Il "gigante del Mediterraneo", alla scoperta del leccio una delle piante più longeve delle nostre latitudini
Questa pianta è dotata di una chioma densa e globosa, di colore verde scuro, con un tronco robusto, che può raggiungere e superare i due metri di diametro. La corteccia è grigia e quasi liscia negli esemplari giovani, grigio scuro-brunastra.
Il leccio è senza ombra di dubbio uno degli alberi simbolo del Mediterraneo. Si tratta di una pianta molto longeva, un tempo definita pure come il “Gigante del Mediterraneo”, visto che gli esemplari centenari possono superare i 30 metri di altezza.
Questa pianta è dotata di una chioma densa e globosa, di colore verde scuro, con un tronco robusto, che può raggiungere e superare i due metri di diametro. La corteccia è grigia e quasi liscia negli esemplari giovani, grigio scuro-brunastra, con lievi screpolature in scaglie quadrangolari, negli esemplari adulti.
Il leccio è diffuso soprattutto nella parte occidentale del bacino del Mediterraneo, e più raro in quella orientale. E’ presente anche sulle coste atlantiche del Marocco e della Francia occidentale. In Italia è presente soprattutto fra Sardegna, Sicilia, e nelle regioni costiere, dove cresce spontaneamente.
Alcune caratteristiche del leccio
Le foglie sono persistenti, coriacee, sempreverdi e di forma piuttosto variabile, da ovale ad ovale lanceolata; quelle più giovani sono dentate e spinose ai margini, quelle più vecchie sono strette a margine intero, entrambe presentano la pagina superiore verde scura e quella inferiore verde più chiaro, glabra o con una lieve peluria.
Questo albero si può presentare con un singolo fusto oppure diviso in due grandi diramazioni da cui partono rami corti e diritti che danno vita ad una folta chioma di foglie ovali o lanceolate con un margine che può essere dentato o liscio, la cui consistenza risulta dura e coriacea dal colore verde scuro lucido nella pagina superiore e tendenti al bianco in quella inferiore.
Il leccio fiorisce da giugno ad agosto e fruttifica in settembre/ottobre. La produzione di ghiande inizia intorno ai 10-15 anni di età ed è abbondante ogni 2-3 anni.
Le incredibili strategie di sopravvivenza
Il leccio può crescere anche su un terreno sottoposto a pascolo intensivo, organizzandosi per difendersi. In questi casi, la crescita di nuovi individui dal seme passa attraverso un meccanismo di estrema difesa in cui la ramificazione e le foglie della piantina del leccio si riducono ad un arbusto.
Solo quando poi la pianta riesce ad allargarsi, e tener lontano tutti i possibili "predatori", una gemma tipica dell'albero inizia a far partire la crescita verso l'alto, ed è proprio in questo momento che la pianta fa partire la sua crescita verticale.
L’habitat ideale del leccio
Questa specie è capace di sopportare condizioni di siccità prolungate e si adatta a tutti i substrati geologici, eccetto i terreni troppo compatti ed argillosi o umidi. Di lenta crescita ma longeva, può arrivare fino a oltre 1000 anni di età. Vegeta dal livello del mare fino a 1000 metri nelle zone montane, dove forma associazioni miste con tasso, agrifoglio e roverella, tipiche delle stazioni più fresche ed umide.
In vaste aree della Sardegna e della Sicilia il leccio rappresentava i vasti lembi di boscaglia mediterranea che caratterizzavano queste Isole diversi secoli fa. I lecci crescevano fino al livello del mare.
Il suo legno molto duro e pesante, ma difficile da stagionare e da lavorare, oggi è ancora apprezzato come combustibile per legna da ardere e da carbone. Le ghiande, invece, sono ampiamente usate come mangime per i suini. Il leccio viene anche usato a scopo ornamentale nelle alberature cittadine ed è particolarmente resistente ai danni da inquinamento.