Caldo da bollino rosso: la differenza tra afoso e torrido e come misurare il disagio. Esiste la temperatura percepita?
Caldo afoso e caldo torrido: facciamo chiarezza sui luoghi comuni e sulle differenze. Indice di Thom e indice di calore: cosa sono e le differenze. E’ corretto parlare di temperatura percepita?
La classica frase da conversione da bar in estate e in presenza di potenti ondate di calore è; “non è tanto il caldo, ma l’umidità”. Un altro tormentone estivo è la temperatura percepita, termine anticipiamo subito improprio e spesso confuso con la temperatura dell’aria vera e propria.
Altro termine spesso confuso in molte notizie giornalistiche è il caldo afoso e quello torrido, spesso usati in modo inappropriato o peggio ancora associati in un inesistente “caldo afoso opprimente e torrido” per fare un esempio.
Facciamo dunque chiarezza su che cos’è il disagio bioclimatico e perché d’estate soffriamo il caldo
Come reagisce il nostro corpo al caldo
Il nostro corpo si difende dal caldo eccessivo attivando una serie di meccanismi di difesa per mantenere la temperatura corporea stabile. Il più noto è il sudore: reagendo al caldo, è noto, si suda. E il sudore stesso, evaporando, dissipa calore. E’ lo stesso principio del calore latente di evaporazione alla base di molti processi fisici in atmosfera che ci rinfresca.
L’evaporazione dipende però da vari fattore. Quando l’umidità è alta, vi è meno evaporazione, altrettanto se la ventilazione è scarsa o assente. Con alta umidità, l’efficacia del sudore come meccanismo di difesa cala il raffreddamento naturale e associato ad alte temperature aumenta la sensazione di disagio.
Vi sono poi reazioni più complesse, su cui non entriamo in dettaglio, di sforzo del sistema cardiovascolare, col caldo il cuore tende a pompare più sangue verso la pelle per dissipare il calore, esponendo a rischio chi ha problemi cardiaci o respiratori.
Caldo afoso o torrido
Caldo afoso e caldo torrido sono due cose ben diverse spesso confuse. Il caldo afoso è noto anche come caldo umido, ed è caratterizzato da alte temperature combinate con elevata umidità relativa. Questa riduce o perfino impedisce al sudore di evaporare efficacemente dalla pelle.
Il caldo torrido viceversa è un caldo secco, con temperatura anche molto elevata ma bassa umidità. Apparentemente si sta meglio, il sudore evapora rapidamente, permettendo al corpo di raffreddarsi più facilmente. Tuttavia, ciò può far sottovalutare il caldo reale e causare disidratazione rapida poiché il corpo perde liquidi velocemente.
Non esistono soglie ben precise per definire afoso e torrido il caldo, ma ci sono alcuni diagrammi che aiutano a quantificarli. Per esempio a 35°C col 50% siamo in area di “caldo afoso” che richiede cautela, col 20% in area di “torrido pericoloso”. A 40°C col 60%, condizione in realtà rara, siamo in area afoso opprimente a rischio colpo di calore, col 30% di umidità in torrido pericoloso.
Luoghi comuni: non è tanto il caldo quanto l’umidità?
Sfatiamo subito il luogo comune che dice che non è che si soffre per il caldo ma per l'umidità: se la temperatura è molto alta, vicina a quella corporea, si soffre e si percepisce disagio da caldo. E questo disagio inizia già prima di 36-37°C. Poi certo l’umidità relativa elevata accentua il disagio a parità di temperatura.
Pertanto, non è nemmeno vero che “si sta meglio con 40°C secchi nel deserto che con 30°C molto umidi in val padana”: sono queste entrambe condizioni ad alto rischio di colpo di calore.
Gli indici di disagio da caldo: facciamo chiarezza sulla temperatura percepita
Per quantificare il disagio da caldo sono usati dai servizi meteo vari indici di disagio fisiologico. In Italia era d’uso comune in particolare l’indice di Thom o “Discomfort Index” (DI). Questo indice combina in un numero l’effetto fisiologico da caldo di temperatura e umidità. La formula è semplice,
DI = 0.4 ( Ta + Tw ) + 4.8
Dove Ta è la temperatura dell’aria e Tw è la temperatura di bulbo bagnato misurata con un particolare strumento detto psicrometro o calcolata dall’umidità relativa. In genere il disagio inizia dal valore di 24 a 27 fascia in cui “oltre il 50% della popolazione percepisce disagio”, oltre 27 il disagio è forte e colpisce la maggior parte della popolazione, oltre 32 rischio di colpo di calore.
Ultimamente è invece diffuso un indice sviluppato negli Stati Uniti, “heat index” o “indice di calore”. Anch’esso combina temperatura e umidità relativa, ma la complessa formula per calcolarlo produce valori diversi, in genere superiori alla temperatura atmosferica, così da poter parlare di “sensazione” o impropriamente di temperatura percepita. Apposite tabelle riassumono poi il disagio fisiologico in relazione al valore di heat index.
L’indice di calore spesso viene poi chiamato temperatura percepita: “ci sono 35°C ma è cosi umido che si sta come ce ne fossero 40!”, così da fare colpo e sensazionalismo. E’ una frase, e un termine, del tutto improprio. La percezione infatti è personale, dipende dalla nostra salute, da dove ci troviamo e cosa facciamo ed anche da altri parametri meteo come vento e soleggiamento, non inclusi in questi indici.