Ecco come le sempre più frequenti fasi siccitose stanno cambiando i boschi mediterranei
Siccità particolarmente intense e prolungate possono causare direttamente la morte degli alberi. Inoltre, la siccità influenza anche il ciclo riproduttivo degli alberi, ossia la fioritura, l’impollinazione, la fruttificazione e le probabilità di sopravvivenza delle giovani piantine.
Le manifestazioni principali del cambiamento climatico sono l’aumento delle temperature medie annuali e stagionali, l’alterazione del regime delle precipitazioni (con piogge più intense ma meno frequenti), l’aumento di eventi estremi (trombe d’aria, alluvioni, ondate di calore e incendi boschivi).
Tra questi fenomeni, uno dei più preoccupanti nel bacino del Mediterraneo è l’aumento delle fasi siccitose. Gli organismi che vivono nel bosco, in particolare gli alberi, stanno già affrontando una grossa sfida. In queste settimane lo stiamo sperimentando nel Sud Italia e in altre aree del Mediterraneo.
I tre tipi di siccità
Esistono tre tipi di siccità: siccità meteorologica, siccità agricola e siccità idrologica. Quella meteorologica, che corrisponde a una diminuzione della pioggia rispetto alle medie climatiche di lungo periodo, misurata con indici quantitativi come i millimetri di precipitazione accumulata o il numero di giorni senza pioggia.
La siccità idrologica, che, in seguito alla assenza della pioggia nel bilancio idrico, determina una diminuzione del deflusso superficiale, della portata di fiumi e laghi, e della quantità di acqua circolante nel sottosuolo. Normalmente, questi effetti si manifestano con un ritardo di alcune settimane rispetto alla siccità meteorologica.
Per finire abbiamo la siccità agricola, che si riferisce agli impatti della siccità meteorologica e di quella idrologica sulle coltivazioni e sulla vegetazione naturale. Per essere definita correttamente, la siccità agricola deve tener conto della vulnerabilità dei diversi tipi di coltura o vegetazione e della loro fase di sviluppo, dalla germinazione del seme alla maturità.
Come fanno gli alberi a resistere a questi lunghi periodi siccitosi?
Come per tutti gli esseri viventi, anche per gli alberi l’acqua è fondamentale. Quando non ne hanno a sufficienza, le piante tendono a rallentare la fotosintesi. La riduzione dell’attività fotosintetica è uno degli effetti più evidenti e studiati della siccità, perché determina non solo una riduzione della quantità di legno prodotta, ma anche del sequestro di carbonio nella biomassa forestale.
Secondo un recente studio le siccità di grande intensità, che si verificheranno sempre più frequentemente nel corso del ventunesimo secolo, ridurranno la quantità di carbonio che gli alberi possono assorbire per mezzo della fotosintesi di oltre tre volte in più rispetto a quanto avvenuto in occasione delle siccità verificatesi finora.
Siccità più frequenti ed intense provocheranno cambiamenti nel paesaggio forestale, come osservato da due studi scientifici coordinati dalle Università di Monaco e Wurzburg, in Germania, nelle foreste dell’Europa centrale, dove si sono osservate estese aree di deperimento e morte degli alberi in seguito alla siccità dell’estate 2018.
Ecco come l’aumento delle fasi siccitose cambierà il nostro patrimonio boschivo
L’aumento di frequenza delle fasi siccitose, come avviene da anni nell’Italia meridionale e fra Sardegna e Sicilia, rischia di causare una sorta di sostituzione di specie vegetali e di comunità forestali, passando da boschi sempreverdi, come le leccete, a formazioni di macchia mediterranea, con numerose specie arbustive, tipiche dei climi più aridi.
Anche in altre regioni, potremmo osservare un cambiamento delle specie di alberi che popolano il bosco. Uno dei maggiori problemi di questi cambiamenti è la loro velocità che potrebbe non consentire adattamenti come nel passato.
Come le piante stanno reagendo allo stress idrico
Non tutte le specie arboree subiscono gli effetti della siccità allo stesso modo. Esistono specie piú resistenti e specie più resilienti (che sono maggiormente capaci di riprendersi dopo la siccità). Tutte queste specie adottano strategie di risposta alla siccità molto diverse tra loro.
Le specie chiamate isoidriche, tra cui i pini mediterranei, ai primi segnali di stress idrico chiudono gli stomi, aperture microscopiche che si trovano sulle foglie ed attraverso le quali avviene la fotosintesi con assorbimento di anidride carbonica e perdita di acqua sottoforma di vapore (la traspirazione).
Diversamente, le specie anisoidriche, come i pioppi e alcune querce caducifoglie, mantengono gli stomi aperti fino a quando l’intensità della siccità raggiunge valori elevati. Questo comporta un grande dispendio di acqua, ma permette alla pianta di fotosintetizzare anche in condizioni mediamente siccitose.
Benché questa seconda strategia comporti un consumo di acqua più elevato, le specie anisoidriche sono presenti pure in ambienti siccitosi.
Un recente studio condotto da ricercatori italiani e spagnoli ha confermato che le specie con radici più profonde riescono ad accedere alle risorse idriche in profondità, che si esauriscono più difficilmente, riuscendo a fronteggiare meglio i periodi di siccità.