La storia dell'uccello australiano a rischio d'estinzione che si è dimenticato come si canta
Il succiamiele era un uccello molto comune lungo i pendii della Grande Catena Divisoria, una delle più importanti catene montuose al mondo e la più grande di tutta l'Australia. Nel secolo scorso, la popolazione ha però subito un calo drammatico legato soprattutto alla perdita di habitat.
Il succiamiele, nome scientifico Acanthagenys rufolgularis, è un uccello passeriforme australiano in pericolo critico di estinzione. Con il drastico crollo della popolazione gli uccelli hanno perso pure il loro tipico canto.
Oggi, rispetto a pochi anni addietro, cantano quasi tutti una melodia molto più semplice e breve, come dimostra un nuovo studio pubblicato su Royal Society Open Science. Insomma questa specie ha dimenticato come si canta.
La storia del succiamiele
Il succiamiele era un uccello molto comune lungo i pendii della Grande Catena Divisoria, una delle più importanti catene montuose al mondo e la più grande di tutta l'Australia. Nel secolo scorso, la popolazione ha però subito un calo drammatico legato soprattutto alla perdita di habitat.
Nel 1992 erano riamasti circa 1.500 succiamiele, mentre oggi se ne contano addirittura meno di 300 individui in tutto, che sopravvivono solamente in alcune piccole aree nella parte nord-orientale dello stato di Victoria e in poche altre zone del Nuovo Galles del Sud.
L’uccello ha dimenticato il suo canto originario
Fra il 2015 e il 2019 i ricercatori che studiano e tentano di salvare questa specie, ha iniziato a notare un fenomeno strano: una piccola percentuale dei maschi sopravvissuti, circa il 5-10%, cantava in modo strano, ovvero una versione abbreviata e con la metà delle sillabe del tipico canto della specie.
I canti degli uccelli possono cambiare ed evolversi naturalmente nel tempo, a causa di diversi fattori. Spesso vengono infatti insegnati a trasferiti culturalmente dai genitori ai figli, che possono però commettere errori o iniziare persino a imitare altre specie, se queste si sentono più spesso.
In questo caso questo cambiamento è direttamente collegato al rapido calo demografico della popolazione, visto che i giovani hanno sempre minori probabilità di poter ascoltare il canto corretto dagli adulti. I maschi cantano però soprattutto per una ragione, far colpo sulle femmine, e questo rappresentava un problema.
Il problema in ambito riproduttivo
La versione troncata del canto dei maschi non piaceva più alle femmine, che non riconoscendola non si accoppiavano con loro. Ciò ha abbassato ulteriormente i nuovi nati. Così un team di ricercatori che alleva in cattività questi uccelli ha deciso di utilizzare i canti registrati tipici della specie facendoli ascoltare a tutti i nuovi nati.
L’obiettivo era quello di far imparare ai giovani la melodia giusta e riprodursi di più una volta liberati. La cosa sembrava funzionare ed era stato notato un incoraggiante incremento del successo riproduttivo in natura, ma ora, da quello che emerge da questo nuovo studio, le carte in tavola sono cambiate di nuovo.
Il cambiamento emerso dallo studio
A partire dal 2020, la percentuale dei maschi che "cantavano male" è schizzata di anno in anno, fino a toccare il 50%-75% totale. Inizialmente, i ricercatori erano molto preoccupati e pensavano che gli accoppiamenti e le nidificazioni sarebbero ulteriormente crollate.
Però sorprendentemente, man mano che il nuovo canto si stava diffondendo diventando la nuova norma culturale, le femmine hanno cominciato ad accettare più spesso questi maschi.
Oggi, sebbene il successo riproduttivo non sia ancora tornato ai livelli precedenti al 2015, è comunque aumentato significativamente, un dato incoraggiante che dimostra che in qualche modo gli uccelli si stanno adattando alla nuova cultura dominante.
Secondo i ricercatori australiani i succiamiele maschi canteranno la nuova e più breve versione del loro canto. Questo significa che questi colorati uccelli riusciranno a salvarsi dall’estinzione, anche se il loro canto originario è ormai perduto.