L'importanza della psicologia ambientale, ecco come migliora la qualità di vita delle persone
Tra le altre cose, gli psicologi ambientali studiano come le nostre interazioni con l’ambiente di lavoro sono connesse al nostro benessere e in che modo l’ambiente naturale migliora la nostra salute mentale.
La psicologia ambientale è nata di recente, verso la fine degli anni 50, con l’obiettivo di comprendere e analizzare le interazioni tra individui e ambiente e utilizzare tali conoscenze per influenzare le politiche e le linee d’azione che possono promuovere comportamenti sostenibili e creare ambienti più vivibili e sani.
Tra le altre cose, gli psicologi ambientali studiano come le nostre interazioni con l’ambiente di lavoro sono connesse al nostro benessere e in che modo l’ambiente naturale migliora la nostra salute mentale. Sono davvero tanti gli studi che si sono occupati di studiare questo rapporto.
Effetti della natura sul benessere psicologico
In particolare è stato più volte confermato il risvolto positivo degli ambienti naturali sul benessere delle persone. Ad esempio è stato visto come il connubio silenzio e ambienti naturali porti a un maggiore rilassamento e una maggiore consapevolezza del momento presente (Pfeifer et al., 2020). L’esposizione alla natura può inoltre portare ad una diminuzione dell’impulsività, a sua volta responsabile di una diminuzione dei livelli di effetti collaterali, come stress, ansia e depressione (Dolan, 2018).
Anche nei bambini (Sobko 2018) un rapporto più stretto con la natura porta a minore disagio psicologico, minore iperattività e minori difficoltà emotive e comportamentali meno frequenti, a fronte di un aumento del comportamento pro-sociale.
Psicologia ambientale e le neuroscienze
A livello cerebrale è stato visto come vivere in prossimità di ambienti naturali sarebbe legato ad una migliore funzionalità dell’amigdala, struttura del cervello che lavora nei momenti di stress. Nello studio sugli effetti dell’ambiente sulle strutture cerebrali, vi è però una controparte negativa. Diversi dati ci suggeriscono anche un effetto deleterio di particolari condizioni ambientali.
Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università della California ha trovato un legame tra l’inquinamento atmosferico legato al traffico e un aumento del rischio di cambiamenti nello sviluppo del cervello, rilevanti per lo sviluppo di disturbi neurologici.
Tale studio ha mostrato una crescita anormale e un aumento della neuroinfiammazione nel cervello degli animali esposti all’inquinamento atmosferico. Ciò suggerisce che l’esposizione all’inquinamento durante periodi di sviluppo critici potrebbe aumentare il rischio di cambiamenti nel cervello, i quali si associano a disturbi dello sviluppo neurologico.
Le alterazioni cerebrali date dall’inquinamento atmosferico, se associate ad altri fattori di rischio, come per esempio una predisposizione genetica, potrebbero dunque avere degli effetti più pronunciati e conseguentemente delle alterazioni cerebrali più importanti.
Esempi di psicologia ambientale nel mondo
Nell’ottica della prevenzione, gli studi di psicologia ambientale aiutano a migliorare il benessere delle persone e a prevenire alcune problematiche anche molto importanti. Ad esempio a Berna, dove i tassi di suicidio si sono mostrati elevati, sono state montate delle reti di protezione ma anche di “dissuasione” per limitare il numero di coloro che intendono compiere il triste gesto.
Sebbene sia un modello da affiancare a un trattamento psichiatrico e psicoterapeutico, esso si è mostrato efficace nel suo intento, tanto da ispirare altre importanti città alle prese con la stessa grave problematica, come a San Francisco.
Secondo l’OMS infatti, per favorire l’invecchiamento attivo e l’inclusione sociale, bisognerebbe puntare alla trasformazione delle città in città age-friendly. Anziani e persone diversamente abili non possono più essere considerati spettatori passivi della vita ma protagonisti attivi.
Creare città age-friendly significa consentire alle persone di partecipare attivamente alla vita della propria comunità. Ciò si può realizzare iniziando a costruire edifici e strade senza barriere architettoniche, implementare l’accessibilità ai trasporti pubblici, puntare sulla sicurezza e aumentare i servizi sanitari sono i punti cardine di questi nuovi tipi di città.
Dal Giappone invece arriva una tecnica per ritrovare il benessere e la salute dal nome “Shinrin Yoku” o “bagno nella foresta”. La tecnica prevede l’immergersi e il rilassarsi all’interno di boschi, foreste o aree verdi. Come abbiamo già scritto, entrando in contatto con la natura, possiamo accedere a quella quiete che ci permette di godere di una maggiore consapevolezza dei nostri sensi e quindi ci induce naturalmente ad uno stato di consapevolezza che a sua volta permette di cogliere tutto ciò che proviene dalla natura e dall’ambiente.
Non a caso l’ente forestale giapponese ha introdotto il concetto di Shinrin Yoku fin dagli anni ’80 per invogliare gli abitanti delle grandi metropoli come Tokyo, Osaka e Kyoto a trovare un contatto con la natura e a staccare la spina dai ritmi incalzanti della città.