Il delicato habitat delle grotte marine, culla di biodiversità per tantissime specie marine
Le grotte marine rappresentano un peculiare habitat naturale per una lunga serie di animali marini, e non solo. Con il termine di “grotta marina” si comprende tutte le cavità sommerse o anche solo parzialmente invase dall’acqua.
Le grotte marine rappresentano un peculiare habitat naturale per una lunga serie di animali marini, e non solo. Con il termine di “grotta marina” si comprende tutte le cavità sommerse o anche solo parzialmente invase dall’acqua.
La formazione delle grotte è indotta dall’azione, incessante, del moto ondoso che corrode le rocce, fino ad eroderle. Il mare in genere si limita a modificare con la propria azione cavità formatisi in ambiente subaereo.
In alcune zone del nostro Mediterraneo le grotte si possono sviluppare per diversi chilometri, lungo le scogliere calcaree, come sul promontorio del Monte Argentario, in Toscana, o a Capo Caccia, nella Sardegna occidentale. Ma grotte di modeste dimensioni si aprono un pò ovunque laddove ci sono falesie rocciose sommerse.
Le grotte aree di tutela della biodiversità marina
Le grotte sommerse rappresentano un ambiente ideale per lo studio dell’organizzazione delle comunità marine di fondo duro in condizioni semplificate. Dentro una grotta, il rapido attenuarsi della luce e dell’idrodinamismo fa sì che in pochi metri si possano verificare quei cambiamenti che normalmente si osservano in centinaia di metri di profondità.
Dentro le cavità sommerse possiamo trovare sia organismi sciafili tipici del circalitorale, sia organismi esclusivi di tale ambiente, sia organismi tipici di acque profonde.
Le ricerche condotte in Mediterraneo sin dal secondo dopoguerra hanno portato a ritenere che il principale fattore responsabile della modificazione dei popolamenti all’interno di grotte sottomarine sia legato alla riduzione degli apporti alimentari.
Ciò è causato dalla sensibile attenuazione della luce all’interno della grotta, che a sua volta è causa della scomparsa dei vegetali. Il confinamento legato alla riduzione dell’idrodinamismo, rende invece precario l’apporto di sostanza nutritiva dall’esterno.
Tra gli organismi vagili possiamo distinguere gli animali definiti troglofili, ovvero che conducono gran parte della loro esistenza in mare libero e penetrano le cavità per esplicare alcune funzioni trofiche, riproduttive e di rifugio, e quelli denominati troglobi, ovvero quelle specie strettamente legate agli habitat cavernicoli.
Quali animali popolano normalmente le grotte?
I popolamenti delle grotte sono quanto mai vari e diversi tra loro, in relazione alle differenti conformazioni delle cavità. Popolamenti rigogliosi di filtratori, come coralli, briozoi, madreporari e spugne si possono osservare sulle pareti delle grotte a tunnel, dove l’idrodinamismo non rappresenta un fattore limitante.
Al contrario, nelle grotte chiuse, i popolamenti divengono più poveri man mano che penetriamo all’interno della cavità. Nelle zone più confinate, solo pochi animali filtratori riescono a sopravvivere. Qui i popolamenti sono costituiti principalmente da spugne e policheti, la classe più antica del phylum degli Anellidi, comprendente circa tredicimila specie.
In quasi tutte le grotte marine vivono crostacei, come astici, aragoste e molte altre specie. Tra i pesci che più comunemente frequentano le grotte troviamo gli scorfani, i re di triglie (Apogon imberbis); particolarmente specializzati per questo ambiente sono il ghiozzo leopardo (Thorogobius ephippiatum) e la rara brotula, Oligopus ater, una specie abissale presente almeno fino a 700 metri di profondità che però è stata osservata dai subacquei nelle parti più oscure delle grotte sottomarine, anche in acque molto basse.
Le grotte e le specie coralligene
All’interno di una grotta si possono trovare pure molte specie di coralli, fra cui il famoso corallo rosso del Mediterraneo e le madrepore, come quella arancione mediterranea. Sia il corallo mediterraneo che le madrepore tropicali sono costituite da colonie di polipi, piccoli animali con un corpo a forma di sacco con un’unica apertura circondata da tentacoli.
Nel corallo i tentacoli sono otto mentre nelle madrepore sono sei o multipli di sei. Inoltre il colore delle madrepore è dato dal tessuto vivente, quindi dopo la morte dei polipi le strutture calcaree appaiono bianche, mentre il colore rosso del corallo, dovuto a ossidi e idrossidi di ferro, è il colore della struttura calcarea e persiste anche dopo la morte dell’animale.
In quasi tutte le grotte del Mediterraneo sono presenti varie popolazioni di coralli, anche a bassissima profondità. Alcune di queste hanno raggiunto dimensioni notevolissime, ma la loro sopravvivenza viene messa in discussione sia dal riscaldamento globale che dallo sfruttamento dell’uomo.