Granchio blu: da flagello a importante risorsa, i risultati di uno studio italiano
Uno studio, tutto italiano, pero mette in evidenza come questa specie di granchio possa rappresentare pure una risorsa molto importante da sfruttare.
Il granchio blu è una delle specie aliene che negli ultimi tempi ha fatto parlare molto di sé per via dei danni che causa all’ecosistema. Uno studio, tutto italiano, pero mette in evidenza come questa specie di granchio possa rappresentare pure una risorsa.
Un gruppo di ricercatori dell’Università Ca’ Foscari stanno infatti lavorando per sfruttare il carapace di questi granchi allo scopo di estrarre la chitina, ossia un materiale che può essere utilizzata in svariati modi.
Chitina dal carapace dei granchi blu
Nell’ultimo periodo si è parlato molto dell’impatto ambientale negativo che il granchio blu sta avendo in Italia in quanto si tratta di una specie aliena invasiva, ma un team di ricercatori dell’Università Ca’ Foscari sta scoprendo come “sfruttare” al meglio questi animali.
Gli esperti hanno infatti scoperto come estrarre e trasformare la chitina presente nei carapaci in un materiale utile per svariati impieghi. Questo biopolimero infatti può essere impiegato in svariati modi tra cui la realizzazione di packaging oppure in prodotti biomedicali.
La chitina viene per la maggior parte estratta dagli scarti dell’industria ittica e dunque arriva dai carapaci di granchi e gamberi. Proprio per tale motivo, non appare affatto strana l’ipotesi di sfruttare l’opportunità di isolare chitina dal carapace del granchio blu.
Iniziate le applicazioni sperimentali
Gli scienziati che stanno lavorando al progetto vogliono allora isolare la chitina dai carapaci in maniera il più efficiente possibile. La professoressa di Chimica generale e inorganica, Claudia Crestini, ha spiegato nel dettaglio che “attraverso il nostro processo, siamo in grado di isolare e modificare chimicamente una frazione nanocristallina della chitina, un polimero completamente naturale”.
Questo processo è altamente scalabile a livello industriale e offre una vasta gamma di possibilità di produzione. Le nanostrutture risultanti sono state impiegate per sviluppare materiali con caratteristiche straordinariamente innovative, aprendo la strada a nuove prospettive nell’ambito della tecnologia dei materiali.
Attualmente gli ambiti di applicazione dal punto di vista sperimentale sono il packaging sostenibile, la biomedicina e la protezione per i materiali scrittori. La volontà è quella di ottenere un film flessibile che possa essere abbinato a sostanze naturali allo scopo di ottenere dei cerotti speciali attenti all’ambiente.
Soluzioni naturali
Come appare chiaro, le soluzioni a cui si sta lavorando sono naturali e dunque amiche dell’ambiente. Matteo Gigli, e il dottorando Daniele Massari del Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi, ha dichiarato “grazie alla loro biocompatibilità ed emocompatibilità, questi film possono essere utilizzati in applicazioni mediche. La loro composizione chimica può essere variata per ottenere film adesivi o antiadesivi con proprietà simili all’eparina, offrendo soluzioni personalizzate per le esigenze mediche”.
I ricercatori dell’Università Ca’ Foscari stanno studiando un modo per riuscire a trovare un metodo efficace allo scopo di estrarre chitina dal carapace dei granchi blu. Come abbiamo visto in questo articolo, è chiaro che una scoperta simile porti grandi vantaggi in quanto tale materiale rappresenta una bella soluzione per produrre svariati oggetti.