La stella Betelgeuse e il suo strano comportamento, sta per esplodere?
Tra il 2019 e il 2020 la stella Betelgeuse ha mostrato una diminuzione della sua luminosità cha ha portato alcuni scienziati ad ipotizzare fosse prossima all’esplosione, nuove immagini in alta definizione ci forniscono una diversa spiegazione.
La stella Betelgeuse è una supergigante rossa, la seconda stella più luminosa della costellazione di Orione, nell’emisfero boreale, ed in generale la decima più brillante tra tutte le stelle visibili ad occhio nudo. La sua forte luminosità, oltre 135.000 volte quella del Sole, è dovuta anche alla sua grande superficie radiante.
Si tratta di una variabile semiregolare, un sottoinsieme delle stelle variabili pulsanti, ossia stelle la cui luminosità apparente cambia nel tempo. Questa variabilità è dovuta a successive espansioni e contrazioni degli strati superficiali della stella stessa.
Betelgeuse presenta due variazioni, una breve con una ciclicità di qualche mese (tra i 150 e i 300 giorni), e una più estesa con una ciclicità si alcuni anni (circa 5/6 anni, tra i 2070 e i 2355 giorni).
I segnali che qualcosa di strano stava accadendo
Si trova in una fase avanzata della sua evoluzione ed è proprio questo che ha fatto supporre fosse arrivata alla fine della sua vita quando alcuni anni fa ha mostrato un comportamento anomalo, troppo repentino per rientrare nei cicli naturali della stella.
Infatti tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 la sua luminosità ha registrato un forte indebolimento, a cui è stato dato il nome di Great Dimming Event (GDE) di Betelgeuse, che ha fatto pensare appunto che stesse per esplodere e diventare una supernova.
Studi successivi hanno poi rivelato la reale natura di questo evento: la diminuzione della luminosità di Betelgeuse era dovuta alla formazione di polvere stellare causata da un rapido raffreddamento della superficie della stella.
Per avere un’ulteriore conferma di ciò un gruppo di ricerca dell’Università della Costa Azzurra, in Francia, ha utilizzato MATISSE (Multi AperTure mid-Infrared Spectroscopic Experiment) un nuovo spettro-interferometro, parte della seconda generazione di strumenti per il Very Large Telescope Interferometer (VLTI) dell’ESO presso l’Osservatorio di Paranal in Cile.
MATISSE ci ha mostrato un nuovo scenario
MATISSE si basa sull’esperienza acquisita con gli strumenti di prima generazione del VLTI, in particolare di AMBER e MIDI, consentendo agli astronomi di ottenere immagini interferometriche con maggiore precisione su un intervallo di lunghezze d’onda più ampio. In particolare questo strumento è in grado di osservare la luce infrarossa attraverso un massimo di 4 telescopi con una risoluzione decisamente alta in grado di fornirci nuovi dettagli invisibili ad altri strumenti.
In questo caso, ad esempio, mentre la luminosità di Betelgeuse nella banda del visibile si faceva più fioca, quella nell’infrarosso diventava più intensa. In sostanza quindi la polvere stellare ha assorbito parte della luminosità nel visibile della stella per poi riemetterla nell’infrarosso.
In conclusione quindi è vero che Betelgeuse sta vivendo l’ultimo atto della sua evoluzione, ma quello che abbiamo osservato anni fa non è stato il primo passo verso la sua definitiva esplosione in supernova ma un “semplice” assorbimento di una frazione della sua incredibile luminosità da parte di polveri stellari.