I "derecho", le tremende tempeste osservate di recente in Italia e Corsica
I violentissimi temporali che nei giorni scorsi hanno interessato la Corsica e la costa di Liguria e Toscana sono stati classificati dagli esperti come un vero e proprio episodio di "derecho" in Europa.
Nei giorni scorsi una vasta linea temporalesca, nata sul Mediterraneo centro-occidentale, sul mare delle Baleari, ha percorso oltre 1000 miglia, investendo la Corsica, le coste dell’Italia settentrionale, fino alla Slovenia, Austria e Repubblica Ceca.
Questi temporali sono stati accompagnati da venti distruttivi, che hanno raggiunto i 200 km/h sul nord della Corsica, e oltre 140-150 km/h sulle coste italiane, fra il levante ligure e l’alta Toscana, fino al Veneto, con danni ingenti persino a Venezia.
Il fronte delle raffiche ha scavalcato le Alpi orientali, causando danni e disagi persino in Austria e nella vicina Slovacchia. Secondo le cronache locali almeno una dozzina di persone sono rimaste uccise nella tempesta, che ha lasciato senza elettricità decine di migliaia di persone, fra Corsica, nord Italia.
Si è trattato di un vero “derecho”?
Gli esperti europei hanno affermato che il complesso sistema temporalesco sembrava rispecchiare lo schema di un derecho, ossia estese linee temporalesche, che possono estendersi per centinaia di miglia lungo le pianure degli USA, causando numerosi danni a seguito dei forti rovesci di pioggia, delle grandinate, dei rapidi e improvvisi colpi di vento prodotti dai “downbursts” (che possono raggiungere l’intensità di un uragano).
In questo caso il fronte di raffica ha viaggiato per oltre 600 miglia, dalla Corsica alla Repubblica Ceca meridionale, raggiungendo velocità fino a oltre 150 km/h.
Nell’episodio di giovedì 18 agosto 2022 l’intensità dei focolai temporaleschi è stata aumentata sensibilmente da una massa d’aria molto calda e umida preesistente da più giorni nei bassi strati, assieme alla presenza di acque superficiali del mare estremamente calde, fra mar di Corsica, mar Ligure e Tirreno, con valori fino a oltre +29°C. Insomma una enorme mole di energia termica a disposizione per l’atmosfera, tutto carburante da bruciare per i moti convettivi.
Ma come si sviluppa un evento di “derecho”?
Il “derecho” in genere sorge in un’area di divergenza del vento nei livelli superiori della troposfera. Tale area di divergenza della “corrente a getto” deve sovrastare una regione dove prevale un flusso di aria calda e molto umida nei bassi strati, a seguito di una ondata di calore (“heat waves“).
La sovrapposizione dell’area di divergenza del “getto” al di sopra di una intensa avvezione calda spesso produce una zona di profonda convezione che può favorire l’insorgere di intensi sistemi temporaleschi a mesoscala che possono unirsi in un fronte continuo. Una volta formato il fronte temporalesco si unisce in un unico blocco muovendosi velocemente, seguendo l’andamento delle correnti nella media e alta troposfera.
Gli eventi di “derecho” più intensi in nord America si verificano soprattutto in estate, nelle aree caratterizzata da un forte “wind shear verticale” (variazioni di velocità e direzione del vento man mano che si sale di quota). A differenza delle tradizionali “squall line”, il “derecho”, durante la sua avanzata verso est o nord-est, in direzione della costa atlantica statunitense, assume la forma di un arco o di una prua di una nave più o meno pronunciata, definito “bow echo”.
L’insorgenza di questo arco, che rappresenta la parte avanzate del fronte temporalesco, è originata dalla formazione di un’area di pressione molto più elevata nella parte sommitale del sistema convettivo a mesoscala avanzante.
Questa area di alta pressione si forma a causa del forte movimento discendente presente dietro i potenti “downburst” che spesso escono per diversi chilometri dalla linea del fronte avanzante, anticipando l’imminente arrivo dei temporali. Le dimensioni di questo arco possono variare a seconda delle situazioni, variazioni significative possono indebolire o estinguere quasi del tutto il “derecho”.
Durante la stagione invernale i “derechos” generalmente si sviluppano all’interno di un flusso di venti da sud-ovest nella media e bassa troposfera in un contesto di moderata instabilità atmosferica e alti valori di “shear” del vento (più di 20 m/s in più i 5000 metri).
Quando è possibile classificare un “derecho”?
Secondo il National Weather Service un episodio di “derecho” è classificato come un esteso e lungo fronte temporalesco che è preceduto o accompagnato da forti colpi di vento, che raggiungono e superano i 50 nodi, circa i 93 km/h (58 mph). Tali velocità, davvero considerevoli, devono presentarsi lungo l’intero arco del fronte temporalesco che deve mantenersi in vita per un periodo di almeno 6 ore.
Proprio per questi motivi il “derecho” può riuscire a compiere più danni di una tempesta tropicale o un vero e proprio uragano visto l’estensione dei forti colpi di vento e i forti fenomeni precipitativi che ne fanno seguito.
I “derechos” sono in possesso di un’alta velocità di propagazione e di una rapida crescita in avanti. Hanno un aspetto distintivo radar (noto come un arco), con diverse caratteristiche uniche, come la manifestazione di due o più “downbursts” di fila. All‘interno di un nucleo temporalesco si possono raggruppare più “downbursts“, creando dei “macrobursts“.
Questi rettilinei campi di vento possono superare i 160 km/h, mentre nei casi estremi, come quello del 30-31 Maggio del 1998 fra il sud del Canada e l’area dei Grandi Laghi, le raffiche di vento prodotte dai “Macrobursts” possono divenire talmente violente toccando i 250 km/h, sradicando interi boschi, causando ingentissimi danni alle abitazioni.
Alcuni dati sui “derechos”
I dati raccolti dal Servizio Meteorologico Nazionale degli Stati Uniti e da altre organizzazioni di meteorologia, mostrano che una grande fetta del territorio del centro-nord degli Stati Uniti, del Canada e di gran parte della superficie dei Grandi Laghi, si può aspettare colpi di vento superiori, dai 135 km/h ai 190 km/h, almeno una volta ogni 50 anni.
Questa raccolta dati comprende pure le potenti tempeste di vento prodotte dai profondi cicloni extratropicali. Sugli Stati Uniti solo le coste che si affacciano sul Golfo del Messico o all’Atlantico, vedi soprattutto le Everglades, possono sperimentare condizioni eoliche ben più estreme durante il “landfall” di grandi uragani che raggiungono la 4^ categoria della Saffir-Simpson, con venti medi sostenuti capaci di oltrepassare la soglia molto pericolosa dei 220 km/h.