Il fringuello alpino a serio rischio estinzione, ecco le cause svelate in uno studio
La sopravvivenza del fringuello alpino, uno dei pochi uccelli che rimangono a vivere nelle aree alpine d’inverno, è minacciata dal ridotto scambio di individui tra le diverse aree riproduttive.
Sono sempre più preoccupanti le notizie relative alla popolazione dei fringuelli alpini, sempre più a rischio di estinzione, a causa dell’effetto combinato fra attività antropiche e cambiamento climatico.
La sopravvivenza del fringuello alpino, uno dei pochi uccelli che rimangono a vivere nelle aree alpine d’inverno, è minacciata dal ridotto scambio di individui tra le diverse aree riproduttive, sempre più distanti l'una dall'altra per la frammentazione dell'habitat causata dai cambiamenti climatici e dalle attività dell'uomo.
L’uccello che popola le aree alpine
Il fringuello alpino, meglio conosciuto come Montifringilla nivalis, è l'unico uccello alpino di piccole dimensioni (poco più di un passero) ad avere ali e coda in gran parte bianche, ben evidenti durante il volo.
Al suolo appare bruno sulle parti dorsali e color crema inferiormente; collo con macchia nera negli adulti, più evidente nel maschio. È simile ad un passero, con ali leggermente più lunghe ed appuntite. Il becco è conico, nero in estate e giallastro in inverno e nei giovani.
Il piumaggio nelle parti dorsali è un bruno uniforme con capo grigiastro. Le parti inferiori sono bianco crema con macchia nera sulla gola negli adulti. Le ali bianche hanno la metà apicale nera.
La femmina ha la testa più brunastra e la macchia nera sulla gola meno estesa. La taglia media è di circa 17,5 cm di lunghezza, e 25 g di peso. A dispetto del nome, è anatomicamente di struttura più affine a quella dei passeri, che non dei fringuelli.
Lo studio sul fringuello alpino
Questo è ciò che emerge da uno studio innovativo basato sulla genomica, pubblicato su Journal of Biogeography da Museo di Scienze Naturali dell'Alto Adige, Università Statale di Milano, Università di Oulu (Finlandia), Museo delle Scienze di Trento (Muse) ed Eurac Research.
Le analisi genetiche condotte su decine di fringuelli alpini, provenienti da Trentino-Alto Adige e Lombardia, rivelano che lo scambio di individui (cioè la loro dispersione) risente della distanza tra le aree riproduttive, con una forte diminuzione già a partire dai 20-30 chilometri.
Cosa accade ai fringuelli alpini?
In questo settore delle Alpi molti individui rimangono quindi a riprodursi nell'area dove sono nati. La scarsa propensione alla dispersione limita così il flusso genico e la connettività di popolazione.
Inoltre sono stati osservati alti livelli di inincrocio. Circa il 20% degli individui campionati è nato infatti da genitori imparentati tra loro almeno a livello di cugini di primo grado, se non addirittura più strettamente. Questo indica che nella popolazione la dispersione è già insufficiente a garantire opportunità di accoppiamento con individui non imparentati.
Cosa comportano questi casi di inincrocio?
"Questi alti livelli di inincrocio sono particolarmente allarmanti, perché possono portare all'espressione di mutazioni recessive deleterie, diminuire la probabilità di sopravvivenza degli individui e il loro successo riproduttivo", commenta Francesco Ceresa, ornitologo del Museo di Scienze Naturali dell'Alto Adige e primo autore dello studio.
"Gli effetti congiunti di riduzione dell'habitat, scarsa dispersione ed effetti dell'inincrocio possono portare facilmente a estinzioni locali, il che riduce la dimensione complessiva della popolazione e l'estensione effettiva dell'areale riproduttivo. Infatti, estinzioni locali o forti diminuzioni di questa specie sono già state riscontrate in alcuni settori alpini".