Forme di vita extraterrestre potrebbero captare i segnali che noi inviamo nello spazio
Un team di ricercatori ha analizzato la possibilità che una civiltà extraterrestre possa captare i segnali che quotidianamente emettiamo dal nostro pianeta.
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Ci è capitato spesso di parlare del SETI, acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence, ovvero il programma dedicato alla ricerca di forme di vita intelligente extraterrestre.
Il programma non si occupa quindi di cercare forme di vita qualsiasi ma vere e proprie civiltà abbastanza evolute da poter inviare segnali radio nel cosmo. Nel frattempo si occupa anche di inviare segnali della nostra presenza a queste eventuali civiltà in grado di captarli.
Questa azione attiva del SETI lascia intendere che se effettivamente esistono delle civiltà evolute come la nostra da qualche parte nell’universo, probabilmente anche loro stanno cercando segnali che indichino che non sono soli.
Magari in un mondo lontano esiste un analogo del SETI che setaccia il cosmo con i suoi radiotelescopi alla ricerca di altri segnali di vita.
Da che distanza potremo essere captati?
Partendo da queste supposizioni un gruppo di ricercatori ha portato avanti uno studio per capire effettivamente da che distanza eventuali forme di vita intelligente riuscirebbero a captare i segnali che noi quotidianamente emettiamo dalla Terra.
Lo studio è stato di recente pubblicato sulla rivista The Astronomical Journal e la prima autrice, Sofia Sheikh è affiliata al SETI Institute, al Penn State Extraterrestrial Intelligence Center e al Breakthrough Listen presso UC Berkeley.
Immaginando quindi che altre civiltà abbiano seguito un percorso simile al nostro e che proprio ora, mentre discutiamo di questo argomento, stiano cercando segnali nel cielo, viene da chiedersi: come una di queste civiltà potrebbe rilevare le nostre tecnofirme se disponesse della nostra stessa tecnologia attuale?
È proprio a questa domanda che Sheikh e i suoi colleghi hanno tentato di dare una risposta.
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I ricercatori hanno quindi esaminato diversi tipi di tecnofirme, come ad esempio trasmissioni radio, segnali a microonde, tecnofirme atmosferiche come il biossido di azoto (NO₂), i satelliti e persino le luci delle città. Hanno esaminato tutti questi segnali nel loro complesso, assieme, senza analizzarne uno separatamente dall’altro.
Immaginiamo quindi che una ipotetica sonda aliena stia viaggiando nell’universo cercando segnali di altre civiltà, quale sarebbe la prima tecnofirma terrestre che riuscirebbe a captare?
Secondo i ricercatori il nostro primo segnale rilevabile sarebbe il nostro radar planetario, utilizzato per individuare asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra. I segnali che invia questo radar planetario sono molto simili a quelli emessi fino a poco tempo fa dall’ormai dismesso Osservatorio di Arecibo e sono rilevabili fino a circa 12.000 anni luce di distanza, ovvero all’incirca la distanza della Nebulosa Girino (IC 410).
L’ipotetica sonda aliena per riuscire a rilevare un’altra nostra tecnofirma dovrebbe compiere un lungo viaggio per portarsi a circa 100 anni luce di distanza da noi e riuscire quindi a rilevare i degnali del Deep Space Network della NASA. Si tratta di un sistema di antenne utilizzato dall’agenzia spaziale statunitense per riuscire a comunicare con le sue sonde spaziali sparse nel nostro sistema solare.
Per riuscire però a captare la miriade di tecnofirme che emettiamo la civiltà extraterrestre dovrebbe avvicinarsi ancora di più a noi e porsi ad appena 4 anni luce di distanza, vicino a Proxima Centauri, la stella più vicina a noi.
I segnali che emettiamo cosa raccontano di noi?
Da questa distanza la sonda aliena potrebbe rilevare i nostri laser, le emissioni di NO₂ nell’atmosfera e addirittura i segnali LTE dei nostri cellulari.
Lo studio non si è però limitato a questo, ha mostrato come la nostra impronta tecnologica stia crescendo negli anni e ha tentato di immaginare cosa una civiltà extraterrestre potrebbe dedurre su noi terrestri basandosi esclusivamente sulle tecnofirme.
La nostra forte dipendenza dalle onde radio che immagine fornisce di noi?
Purtroppo a questa e altre domande non abbiamo ancora trovato risposte ma sicuramente utilizzare l’approccio di questo gruppo di ricerca è un buon esercizio anche per aumentare la coscienza di noi stessi nell’universo.
Riferimenti allo studio:
Sofia Z. Sheikh et al 2025 AJ 169 118 - Earth Detecting Earth: At What Distance Could Earth's Constellation of Technosignatures Be Detected with Present-day Technology? DOI 10.3847/1538-3881/ada3c7