Ibernazione degli astronauti: da fantascienza a realtà
Non è la prima volta che un’idea fantascientifica si trasforma in una possibilità reale di crescita in ambito scientifico. Questo è proprio quello che sta succedendo con l’ibernazione.
Già nel 1968 Stanley Kubrick con il suo film “2001: Odissea nello spazio” aveva pensato ad una possibile soluzione per poter compiere lunghi viaggi nello spazio: l’ibernazione degli astronauti.
Da allora numerosi film hanno utilizzato questo espediente per raccontarci viaggi fantascientifici nell’Universo, ora questa soluzione sembrerebbe poter diventare realtà.
L'ESA ha intenzione di ibernare i suoi astronauti
Infatti l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, ha dichiarato di star pensando di utilizzare questa soluzione a partire dai prossimi viaggi alla volta del nostro cugino rosso: Marte.
L’ibernazione, detta anche “animazione sospesa”, consiste nell’indurre artificialmente, tramite mezzi esterni, un rallentamento delle normali funzioni vitali, senza recare danni all’organismo.
Questo stratagemma non lo abbiamo visto solamente nelle varie pellicole fantascientifiche degli ultimi 50 anni, ma lo vediamo utilizzato da sempre da alcuni animali, sia a sangue freddo come i rettili, ma anche a sangue caldo come noi: criceti, scoiattoli, tassi e orsi. Stiamo parlando del letargo.
Gli orsi come punto di partenza per il letargo indotto
Proprio gli orsi sembrano essere il miglior modello da studiare per riuscire a riprodurre il letargo indotto sull’uomo. Infatti gli orsi fisicamente sono molto simili a noi, con massa e struttura corporea molto simile agli umani, e sono in grado di entrare in letargo riducendo la loro temperatura solo di pochi gradi.
Ovviamente gli astronauti, così come gli orsi, prima di avventurarsi in lunghi viaggi spaziali dovranno seguire una dieta ingrassante in modo da avere sufficiente grasso corporeo da consumare durante il viaggio che dovrà svolgersi con temperature al di sotto dei 10 °C per prevenire l’atrofia di muscoli e ossa, e proteggere dai danni ai tessuti.
L’ibernazione quindi non sarebbe altro che una sorta di letargo indotto. In questo modo gli astronauti potrebbero rimanere dormienti durante i viaggi più lunghi e questo espediente avrebbe svariati vantaggi.
Quali sono i vantaggi dell'ibernazione?
Da un punto di vista psicologico passare intere settimane rinchiusi in piccolissimi veicoli spaziali con limitate possibilità di movimento è causa di forte stress per gli astronauti, l’animazione sospesa quindi ridurrebbe al minimo emozioni e sensazioni negative come solitudine e noia, inoltre ridurrebbe anche i livelli di aggressività legati alla reclusione.
Ci sono poi ulteriori vantaggi di natura tecnico-economica. Grazie all’ibernazione e alla riduzione del tasso metabolico gli astronauti avranno bisogno di molti meno rifornimenti e quindi si potranno costruire astronavi più piccole e meno costose e rendendo più fattibile l’esplorazione di lunga durata.
Pensate infatti che per ogni giorno di viaggio si ha bisogno di circa 30 kg di cibo e acqua per ogni astronauta.
I primi successi sperimentali
Se fino a poco tempo fa l’ibernazione era considerata un’utopia ora sembra invece una possibilità reale, soprattutto dopo che un gruppo di ricerca dell’Istituto di Tecnologia Avanzata di Shenzhen (SIAT), in Cina, è riuscito per la prima volta nella storia a indurre un’ipotermia controllata in alcuni macachi (specie che in natura non va in letargo) tramite l’attivazione di un gruppo di neuroni dell’ipotalamo.
È quindi molto probabile che in un futuro, forse non troppo lontano, potremo inviare nello spazio astronauti ibernati tramite la somministrazione di un farmaco, che quindi viaggeranno nell’universo all’interno di morbide cabine, con luci soffuse, umidità elevata e temperatura al di sotto dei 10 °C.