Arrokoth, l’oggetto transnettuniano più lontano mai visitato da una sonda

Sono passati anni da quando la sonda New Horizons ha visitato Arrokoth, l’oggetto primordiale transnettuniano più lontano mai visitato, e grazie ai dati che ci ha fornito ancora oggi riusciamo a fare scoperte incredibili.

Arrokoth
Nuove ipotesi sull'origine dell'asteroide binario a contatto Arrokoth potrebbero farci capire come è nato il nostro sistema solare.

Arrokoth, soprannominato anche Ultima Thule, è un asteroide binario a contatto situato nella fascia di Kuiper, ovvero quella regione del sistema solare che si estende per circa 20 UA dall’orbita di Nettuno, in una fascia popolata da corpi minori esterna rispetto a quella dei pianeti maggiori.

Questo asteroide è stato scoperto in tempi recenti, esattamente il 26 giugno del 2014 dal telescopio spaziale Hubble e successivamente è stato selezionato quale obiettivo per un sorvolo ravvicinato da parte della sonda della NASA New Horizons non appena fosse terminato il suo obiettivo principale, ossia l’esplorazione di Plutone.

La sonda quindi, conclusa la sua missione principale, ha eseguito con successo la manovra che l’ha portata ad effettuare un sorvolo ravvicinato di Arrokoth il 1° gennaio del 2019.

Ma come mai si è scelto di visitare proprio questo asteroide?

Arrokoth costituisce un tassello fondamentale nella comprensione delle prime fasi di formazione del nostro pianeta e del sistema solare in generale. Infatti questi corpi transnettuniani fanno parte dei corpi primordiali del nostro sistema planetario e capendo come si sono formati questi corpi minori possiamo sperare di capire come si siano formati i pianeti maggiori, come la nostra Terra.

L’asteroide è lungo 36 km ed è composto da due planetesimi di diametro di 21 km e 15 km, uniti lungo i loro assi principali con un restringimento simile ad un collo.

Per completezza definiamo cosa si intende per planetesimo: è un oggetto roccioso primordiale alla base della formazione dei pianeti e degli asteroidi. Si ipotizza che questi si formino grazie a granelli di polvere che collidono e si aggregano fino a formare corpi via via più grandi. Quando questi planetesimi raggiungono dimensioni sufficienti iniziano ad attrarsi tra di loro tramite attrazione gravitazionale, crescendo così ulteriormente di dimensione fino a diventare protopianeti e poi pianeti, questo a meno di non finire distrutti dalle numerose collisioni violente che possono avvenire con i corpi limitrofi.

A quanto pare nel caso di Arrokoth i due planetesimi che lo costituiscono si trovavano in una zona della nebulosa solare soggetta a collasso gravitazionale, nel corso del tempo si sono avvicinati progressivamente tra di loro con velocità di collisione di pochi km/h, in questo modo si sono uniti delicatamente fondendosi senza infrangersi e distruggersi a vicenda.

L'analisi dei dati di New Horizons apre nuove porte

Analizzando ora i dati ottenuti dal sorvolo della New Horizons un gruppo di ricerca del Southwest Research Institute ha ipotizzato un’origine comune per i lobi dell’asteroide, questo perché hanno quasi la stessa forma, dimensione, colore e riflettività.

Il primo autore di questo studio, Alan Stern, ha affermato:

Le somiglianze, comprese le dimensioni e altre proprietà, delle strutture dei tumuli di Arrokoth suggeriscono nuove idee sulla sua formazione. Se i tumuli sono di fatto rappresentativi degli elementi costitutivi degli antichi planetesimi come Arrokoth, allora i modelli di formazione planetesimale dovranno spiegare la dimensione preferita per questi elementi costitutivi

Aspettiamo quindi ulteriori indagini su questo tipo di oggetto primordiale, probabilmente uno degli obiettivi della missione Lucy della NASA, nella speranza di riuscire a capire qualcosa di più sulle nostre origini.