Freddo mancato: perché le ondate di gelo vengono spesso ridimensionate dai modelli meteo?
Annunci di grande gelo e neve e poi ecco che improvvisamente i modelli “cambiano idea”, con delusione nel mondo dei meteo appassionati. Perché è così difficile prevedere le irruzioni fredde? Ecco i motivi scientifici e anche psicologici.
Puntualmente in inverno gli appassionati di meteorologia fremono per l’attesa di ondate di gelo e nevicate. Ad incrementare l’attesa, i titoli di molti siti che enfatizzano, spesso senza base nei modelli, le ondate di freddo con titoli e annunci clamorosi.
Annunciate spesso per date cruciali, 8 dicembre, Natale, Capodanno, Befana, Carnevale e Pasqua, o per la settimana seguente, man mano che ci si avvicina all’evento ecco che i modelli spesso deludono le aspettative, attenuando o cancellando in toto l’irruzione. Ecco i motivi scientifici, psicologici e di percezione di queste delusioni cocenti.
L’incertezza dei modelli a medio termine
Così si chiamano le previsioni da 96 a 240 ore. A questa scadenza, malgrado i miglioramenti della moderna modellistica, i modelli non possono prevedere il dettaglio dei valori di temperatura, e hanno spesso grandi incertezze spaziali. In pratica, vengono di solito inquadrati bene i grandi cambiamenti di circolazione e la formazioni di potenti centri di azione, ma con ampie incertezze nella loro collocazione.
Questo avviene per la scarsa predicibilità dell’atmosfera, sono noto le leggi fisiche, ma le formule vanno approssimate per alleggerire i calcoli e il sistema atmosfera è per sua natura caotico. Il risultato è che i modelli sono estremamente sensibili alle condizioni iniziali, e specie su eventi inusuali come le ondate di freddo questa incertezza aumenta. Paradossalmente l’incertezza è invece minore di fronte a opposte ondate di caldo.
E’ il noto effetto farfalla, secondo la frase del padre della teoria del Caos, Edward Lorenz, “Può il batter d'ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?", titolo di una conferenza tenuta da Lorenz nel 1972.
La sensibilità dei modelli alle ondate di freddo
Le ondate di gelo dipendono da specifiche e rare configurazioni bariche. Per l’Italia, la classica situazione vede un poderoso anticiclone con massimo a latitudini settentrionali, meglio sulla Scandinavia. Per la neve diffusa serve poi la classica depressione retrograda che muove dall’Europa orientale al Mediterraneo.
Inoltre le masse d’aria gelide provengono da aree polari, artiche e Siberia dove sono scarse le osservazioni al suolo, rendendo più incerti i dati di inizializzazione dei modelli.
Differenze fra modelli e le previsioni Ensamble
Molti meteo appassionati consultano il modello americano GFS, notoriamente con marcati bias freddi, ovvero accentua le ondate di gelo a medio e lungo termine. Inoltre questo modello ha minor risoluzione dei modelli europei, ed è ottimizzato per il nord America.
Spesso infatti i run di GFS differiscono dal modello ECMWF, nostro riferimento, e dall’altro eccellente modello tedesco, ICON.
Inoltre il non esperto consulta solo il modello operativo, con scarsa attenzione ai prodotti di ensamble più complessi come il cluster, raggruppamenti di diversi scenari barici disponibili nel sito ECMWF.
Per interpretare questi prodotti occorre conoscenza delle loro basi e formazione, e danno maggiori informazione rispetto ai plume, impropriamente detti spaghetti, che offrono un quadro solo puntuale e a una certa quota, spesso per la temperatura a 850 hPa.
In pratica, il meteorologo professionista con questi prodotti avanzati capisce subito quanto è realistico uno scenario di irruzione di gelo.
Aspettative degli appassionati e dei media
Il meteo appassionato spesso si concentra sui prodotti e modelli che propongono ciò che più desidera, gelo e neve. Analogamente molti media enfatizzano le notizie che trovano nei social e nei siti che annunciano gelo e neve.
Al cambio di previsioni, ecco la delusione, le accuse ai modelli di essere sbagliati o inutili, di aver “cambiato previsione”. In realtà i modelli non cambiano idea, ma ricalcolano. Altrettanto il modello operativo non “sceglie” fra gli “spaghetti” un certo scenario, nei plume, questo il loro nome corretto, ci sono vari membri di previsione, di cui uno è quello operativo.
E quando all’avvicinarsi dell’evento i modelli precisano meglio la portata di una irruzione, ridimensionandola, la delusione in chi ne aveva aspettativa è tanta, mentre non ne resta sorpreso il meteorologo professionista.
Professionalità e deontologia
Per comunicare le previsione serve una solida base scientifica, ma anche doti di comunicazione e soprattutto deontologia professionale. La previsione è una scienza, e si basa in modo simile alla medicina su un processo di analisi, diagnosi e prognosi.
Il ridimensionamento delle ondate di freddo è un fenomeno frequente e noto ai previsori esperti, che ne tengono conto nel formulare bollettini e scrivere articoli. La chiave per gestire le aspettative è conoscere la natura caotica dell’atmosfera e gli aspetti probabilistici delle previsioni, non lasciarsi prendere la mano dall’entusiamo e avere per cosi dire la situazione sotto controllo. In meteorologia, la pazienza è fondamentale!