I ricercatori usano l'ingegneria genetica per combattere il glioblastoma con effetti collaterali minimi
I ricercatori utilizzano l'ingegneria genetica per combattere il glioblastoma con effetti collaterali minimi.
Il glioblastoma è una delle forme più devastanti di cancro al cervello. Conosciuto per la sua aggressività e resistenza ai trattamenti convenzionali, i tassi di sopravvivenza di questa malattia sono rimasti bassi per decenni, con la maggior parte dei pazienti che vive meno di due anni dopo la diagnosi. Inoltre, le opzioni terapeutiche come la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia offrono un successo limitato, in gran parte dovuto alla capacità del tumore di eludere il sistema immunitario.
In uno sviluppo promettente, gli scienziati dell'Università di Ginevra (UNIGE) e degli Ospedali Universitari di Ginevra (HUG) hanno fatto un passo avanti nel colpire il glioblastoma utilizzando le cellule CAR-T. Questa forma di immunoterapia, che prevede l'ingegnerizzazione genetica delle cellule immunitarie del paziente affinché riconoscano e attacchino le cellule tumorali, ha mostrato un potenziale in alcuni tipi di cancro.
Il team, guidato dall'Assistente Professor Denis Migliorini, ha identificato un marcatore proteico chiamato PTPRZ1 sulla superficie delle cellule di glioblastoma, che serve come bersaglio per le cellule CAR-T. Questo, secondo il team, ha permesso di riconoscere e distruggere le cellule tumorali risparmiando il tessuto cerebrale sano.
“Siamo riusciti a generare cellule CAR-T con anticorpi che hanno come bersaglio PTPRZ1”, ha spiegato Migliorini. “Questo è un primo passo verso cellule CAR-T efficaci contro i gliomi maligni”.
Tassi di sopravvivenza prolungati
Una sfida fondamentale nell'adattamento della terapia CAR-T per i tumori cerebrali è il rischio di tossicità. I trattamenti CAR-T tradizionali, che utilizzano vettori virali per modificare le cellule immunitarie, comportano rischi a lungo termine in quanto persistono nell'organismo, soprattutto nei tumori del sangue.
Il team di Ginevra ha invece utilizzato l'RNA messaggero (mRNA), che consente di modificare temporaneamente le cellule T, riducendo il rischio di effetti collaterali e consentendo loro di attaccare le cellule tumorali.
L'aspetto chiave di questa ricerca è la scoperta che le cellule CAR-T non solo colpiscono le cellule tumorali che esprimono il marcatore PTPRZ1 ma, attraverso un effetto bystander, attaccano anche le cellule tumorali prive del marcatore. Questa doppia azione rende la terapia ancora più efficace, un risultato che è stato confermato da studi preclinici su modelli murini.
Sorprendentemente, i test hanno dimostrato che la crescita del tumore è stata controllata e il tasso di sopravvivenza dei topi è stato prolungato senza alcun segno di tossicità. Inoltre, questi risultati promettenti hanno aperto la strada alla sperimentazione clinica sull'uomo.
I ricercatori hanno affermato che la somministrazione di cellule CAR-T direttamente nel tumore del cervello umanopotrebbe ridurre il rischio di tossicità per i tessuti circostanti, un aspetto fondamentale nel trattamento delle malattie cerebrali.
Anche se i risultati sono ancora in fase sperimentale, Migliorini e il suo team sperano che la loro ricerca possa un giorno offrire una nuova opzione di trattamento per i pazienti che combattono contro uno dei tumori cerebrali più letali al mondo.
Fonte della notizia:University of Geneva. "Programming cells to target brain tumours." Cancer Immunology Research, 2024.