Irruzione di polvere dal Sahara, fatti e miti. Sabbia magnetica? Facciamo chiarezza sulle teorie complottistiche

Auto sporche di sabbia come fossero state parcheggiate in spiaggia, strati rossi nella neve, pioggia con deposito di polvere attratta dalla calamita, microalghe fossili, presunte scie chimiche. Cosa sta succedendo? Andiamo insieme alla scoperta delle curiosità dei trasporti di polvere dal Sahara.

La presenza di correnti meridionali verso il Mediterraneo non è di per sufficiente per innescare trasporti di polvere desertica dal Sahara. Occorre che la polvere sia sollevata da moti convettivi, inclusi fenomemi come l'haboob in foto.

Dopo quello di fine marzo, un nuovo massiccio trasporto di polvere desertica ha interessato l’Italia. Ampiamente previsto, il deposito della polvere al suolo ha incuriosito e anche scatenato discussioni social sulla composizione della polvere e perfino mettendo in dubbio l’origine naturale del fenomeno.

Il tema dei trasporti di pulviscolo desertico ha dietro una complessa dinamica e tante attività di osservazioni e ricerca scientifica. Sono infatti varie le implicazioni sull’atmosfera, sul clima, sulla qualità dell’aria e anche su natura e biodiversità.

Polvere o sabbia? Ecco come si depositano

Per iniziare, è bene specificare che il termine più corretto è, appunto, polvere. Con sabbia infatti si intendono granelli di dimensione fra 0.06 e 2 mm. Solo le particelle di polvere più piccole però, in genere sotto ai 20 micron (0.02 mm) sono in grado di restare in sospensione a lungo e percorrere grandi distanze.

Le particelle di polvere rimangono sospese nell'aria quando le correnti ascensionali sono maggiori della velocità con cui le particelle cadono per gravità. Possono depositarsi in modalità “dry deposition” (deposizione secca) o “wet deposition”, con la pioggia.

Le particelle oltre 50 micron cadono a circa o mezzo metro al secondo. Le particelle più piccole si depositano molto lentamente. Le particelle da 10 micrometri cadono a soli 30 millimetri al secondo mentre le particelle da 2 micrometri cadono a solo 1 millimetro al secondo.

Le particelle di argilla più fini si depositano così lentamente che possono essere trasportate attraverso mari e oceani senza depositarsi.

Origine dei trasporti di pulviscolo nel Mediterraneo

La presenza di correnti da sud-sudovest non è sufficiente a innescare un trasporto di polvere verso l'Italia. Occorre che nella zona di origine sia presenze instabilità, con moti verticali in grado di sollevare fino alla media troposfera la polvere desertica.

Occorre che nella zona di origine sia presenze instabilità, con moti verticali in grado di sollevare fino alla media troposfera la polvere desertica.

La soglia di velocità del vento per innescare il trasporto nel luogo di origine dipende dal tipo di superficie, come regola generale, i venti devono essere superiori a 15 nodi.

Il trasporto vero e proprio avviene poi guidato dalla corrente a getto subtropicale, e può avere matrice sia ciclonica che anticiclonica. Talora la polvere in casi di alta pressione africana fa un “giro di boa”, portandosi a nord delle Alpi ed entrando da nordovest anziché da S-SW al nord.

Grazie a satelliti, modelli meteo e qualità aria e in particolare alla tecnica delle “retrotraiettorie lagrangiane” è facilmente individuale dove la polvere ha tratto origine. La prevalenza per l’Italia è dal deserto del Sahara, in particolare fra Marocco, Algeria e anche Mauritania e Mali per quanto riguarda il centro nord Italia, più verso Libia e Tunisia, ed in parte Mali e Chad per il sud Italia.

Per chi mette in dubbio l'origine naturale desertica della polvere, basta guardare satelliti e modelli e verificare cosa succede. Qui la previsione dei modelli di Meteored per la polvere desertica attesa mercoledì 12 giugno al centro sud Italia.

In qualche caso però, come nel marzo 2020, la polvere arriva dai deserti del Caucaso, attorno al Mar Caspio.

La composizione del pulviscolo

Vari studi scientifici hanno analizzato la composizione delle polveri desertiche. Ad esempio Perrone M.R., Genga, A., Siciliano, M. nell’articolo “Saharan dust impact on the chemical composition of PM10 and PM1 samples over south-eastern Italy”, sull’Arab J Geosci 9, 127 (2016) hanno analizzato la polvere desertica nel sud-est dell'Italia. Le analisi hanno evidenziato maggiori concentrazioni di alluminio e ferro, indicando un importante contributo della materia crostale.

Un altro studio, di A. Blanco e altri, Characterization of African dust over southern Italy, Atmos. Chem. Phys., 3, 2147–2159, ha analizzato la polvere nella pioggia. Le analisi spettrali hanno rivelato che i rapporti tra alluminio e silicio, calcio e alluminio, potassio e calcio e ferro-calcio variano a seconda delle regioni di origine della polvere. Le maggiori differenze sono tra le polveri provenienti dal Sahara nord-occidentale e quelle provenienti da Chad, Niger, Algeria e Libia.

Solo una piccola parte dei trasporti verso l’Italia trae origine dalla zona dalla depressione di Bodélé, zona da cui traggono origine polveri composte da microalghe fossilizzate (diatomee), che non paiono dagli studi sopra citati e sono secondarie rispetto ad altre componenti.

Sabbia magnetica? Facciamo chiarezza

Circolano teorie complottische che sostengono che queste polveri provengono da irrorazioni clandestine da parte degli stessi aerei che formerebbero le presunte scie chimiche. Ne abbiamo già parlato di scie chimiche, e una volta di più va smentita drasticamente. Basta guardare le immagini da satellite speciali come Sentinel, per notare lingue di polvere formarsi e viaggiare dal nord Africa verso l’Italia.

Qualche video mostra che la polvere sarebbe magnetica in quanto attratta da calamita se raccolta. Questo non avviene per misteriose sostanze sparse intenzionalmente. La polvere desertica, come leggete sopra, contiene anche ferro, incluso la magnetite e l’ematite, minerali ferrosi da cui deriva anche il colore rossastro. Nulla di strano dunque che sia attratta dalla calamita.

Certo, ci sono connessioni con qualità dell’aria, cambiamenti climatici,biodiversità, e perfino con uragani e grandine. Ci torneremo, ma non c’è nulla di misterioso in quel che è successo in questi giorni.

Insomma, siamo davanti a uno dei tanti fenomeni prodotto dall’”atmosfera, la fabbrica delle meraviglie” che ci deve ricordare che nel nostro pianeta tutto è connesso.