La formica di fuoco colonizza la Sicilia, ecco perché è pericolosa

La Solenopsis invicta proviene dal Sudamerica e colonizza nuove aree del globo spostandosi attraverso le navi cargo cariche principalmente di frutta o terra. Gli esemplari identificati a Siracusa sembrano arrivare, però, dagli Stati Uniti o dalla Cina.

La formica di fuoco proviene dal Sudamerica e colonizza nuove aree del globo spostandosi attraverso le navi cargo cariche principalmente di frutta o terra.

La notizia, ormai ufficiale, non può non destare preoccupazione. Fra le tantissime specie aliene, in Sicilia per la prima volta è stato accertato l’esistenza dei primi nidi di formica rossa di fuoco, originaria delle foreste tropicali dell’America meridionale.

Secondo una recente ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Current Biology, nel siracusano sarebbero stati censiti ben 88 nidi di formica rossa di fuoco, conosciuta col nome scientifico Solenopsis invicta o quello di formica guerriera, considerata la quinta più pericolosa al mondo per i danni che può provocare.

La Solenopsis invicta proviene dal Sudamerica e colonizza nuove aree del globo spostandosi attraverso le navi cargo cariche principalmente di frutta o terra. Gli esemplari identificati a Siracusa sembrano arrivare, però, dagli Stati Uniti o dalla Cina, due Paesi dove l’insetto si è diffuso nell’ultimo secolo, oltre che in Australia e Messico.

Le caratteristiche della formica guerriera

Gli esemplari sono dotati di un pungiglione doloroso per gli esseri umani, che può, in casi particolari, generare shock anafilattici. Sono in grado di dare vita a grandissime colonie in cui comanda più di una regina e sono note per la loro capacità di infestare i dispositivi elettronici come computer e televisori, provocando notevoli danni. Il danno globale stimato ogni anno è di ben 5,6 miliardi di euro.

Le operaie di Solenopsis invicta sono di colore bruno rossastro di piccole dimensioni, con una lunghezza che va dai 2 mm ai 4 mm. Sono dotate di un pungiglione velenoso che infligge punture molto dolorose, paragonabile a un fiammifero acceso conficcato sotto la pelle. Le regine di questa specie hanno una lunghezza che va dai 6 mm ai 8 mm. Sono di colore molto simile a quello delle operaie.

. Gli esemplari identificati a Siracusa sembrano arrivare, però, dagli Stati Uniti o dalla Cina, due Paesi dove l’insetto si è diffuso nell’ultimo secolo, oltre che in Australia e Messico.

Le formiche di fuoco a Siracusa

I nidi nel Siracusano sono stati trovati dai biologi in un’area di circa 5 ettari, vicino alla foce del fiume Ciane, parco naturale a sud del porto della città, dove si crede le formiche siano approdate. La specie potrebbe essere stanziata lì già da anni, come testimoniano le punture subite dagli abitanti della zona.

Il rischio, come spiega uno studio su Current Biology, ora, è che la specie prenda piede non solo in Sicilia ma in Italia e in tutta Europa entrando in competizione con le più deboli specie autoctone ma anche con altri insetti e animali erbivori per il cibo, ovvero piante locali e colture. Il clima della città di Siracusa, purtroppo, è adatto alla proliferazione delle formiche di fuoco, così come buona parte delle aree mediterranee dell’Europa.

L’identificazione e l’eradicazione

Si stima che circa il 50% del territorio del continente potrebbe potenzialmente ospitarle, comprese città come Barcellona, Roma, Londra e Parigi. Inoltre, il cambiamento climatico in futuro potrebbe rendere abitabili zone che al momento non lo sono.

L’Australia, riporta il Guardian, spende ogni anno 240 milioni di euro per eradicare le formiche di fuoco. Finora, l’unico Paese al mondo ad essere riuscito nell’operazione è la Nuova Zelanda, nel 2001.

Attualmente, la cosa più importante è contenere la diffusione della specie, e «tutti giocano un ruolo importante nell’identificazione della S. Invicta», spiega Mattia Menchetti, principale autore dello studio su Current Biology. «Considerando che si trova spesso in aree urbane o poco lontano, è possibile identificare questa specie di formica a causa delle sue dolorose punture e della forma dei suoi nidi che può essere sottoposta all’occhio di un esperto», aggiunge il biologo.