In Sicilia trovate importanti prove della Mega-Alluvione Zancleana che sconvolse il Mediterraneo 5 milioni di anni fa

Circa cinque milioni di anni fa, una gigantesca tsunami sconvolgeva le coste del Mar Mediterraneo. Proprio in Sicilia sono state trovate chiare evidenze del suo passaggio che, violentemente, ne modificò il paesaggio.

Tsunami
Le coste della Sicilia, come quelle di tutto il Mediterraneo, furono stravolte da uno tsunami di portata apocalittica verificatosi circa 5 milioni di anni fa.

Si narra di uno tsunami che avrebbe sconvolto le coste del Mar Mediterraneo. Anzi, per la sua vastità si è trattato dello Tsunami (con la lettera maiuscola), essendo stato l'ultimo veramente catastrofico di cui sia rimasta ancora oggi memoria.

Per capire di cosa si tratta dobbiamo dare uno sguardo ad un altro evento che lo precedette e che fu di non minore portata: il prosciugamento del Mar Mediterraneo.

Cosa era successo prima dello tsunami

La località chiave in questa storia di prosciugamenti e tsunami è lo Stretto di Gibilterra attraverso il quale le acque dell’Oceano Atlantico e del Mediterraneo sono in comunicazione.

L’ipotesi più accreditata è che a causa di un innalzamento del suolo legato all'attività tettonica, lo Stretto di Gibilterra si sia sollevato al punto da diventare una barriera naturale di separazione tra i due mari: il Mediterraneo che diventava isolato dell'Atlantico. Questa circostanza avrebbe fatto del Mar Mediterraneo un bacino isolato soggetto a progressiva evaporazione.

L’acqua del Mediterraneo, una volta isolato dal resto del mondo, è progressivamente evaporata, in un arco di tempo di circa 600 mila anni (proprio u tempo breve su tempi geologici), abbassandosi il livello delle acque addirittura di chilometri e rendendo l’aspetto del Mediterraneo simile ad un insieme di pozze e bacini di acqua salatissima.

Questo periodo di prosciugamento del Mar Mediterraneo viene collocato dai geologi tra 5.97 e 5.33 milioni di anni fa, periodo chiamato anche come Crisi di Salinità del Messiniano.

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Rappresentazione del percorso della Mega-Alluvione Zancleana che partita dallo Stretto di Gibilterra e superato il canale di Sicilia ha devastato la Sicilia sud-orientale producendo strutture orografiche rivelatrici del suo passaggio e strappando numerosi detriti rocciosi poi precipitati sul fondale marino.

L’elevata salinità avrebbe prodotto numerosi sedimenti minerali a seguito della precipitazione (chimica) dei sali minerali presenti nelle acque.

Ancora oggi restano tracce di queste evaporiti che hanno permesso di ricostruire la sequenza di questi eventi.

L’abbassamento del livello del mare e il suo aumento di salinità compromisero le condizioni di sopravvivenza della gran parte della fauna e della flora marina.

Sempre lo Stretto di Gibilterra sarebbe stato responsabile del successivo rapido e violento riempimento del Mediterraneo ai livelli attuali.

La Mega-Alluvione Zancleana

Sempre per motivi legati all'attività tettonica, si stima che 5.33 milioni di anni fa, la barriera che s'era venuta a creare tra Oceano Atlantico e Mar Mediterraneo sia crollata. Questo crollo determinò un inimmaginabile flusso di acque che avrebbe impattato sulle coste del Mediterraneo, iniziando il rapido riempimento.

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All'estremità meridionale della Sicilia. tra le provincie di Siracusa e Ragusa, il terreno conserva ancora la forma a solchi e colline modellate dall'azione fluido-dinamica del passaggio della Mega-Alluvione Zancleana.

Per capire la portata dell’evento si pensi che il riempimento è avvenuto in un arco di tempo tra i 2 e i 16 anni. Sono serviti 600 mila anni per prosciugarsi e appena 16 anni per riempirsi nuovamente.

Proprio in Sicilia sono state trovate evidenze di questo tsunami. A distanza di oltre 5 milioni di anni, nella parte sud-orientale dell’Isola e nei fondali prospicienti questa parte della costa siciliana, i ricercatori hanno trovato gli effetti dell’azione di modellamento del suolo prodotta dal passaggio turbinoso delle acque provenienti dallo stretto di Gibilterra con flussi fino a 100 milioni di metri cubi al secondo.

Nell’area citata sono ancor oggi ben visibili oltre 300 collinette dalla forma allungata e dalla tipica forma a pancia di balena tra di loro allineate ed intervallate da profondi solchi paralleli alla direzione del flusso, perfettamente consistenti con la forma impressa dall’azione fluido-dinamica esercitata dal passaggio della Mega-Alluvione Zancleana.

L’azione impetuosa delle acque avrebbe inoltre scavato profondi canyon in parte visibili in parte sommersi dalle acque, come il canyon di Noto, col trascinamento di enormi quantità di detriti strappati alla superficie.

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Collina dalla tipica morfologia a "dorso di balena" plasmata dal violento passaggio dello tsunami.

Lo studio è stato realizzato da un team internazionale di ricercatori, tra cui ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia dell'Università di Catania. I risultati sono stati pubblicati sulla sezione Communications Earth & Environment della rivista Nature a fine Dicembre del 2024.

Quest’area in cui si palesano gli effetti della Mega-Alluvione Zancleana potrebbe diventare un sito fondamentale per lo studio delle mega alluvioni. Si tratta di una problematica che per effetto del cambiamento climatico e del riscaldamento globale potrebbe manifestarsi in diverse regioni (anche popolate) del globo.

Riferimento allo studio:

Land-to-sea indicators of the Zanclean megaflood Communications Earth & Environment volume 5, Article number: 794 (2024)- https://www.nature.com/articles/s43247-024-01972-w