanti.
La capacità di assorbimento nel 2023 si è ridotta dell'83%. Si tratta di un minimo storico prodotto appunto dalle ondate di calore che nel 2023 sono state particolarmente intense e numerose.
La siccità prodotta dalle ondate di calore in Amazzonia ha determinato un deperimento della vegetazione e una conseguente minore capacità di assorbimento da parte della stessa di anidride carbonica.
I vasti e duraturi incendi che hanno devastato migliaia di ettari di vegetazione nei diversi continenti hanno non solo distrutto vegetazione capace di assorbire anidride carbonica, ma soprattutto hanno immesso enormi quantità di CO2 (prodotta nel processo di combustione) in atmosfera.
Il bilancio tra CO2 prodotta e assorbita è drammatico per il 2023. Sebbene, la quantità di CO2 prodotta dal bruciamento di combustibili fossili sia aumentata dello 0.63% rispetto agli anni precedenti, l’assorbimento di CO2 è sceso del 86%.
Cosa sono le ondate di calore
L'espressione “ondata di calore” è ormai diventata comune nel nostro linguaggio. Per nostra esperienza personale sappiamo che è un intervallo di tempo (di diversi giorni consecutivi) durante il quale la temperatura dell’aria diventa ben superiore ai valori medi tipici di quel periodo.
Tuttavia, al di là della nostra percezione qualitativa, esiste una definizione quantitativa di “ondata di calore” formulata dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO).
Volendo esemplificare, consideriamo la prima settimana di Giugno in una data regione, ad esempio la Sicilia. Nel periodo climatico tra il 1991 e il 2021 sono compresi circa 11 mila giorni, per ciascuno dei quali è stato misurato un valore di temperatura massima giornaliera. Supponiamo che queste 11mila misure di temperatura massima siano comprese tra i 25 e 30 gradi, e di queste 11 mila misure il 90% sia inferiore a 28 gradi. Questo valore di 28 gradi rappresenta il 90esimo percentile.
Se ad esempio nel prossimo 2025 durante la prima settimana di Giugno la temperatura massima dell’aria si manterrà (per almeno sei giorni consecutivi) superiore ai 28 gradi, si dirà che è in corso un’ondata di calore.
Stesso ragionamento vale per le “ondate di calore marine” per cui invece della temperatura dell’aria si considera la temperatura superficiale dell’oceano.
Cosa aspettarsi per il futuro
Lo studio appena pubblicato evidenzia che gli attuali modelli climatici potrebbero sottostimare il ritmo rapido e l’impatto di eventi estremi, come siccità e incendi, sul degrado di queste cruciali riserve di carbonio.
Scrive il capo ad interim della sezione Informazioni sul clima dell’ESA, Clement Albergel: “Questi risultati sono particolarmente allarmanti, soprattutto considerando la difficoltà che il mondo sta incontrando nel limitare il riscaldamento a 1,5°C, come previsto dall’Accordo di Parigi”.
Simile analisi per l’anno in corso verranno effettuati dopo la conclusione del 2024 e potrebbero dare conferma di quanto rilevante stia diventando l’impatto dei fenomeni estremi sul bilancio di CO2 e sul conseguente riscaldamento globale.