Come le grotte vulcaniche possono aiutarci a trovare forme di vita extraterrestre

Il pianeta rosso ha molte analogie con la Terra e per questo un team di ricercatori ha studiato alcune grotte vulcaniche, simili a quelle marziane, per scoprire quali microrganismi possano vivere in queste condizioni.

Grotte Vulcaniche
Nelle grotte vulcaniche dell'isola di Lanzarote sono stati scoperti indizi che fanno sperare nella presenza in passato di forme di vita extraterrestre su Marte.

A volte alcune ricerche vengono svolte “da remoto”, è il caso di quella di cui parleremo in questo articolo. Infatti un gruppo internazionale di ricercatori attraverso lo studio approfondito di alcuni tubi di lava, ossia grotte formate dalla lava una volta raffreddata dopo le eruzioni vulcaniche, ha scoperto indizi sugli antichi ambienti terrestri che però potrebbero essere importanti anche nella ricerca della vita su Marte.

La ricerca è stata svolta sull’isola spagnola di Lanzarote, a ovest del Nord Africa. Qui il team di scienziati ha esplorato sei tubi di lava, alcuni talmente grandi da essere usati per concerti sotterranei, per raccogliere depositi minerali.

Questo studio ha visto la collaborazione di ricercatori da varie parti del mondo, dall’Italia, dalla Spagna, dal Portogallo e persino dagli Stati Uniti, in particolare dalla Florida.

Grotte terrestri analoghe a quelle marziane

Le grotte vulcaniche analizzate rappresentano degli analoghi molto preziosi per le grotte marziane, e la ricerca di minerali e microrganismi in questi ambienti è molto utile per la ricerca di vita extraterrestre.

Questo sito nell’isola di Lanzarote è stato scoperto diversi anni fa, ma è la prima volta che viene completato uno studio così dettagliato.

Tra i particolari più interessanti scoperti è che la roccia vulcanica nei tubi di lava creava un ambiente protettivo che aiutava a schermare i minerali e i composti organici dagli agenti atmosferici, preservandoli come testimonianze di ecosistemi antichi.

Grazie a questa ricerca sono state identificate firme biologiche conservate, tra cui solfati di calcio e sodio, il che indica che in passato in queste grotte c’era una viva attività microbica e c’era la presenza di microrganismi attivi, come batteri.

Marte
I risultati ottenuti con questa ricerca potrebbero dare il via a nuove missioni con obiettivo il pianeta rosso.

I ricercatori per raggiungere questi importanti risultati hanno utilizzato varie tecniche avanzate molecolari, isotopiche e mineralogiche per riuscire a esaminare nel dettaglio questi depositi e raggiungere così una completa comprensione dei dati scoperti. Lo studio è stato poi pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment.

Come questo si lega alle grotte marziane?

Questo studio estremamente dettagliato non è utile solo per la conoscenza del passato della Terra, aumentando la nostra comprensione dei cambiamenti geologici e ambientali del nostro pianeta, ma ha implicazioni significative anche per l’astrobiologia, in particolare per l’identificazione di eventuali firme biologiche su Marte e su altri corpi celesti.

Infatti i tubi di lava marziani, così come quelli di Lanzarote, sono ugualmente schermati dagli agenti atmosferici e quindi, analogamente con quelli terrestri, probabilmente contengono anche loro minerali ricchi di solfati che potrebbero addirittura conservare segni di vita microbica passata.

Si tratta quindi di incredibili indizi sulla potenziale vita oltre la Terra e questi risultati potrebbero addirittura influenzare in modo decisivo l’approccio futuro degli scienziati nell’esplorazione planetaria, portando alla ideazione di future missioni dedicate proprio a questo tipo di analisi.

La ricerca del team di scienziati non si ferma qui, infatti i ricercatori stanno già pianificato di svolgere analisi simili sulle nuove grotte vulcaniche formatesi di recente in Islanda.

Riferimenti allo studio:

Palma, V., De la Rosa, J.M., Onac, B.P. et al. Decoding organic compounds in lava tube sulfates to understand potential biomarkers in the Martian subsurface. Commun Earth Environ 5, 530 (2024). https://doi.org/10.1038/s43247-024-01673-4