La grandine può cadere anche all'equatore?
In effetti i rovesci grandinigeni sono un fenomeno non certo molto frequente, tra la zona tropicale e l’equatore, visto l’assenza di masse d’aria particolarmente fredde in quota, capaci di destabilizzare l’atmosfera alle varie quote troposferiche.
Anche sulla fascia tropicale, come lungo l’area equatoriale, si possono manifestare delle intense grandinate, che non hanno nulla da invidiare ai violenti fenomeni grandinigeni che spesso interessano le grandi pianure centrali degli USA, il Canada centro-orientale, la Pampa argentina, l’East Coast dell’Australia, la Russia e l’Europa.
In effetti i rovesci grandinigeni sono un fenomeno non certo molto frequente, tra la zona tropicale e l’equatore, visto l’assenza di masse d’aria particolarmente fredde in quota, capaci di destabilizzare l’atmosfera alle varie quote troposferiche.
Oltre a ciò il vero problema sono le temperature molto elevate e l’alta umidità a far fondere prima i chicchi di grandine, prima di raggiungere il suolo.
Eppure alcune delle più feroci grandinate osservate hanno riguardato aree dal clima tropicale, come l’India centro-settentrionale, o zone soggette al classico clima equatoriale o sub-equatoriale per gran parte dell’anno, vedi le isole indonesiane o la regione amazzonica.
Temporali grandinigeni all’equatore
In genere questi eventi si associano ad aree di fortissima instabilità, indotte sia dalla forte radiazione solare (il sole allo “Zenit”) che a fenomeni più propriamente dinamici, come la formazione di una linea di convergenza venti nei bassi strati (tra gli Alisei o in seno al Monsone), dove le fortissime correnti ascensionali lungo la linea di convergenza sviluppano imponenti cumulonembi, in grado di estendersi per oltre 16-18 km, fino al limite superiore della troposfera, che lungo la fascia equatoriale raggiunge le massime altezze sulla Terra.
Si vengono così a formare dei temporali di estrema violenza, che oltre a scaricare piogge torrenziali nel giro di un paio di ore, possono dare origine anche a brevi ma intense grandinate. Specie se il top dei cumulonembi temporaleschi riesce a raggiungere altezze molto considerevoli, spingendosi oltre i 17-18 km di altezza, lì dove l’aria diventa freddissima e molto secca anche al traverso dell’equatore.
Gli ultimi eventi registrati ai tropici
L’ultima forte grandinata riscontrata a ridosso dell’equatore geografico risale a qualche giorno fa, nell’India orientale, durante un intenso rovescio temporalesco. Oltre all’India e al Bangladesh spesso grandinate di una certa importanza si possono verificare nel sud della Cina, così come in Amazzonia.
Proprio in Amazzonia le infiltrazioni di aria più fresca e secca, da Sud, che affluiscono in quota, quando un fronte freddo, seguito da masse d’aria più fredde e secche, dagli stati del Brasile meridionale riesce a spingersi fino alle porte dell’Amazzonia, sopra la famosa aria calda e umida equatoriale (che staziona quasi tutto l’anno nei pressi dell’equatore), possono determinare delle marcate condizioni di instabilità atmosferica, con l’attivazione di violentissime correnti ascensionali (moti convettivi), esaltate da notevoli “gradienti termici verticali“ che si estendono a tutta la fascia della troposfera.
Le forti correnti ascensioni, sommandosi alle grandi quantità di umidità, messe a disposizione dai fiumi e dalle paludi della stessa foresta pluviale amazzonica, molto spesso favoriscono la formazione di imponenti cumulonembi temporaleschi, molto pericolosi soprattutto per la navigazione aerea, in grado di gonfiarsi ben oltre il limite della tropopausa (il limite massimo di propagazione dei moti convettivi) che in zona equatoriale si attesta intorno i 18 chilometri di altezza.
Delle vere e proprie torri di acqua e ghiaccio che possono dare la stura a fenomeni particolarmente estremi e alle volte pericolosi per le popolazioni locali.