L'Osservatorio europeo australe ha osservato nello spazio un misterioso lupo nero

Da qualche parte nel cosmo si aggira un inquietante lupo nero, ma a circa 5300 anni luce dalla Terra, per fortuna! Scopriamo questa nebulosa oscura dall’aspetto sinistro.

Nebulosa Lupo Nero
La nebulosa oscura Lupo Nero "Dark Wolf Nebula" in direzione della costellazione dello Scorpione in un'immagine del telescopio VST. Credit: ESO/VPHAS+ team

La tentazione di vedere animali, oggetti o personaggi nelle forme dei corpi celesti estesi è irresistibile. Siano esse costellazioni, nebulose, o galassie la lista di animali che arricchiscono lo zoo cosmico è lunghissima.

Tra le strutture galattiche che meglio si prestano a riconoscervi la sagoma di un animale ci sono sicuramente le nebulose oscure, come quella in copertina che tanto ricorda la sagoma di un lupo nero.

Cosa sono le nebulose oscure

Diciamo subito che sono tra le strutture più fredde finora note: la loro temperatura si aggira intorno ai 260 gradi Celsius sotto lo zero.

Sono costituite di gas, idrogeno ed elio, i due elementi più diffusi nell’Universo, e per circa l’1% di polvere. Essendo molto dense, è proprio questa piccola frazione di polvere che dà alla nube l’aspetto oscuro.

Coalsac nebula
La nebulosa oscura "sacco di carbone" è così ricca di polveri da oscurare le retrostanti stelle di sfondo. Credit: ESO

La polvere cosmica ha la proprietà di assorbire la radiazione visibile, soprattutto quella blu, per cui corpi celesti luminosi, se risultano essere inviluppati dentro una nube oscura o posizionati lungo la linea di visuale dietro una nube oscura, risultano invisibili.

La polvere cosmica è costituita di piccole particelle di materia, prevalentemente silicati, grafite, ed altri composti del carbonio. Questi grani di polvere hanno dimensioni molto piccole che vanno dal milionesimo al millesimo di millimetro. Si ritiene che la polvere si formi nelle atmosfere fredde delle stelle giganti rosse e che, a causa del vento stellare, della pressione di radiazione o l'esplosione di supernovae, venga dispersa nell’ambiente interstellare, andando a formare, insieme ad idrogeno ed elio, le nebulose oscure.

Come dicevamo, le nebulose oscure non emettono luce, anzi la assorbono. Ma allora come facciamo a vederle?

E’ possibile vederle se si verificano due condizioni. O la nube si trova all’interno di una nebulosa ad emissione o riflessione, per cui ne oscura una porzione, come nel caso della Nebulosa Lupo Nero, o se sullo sfondo della nebulosa oscura ci sono miriadi di stelle per cui una frazione di queste è oscurata.

La presenza di una nebulosa oscura non indica un ‘vuoto’, cioè una zona priva di stelle, ma una zona in cui la luce delle stelle non passa, essendo interamente assorbita.

Le nebulose, siano oscure o in emissione o a riflessione assumono spesso forme curiose che ricordano oggetti, animali o personaggi della vita quotidiano.

La nebulosa "lupo nero"

Tra le numerose nebulose oscure, sicuramente inquietante è l’aspetto della nebulosa chiamata Lupo nero, appunto perché richiama alla memoria la sagoma di un lupo il cui colore nero ben contrasta con uno sfondo cosmico colorato.

Lo sfondo visibile nell’immagine di copertina è costituito prevalentemente da altre nebulose di emissione il cui gas, prevalentemente idrogeno, brilla perché eccitato dalla radiazione ultravioletta emessa dalle giovani stelle che vi si trovano immerse.

Barnard 68
Altro esempio di nebulosa oscura la "Barnard 68". Credit: ESO

L'immagine di copertina è stata ottenuta con il VLT Survey Telescope (VST), di proprietà dell'Istituto Nazionale di Astrofisica in Italia (INAF) e ospitato presso l'Osservatorio Paranal dell'ESO, nel deserto cileno di Atacama.

Il telescopio con specchio dal diametro di 2.6 metri è dotato di una fotocamera, chiamata OmegaCam, il cui CCD ha ben 283 milioni di pixels.

La nebulosa fa parte di un complesso molto più grande, chiamato Gum55. Si trova a circa 5300 anni luce dalla Terra in direzione della costellazione dello Scorpione.

La nebulosa Lupo Nero occupa una regione di cielo grande quanto 4 lune piene.

La polvere presente nella nube assorbe la luce visibile e lascia passare quella infrarossa.

Uno dei motivi per cui si è andata sviluppando l’astronomia infrarossa ed una tecnologia capace di rivelare la radiazione infrarossa è per la necessità di penetrare queste nubi e osservare ciò che si trova dentro o poter osservare ciò che si trova oltre.