Che fine ha fatto l’atmosfera di Marte? Uno studio appena pubblicato potrebbe aver risolto il mistero

Osservando la superficie del pianeta rosso appare evidente che un tempo su Marte scorrevano fiumi. Questi però per esistere avevano bisogno di un’atmosfera che adesso è sparita. Dov’è finita?

Marte Terra
Sulla superficie di Marte potrebbe essere nascosta in bella vista un'importante risorsa per la nostra civiltà.

Molto probabilmente in un passato remoto, circa 3 miliardi di anni fa, Marte non era l’arido pianeta che conosciamo ora. Si pensa infatti che la sua superficie fosse solcata da rigogliosi fiumi e ci fossero ampie distese di acqua simili ai laghi e agli oceani che abbiamo sulla Terra.

Per avere fiumi e oceani liquidi Marte doveva avere anche una densa atmosfera, fondamentale per impedire che quell’acqua congelasse. Al momento però il pianeta possiede solo una sottilissima atmosfera, assolutamente non sufficiente per mantenere acqua liquida sulla superficie del pianeta rosso che infatti si presenta freddo e secco.

Allora che fine ha fatto l’atmosfera di Marte? Che cosa l’ha portata ad assottigliarsi fino ai livelli odierni?

Dov'è finita l'atmosfera di Marte?

Questo è uno dei misteri del pianeta rosso su cui scienziati e ricercatori si sono interrogati per moltissimo tempo, ora però sembrerebbe essere arrivata una svolta.

Infatti due geologi del MIT (Massachusetts Institute of Technology), una delle più importanti università di ricerca al mondo, potrebbero aver trovato una risposta a questi quesiti. Secondo i ricercatori infatti l’atmosfera marziana potrebbe essere intrappolata nella superficie argillosa del pianeta.

Lo studio è stato pubblicato pochi giorni fa sulla rivista Science Advances e ha come autori Joshua Murray, un dottorando del MIT e il professor Oliver Jagoutz.

Secondo i geologi durante l’epoca in cui l’acqua era ancora presente su Marte è iniziato un lento processo chimico che potrebbe aver estratto l’anidride carbonica dall’atmosfera, immagazzinandola sotto forma di metano nei minerali argillosi del pianeta rosso.

Per sviluppare la loro teoria i ricercatori si sono ispirati a quello che effettivamente accade sulla Terra e che quindi conosciamo meglio. Sul nostro pianeta esistono infatti alcuni tipi di rocce, particolarmente ricche di olivina (un minerale appartenente ai nesosilicati), in grado di reagire con l’anidride carbonica e l’acqua formando composti stabili che possono trattenere il carbonio per milioni di anni.

Marte
In passato Marte potrebbe essere stato molto più simile al nostro pianeta.

In particolare Murray e Jagoutz hanno focalizzato il loro studio su uno specifico tipo di minerale argilloso, la smectite, particolarmente efficace nel trattenere il carbonio.

Il risultato è che, in un lasso di tempo abbastanza lungo, forse un miliardo di anni, l’interazione dell’acqua con rocce ricche di olivina potrebbe aver formato ingenti quantità di argilla smectitica che poi ha intrappolato quantità significative di anidride carbonica sotto forma di metano.

Entrando più nel dettaglio, secondo i loro calcoli, se sulla superficie di Marte fosse presente uno strato di argilla smectitica spesso circa 1.100 metri questo basterebbe per immagazzinare una quantità enorme di metano, equivalente alla maggior parte dell’anidride carbonica che in tempi remoti componeva l’atmosfera marziana.

La scoperta ha dei risvolti importantissimi

Questa scoperta è di duplice utilità: da un lato risolve uno dei misteri del nostro cugino Marte, dall’altro potrebbe fornirci un’importante risorsa per il futuro.

Sappiamo bene quanto per la nostra civiltà sia importante il metano, avere delle grandi quantità immagazzinate su Marte sarebbe come averne un enorme magazzino da cui attingere.

Questo metano potrebbe infatti essere convertito in carburante per razzi, oppure potrebbe essere utilizzato per altre necessità energetiche.

La scoperta di Murray e Jagoutz ci fornisce inoltre importanti informazioni sul passato di Marte e sul suo potenziale per sostenere la vita.

Riferimenti allo studio:

Joshua Murray, Oliver Jagoutz, Olivine alteration and the loss of Mars’ early atmospheric carbon.Sci. Adv.10,eadm8443(2024). DOI:10.1126/sciadv.adm8443