Inquinamento: aria insalubre, quali danni alla salute?
Prosegue l’emergenza smog per le alte concentrazioni di particolato nelle grandi città. A rischio anche i bambini. Cosa sono e che danni provocano le PM 10 e 2.5?
Al nord non piove o nevica dallo scorso 21 dicembre, e gli inquinanti prodotti da edifici, traffico, industrie, inceneritori e agricoltura ristagnano nel bacino chiuso della pianura padana. Condizioni geografiche e inversioni termiche impediscono il rimescolamento dei bassi strati dell’atmosfera, di conseguenza aumentano le concentrazioni di vari inquinanti.
Ovviamente, non possiamo far nulla contro gli anticicloni o contro le montagne che bloccano la circolazione dei venti nella pianura padana e nelle conche e pianure del centro sud. Bisogna agire sulle cause dell’inquinamento, in sinergia con l’azione per i cambiamenti climatici, partendo dalla consapevolezza dei danni e pericoli che induce lo smog. Ecco cosa sono le PM 10 e 2.5 e le loro conseguenze sulla salute.
PM 10 e PM2.5: Frazione toracica e frazione respirabile
Spesso chiamate polveri, è più corretto parlare di particolato atmosferico, scientificamente aerosol. Con questo termine si intende una sostanza solida o anche liquida presente in sospensione nell’atmosfera. Possono essere di origine naturale, ma a preoccupare è la ben maggior incidenza della produzione antropica dei PM.
A seconda dei contesti e delle zone, il PM può contenere numerose sostanze chimiche, come gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e metalli pesanti quali piombo, nichel, cadmio, arsenico, vanadio, cromo.
Pochi sanno che i PM 10, particolato fine di diametro inferiore a 10 micron, viene detto anche frazione toracica. Il motivo risiede proprio nel fatto che queste particelle fini riescono a passare le barriere del naso e della gola, fino a giungere nella trachea, causando in questi organi vari disturbi e infiammazioni.
La frazione più piccola, PM 2.5, considerato particolare ultrafine in quanto di diametro inferiore a 2.5 micron, prende anche il nome di frazione respirabile. Date le sue piccole dimensioni infatti, riescono a giungere fino ai bronchi e polmoni.
Recenti ricerche evidenziano che le particelle più piccole di inquinamento entrano in circolazione sanguigna, raggiungendo tutti gli organi del corpo umano, incluso il cervello.
L'aria inquinata è cancerogena
Secondo vari rapporti di importanti agenzie ambientali e sanitarie, le più evidenti conseguenze dell’esposizione ai PM 10 e 2.5 riguardano i disturbi respiratori. Anche basse concentrazioni provocano, nel tempo, disturbi quali tosse, sinusiti, catarro, asma e disturbi respiratori e polmonari, fra cui bronchiti croniche.
Sono le categorie più sensibili, quali malati cronici, anziani, bambini a subire le conseguenze peggiori, in queste categorie, in particolare nelle situazioni emergenziali, che subiscono un peggioramento delle loro condizioni e dei loro disturbi.
L’ Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato l'inquinamento atmosferico e le polveri sottili fra le sostanze cancerogene di tipo 1. lo smog può essere causa o concausa di tumori polmonari e non solo, vari studi recenti evidenziano il legame fra inquinamento dell’aria, vari tipi di tumore e anche con le malattie cardio circolatorie.
Recentemente, il rapporto dell’UNICEF “Danger in the Air: How air pollution can affect brain development in young children" focalizza le conseguenze dell’inquinamento sui bambini, tanto che Anthony Lake, Direttore dell’UNICEF ha dichiarato che “Le sostanze inquinanti non soltanto danneggiano i polmoni dei bambini, ancora in fase di sviluppo, ma possono danneggiare permanentemente il loro sviluppo cerebrale, quindi il loro stesso avvenire”
A che livello l’inquinamento è pericoloso?
Per l´Organizzazione Mondiale della Sanità non è possibile definire un valore limite sotto cui non vi sono rischi. In pratica, le concentrazioni dovrebbe essere più basse possibile.
E più si abbassano, meglio è per la salute. Per esempio, un aumento di soli 10 ug/m3 di concentrazione di PM causa in fase acuta un aumento del 3% di sintomi respiratori, tosse e di uso di broncodilatatori. A lungo termine, sempre soli 10 ug/m3 in più di concentrazione implicano un aumento del 29% delle bronchiti e del 10% della mortalità.
Le ragioni di agire insomma non mancano, sempre il direttore dell’ UNICEF sottolinea che “Proteggere i bambini dall’inquinamento atmosferico dà benefici ai bambini e alle loro società perché si riducono i costi dell’assistenza sanitaria, si incrementa la produttività e si crea un’ambiente più sicuro e pulito per tutti.”