Cosa ci riveleranno i campioni dell’asteroide Bennu?
La sonda Osiris-Rex è tornata sulla Terra e al suo interno contiene dei campioni dell’asteroide Bennu che attendono solo di essere analizzata dagli scienziati della NASA.
La prima parte della missione OSIRIS-REx (Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, Security, Regolith Explorer) della NASA si è conclusa con successo il 24 settembre scorso, quando la sonda ha effettuato il suo rientro sulla Terra.
Infatti dopo ben 3 anni dall’aver raggiunto il suo obiettivo principale, ovvero ottenere un campione dell’asteroide 101955 Bennu, un asteroide near-Earth del gruppo Apollo, la sonda è riuscita a tornare con successo sul nostro pianeta per permettere agli scienziati della NASA di analizzarne il suo contenuto.
Ricordiamo che un asteroide near-Earth (NEA) è un asteroide la cui orbita è vicina a quella della Terra, ed alcuni di essi possono costituire anche un potenziale pericolo per il nostro pianeta in quanto le loro orbite intersecano quella terrestre, tra questi non è escluso che ci possa essere in futuro anche 101955 Bennu.
Si passa alla seconda fase della missione
Poco più di una settimana fa quindi la sonda ha attraversato l’atmosfera terrestre senza subire danni ed è atterrata nel deserto dello Utah.
Al momento quindi i ricercatori stanno aprendo con molta cura la capsula per riuscire ad analizzarne il contenuto. Questa fase è estremamente delicata in quanto sarà di fondamentale importanza non danneggiare il contenitore, rischiando di contaminare i campioni e compromettere qualunque ricerca scientifica futura.
Infatti al momento il pericolo maggiore è proprio quello di contaminare biologicamente le polveri e rocce spaziali. Non ci aspettiamo di trovare del materiale biologico su questi frammenti di asteroide, anche perché non conosciamo forme di vita in grado di sopravvivere in un ambiente di quel tipo, ma l’analisi del campione potrebbe darci importanti dettagli sulle fasi iniziali del sistema solare, sulla formazione di pianeti rocciosi e quindi anche sulla formazione della Terra.
Non solo, la scelta di studiare proprio questo asteroide è stata fatta anche per un altro motivo, come abbiamo precedentemente accennato Bennu potrebbe rientrare tra i NEA pericolosi per la Terra nel futuro.
Bennu potrebbe essere effettivamente un pericolo?
Difatti nel 2009 è stato pubblicato uno studio di dinamica orbitale che ha come primo autore il matematico e astronomo Andrea Milani. Questo studio ha evidenziato come tra il 2169 e il 2199 Bennu potrebbe effettuare ben 8 potenziali impatti con il nostro pianeta. Il team di ricerca ha però trovato una probabilità di impatto entro e non oltre lo 0,07%, questo però con le limitate informazioni riguardo all’asteroide in possesso fino a quel momento.
Successivamente altri studi, che hanno potuto utilizzare alcuni dati preliminari della missione OSIRIS-REx, hanno abbassato questa probabilità tra lo 0,057% e lo 0,037%.
Per riuscire a valutare con maggiore accuratezza il rischio di impatto con Bennu è necessario acquisire informazioni morfologiche più dettagliate per ricavare più precisamente l’effetto YORP a cui il corpo è soggetto, ossia per ottenere i fattori che influiscono sulla velocità di rotazione dei corpi di piccole dimensioni del sistema solare.
Al momento l’asteroide Bennu occupa il primo posto nella tabella del Sentry per il rischio di impatto con la Terra, con il valore più alto della Scala Palermo, una scala logaritmica utilizzata dagli astronomi per valutare il rischio di impatto di un near-Earth object.
Restiamo quindi in attesa dei risultati delle future analisi per ottenere informazioni più dettagliate su questo asteroide potenzialmente pericoloso per il nostro pianeta.