Il telescopio Gemini Nord sbircia nel cuore di Perseo, il più massiccio ammasso di galassie finora conosciuto
Migliaia di galassie tra loro legate dalla forza di gravità formano una delle strutture più massicce finora note nell’Universo: è l’ammasso di galassie di Perseo, recentemente osservato da uno dei due telescopi Gemini.
Tra le meraviglie dell'Universo possiamo considerare l'ammasso di Perseo, un ammasso di galassie, migliaia di galassie, ciascuna contenente centinaia di miliardi di stelle.
L’ammasso di Perseo
L’ammasso di Perseo è uno dei più grandi ammassi di galassie ad oggi conosciuti. E’ un insieme di migliaia di galassie tra di loro legate gravitazionalmente. Ciascuna galassia dell'ammasso contiene centinaia di miliardi di stelle, per cui la massa totale dell’ammasso supera la fantasia.
Perseo è un famoso personaggio della mitologia greca, protagonista di numerose imprese. E’ colui che tra le tante imprese, dopo aver sconfitto Medusa, la gorgone la visione della quale pietrificava, sposò la principessa etiope Andromeda salvandola dal Cetus, il terribile mostro marino.
Gli “Universi isola”
Inizialmente, a motivo del loro aspetto evanescente alla bassa risoluzione dei telescopi di una volta, le galassie furono considerate nebulose, quindi si pensava fossero costituite di gas. Tuttavia, già nel ‘700 si faceva strada l’idea che potesse trattarsi di “universi isola” quindi di realtà simili alla nostra Galassia.
Il dibattito tra coloro che sostenevano fossero nebulose e coloro che pensavano fossero “universi isola” si è protratto fino ai primi decenni del ‘900. Si pensi a quello che venne chiamato il Grande Dibattito tra l’astronomo Curtis e l’astronomo Shapley.
Fu l’astronomo Hubble (lo stesso a cui un secolo dopo fu dedicato il telescopio spaziale Hubble) a mettere fine al dibattito. Le sue osservazioni mostrarono che questi “universi isola” erano ammassi di stelle, quindi simili alla nostra Galassia.
Queste osservazioni ebbero un impatto epocale in quanto mostrarono che si trattava di ammassi di stelle al di fuori della nostra Galassia, mentre chi riteneva fossero nebulose le collocava nella periferia della nostra Galassia.
La scoperta che esistessero galassie oltre la nostra comportava che l'universo avesse dimensioni di gran lunga superiori a quanto fino ad allora creduto e che pertanto non si limitasse alle sole dimensioni della nostra Galassia.
Si ritiene che esso sia nato per la presenza di materia oscura, la materia che costituisce più del 90% dell'Universo, di cui si vedono gli effetti, ma che non si riesce ad osservare.
Si pensa che se non ci fosse stata materia oscura, le galassie dell’ammasso di Perseo, come anche degli altri ammassi, invece di risultare aggregate in un ammasso sarebbero state disperse casualmente in tutto l'Universo, non legate in ammasso ma slegate le une dalle altre.
Le teorie correnti suggeriscono che l’intero Universo sia permeato da una sorta di ragnatela di materia oscura e che nelle regioni in cui la sua forza gravitazionale è maggiore di formino strutture quali gli ammassi di galassie.
La galassia NGC 1270
L’immagine di copertina rappresenta una piccola porzione dell’intero ammasso di Perseo. L’immagine è centrata su una galassia, la NGC1270, dalla forma ellittica. Al centro di questa galassia, circostanza comune a circa il 10% di tutte le galassie dell’ammasso, si trova un buco nero supermassiccio reso visibile dal suo disco di accrescimento, cioè dal materiale che prima di essere divorato dal buco nero, gli spiraleggia attorno formando una sorta di disco estremamente luminoso.
Come si diceva, l'immagine riprende una piccola porzione dell'ammasso molto più esteso, come mostrato nell'immagine di sopra. La maggioranza delle sorgenti luminose visibili sono galassie, con pochissime stelle in primo piano (cioè davanti all'ammasso e molto più vicine a noi).
L’immagine è stata ottenuta con il telescopio Gemini Nord, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo della serie dei più grandi Osservatori al mondo. Per ottenere l’immagine è stato utilizzato Gemini Multi-Object Spectrograph (GMOS).
L'immagine è stata presentata lo scorso mese di Ottobre accompagnata dal suggestivo titolo di immagine di un arcipelago galattico (essendo costituito di "universi isola"), intrappolato in una rete di materia oscura.