L’impatto di COVID-19 sulla scienza del clima
L’epidemia del Coronavirus SARS-COV2 ha avuto varie ripercussioni sulla scienza del clima e sui negoziati. Ritardi anche nel rilascio del nuovo rapporto IPCC. Ecco i dati aggiornati sulla CO2.
La COP 26, il vertice ONU sul clima, inizialmente in programma a Glasgow a novembre 2020 è stata rimandata al novembre 2021, ma i lavori preparatori dei negoziati proseguono. E’ in corso in questi giorni il June Momentum for Climate Change, una serie di eventi on line organizzati dagli organi sussidiari dell’UNFCCC, il segretariato della Convenzione ONU sul clima.
In questo ambito, si è tenuto l’8 giugno un interessante evento informativo del SBSTA, organo sussidiario scientifico e tecnologico, rivolto alla comunità scientifica. Sono stati presentati i dati più aggiornati sulle emissioni e concentrazioni di CO2, ma anche altri dati e notizie interessanti sul vasto legame e impatto, diretto e indiretto, che la pandemia COVID-19 ha avuto sull’intera scienza del clima
Emissioni e concentrazioni di CO2
I provvedimenti di confinamento più o meno forte hanno riguardo, nel mese di aprile al picco globale dell’epidemia, i paesi responsabili del 90% delle emissioni di gas serra. L’impatto maggiore è stato sulle emissioni aeronautiche, crollate del 75%.
Notevole l’impatto sui trasporti, le cui emissioni sono calate del 50%. La produzione di energia ha ridotto del 15% le emissioni e quella industriale del 35%. Con la gente in casa, sono invece leggermente aumentate, del 5%, le emissioni residenziali.
In termini numerici, le emissioni giornaliere, che prima della crisi ammontavano a circa 100 MtCO2/d (milioni di tonnellate al giorno) sono scese a 80 MtCO2d ad aprile, ma già ora sono risalite sulle 90 MtCO2d-
Interessante invece il dato sui flussi di CO2 nelle città, dove si vedono delle riduzioni anche notevoli nelle città, fra cui Firenze e Pesaro in italia, dove sono effettuate le complesse misure con tecniche di eddy covariance mediante torri meteorologiche.
L’impatto sulla scienza e sugli scienziati
La scienza del clima ha subito direttamente gli impatti del lockdown. Alcune campagne di misura con strumentazione al suolo e uso di aerei attrezzati e molte attività di laboratorio non effettuabili in smart working sono state rallentate, rimandate o cancellate.
Come per le osservazioni sistematiche, anche le misure climatiche effettuate mediante strumentazioni automatiche invece sono proseguite, ma ci sarà un impatto sulla qualità dei dati laddove si sono sospese le manutenzioni.
Rimandati o sospesi anche molti grandi convegni scientifici, che non sempre si possono effettuare in modalità di teleconferenza. E’ stata invece l’occasione per diffondere l’uso di virtual meeting, didattica a distanza e webinair.
Inoltre, la pandemia di COVID19 ha dato una spinta alla trasformazione digitale nella società e nella scienza. La condivisione libera e aperta delle conoscenze e dei dati, lo sviluppo di capacità globali, nonché l'orientamento alla soluzione della scienza dell'impatto climatico sono elementi chiave per il futuro.
Ripercussioni sul AR6 IPCC
La pandemia sta avendo ripercuissioni sul rilascio e anche sui contenuti dell’atteso per il 2021 AR6 IPCC - 6° rapporto di valutazione . La pandemia è stata dichiarata dal WHO proprio in corrispendenza della fase di revisione di secondo ordine del rapporto del WG I, quello sulla scienza del clima. Nella comunità scientifica, l'85% degli scienziati stessi ha avuto ripersussioni sulla propria vita e lavoro, per cui la scadenza di revisione è stata spostata dal 30 marzo al 5 giugno. Di conseguenza il rapporto IPCC sulla scienza del clima dovrebbe dunque uscire a luglio 2021, con 3 mesi di ritardo.
Il volume del gruppo III, quello sulla mitigazione, da programma dovrebbe uscire a fine 2021. I lavori però sono resi più complessi in quanto si cercerà di includere gli scenari emissivi indotti dalla pandemia e soprattutto scenari di green recovery, ripartenza verde. L’uscita del volume era prevista per fine 2021, ma per coprire meglio la numerosa letteratura scientifica sul COVID-19 in lavorazione potrebbe slittare a inizio 2022.
Probabili di conseguenza ripercussioni sui negoziati e sul controllo e revisioni degli impegni relativi all’accordo di Parigi sul clima.