Questo particolare fenomeno atmosferico può favorire lo sviluppo di forti grandinate

Molto spesso i temporali grandinigeni che interessano le medie latitudini sono da associare a un particolare fenomeno atmosferico, meglio noto come “dry intrusion”. Con questo termine si fa riferimento a una intrusione di aria molto secca di origine stratosferica nell’alta troposfera.

Effetti di una grandinata al suolo.
Molto spesso i temporali grandinigeni che interessano le medie latitudini sono da associare a un particolare fenomeno atmosferico, meglio noto come “dry intrusion”. Con questo termine si fa riferimento a una intrusione di aria molto secca di origine stratosferica nell’alta troposfera.

Molto spesso, in questo periodo dell’anno, può capitare di assistere allo sviluppo di temporali particolarmente “energetici”, dalla grandine facile. Spesso si pensa che questi fenomeni siano associati a forti contrasti termici, fra masse d’aria molto diverse fra loro.

Ma in realtà la loro genesi è da ricondurre a fenomeni ben più complessi che avvengono nella parte superiore dell’atmosfera. In questo articolo cerchiano di analizzarli per bene.

Cosa sono le “dry intrusion”?

Molto spesso i temporali grandinigeni che interessano le medie latitudini sono da associare a un particolare fenomeno atmosferico, meglio noto come “dry intrusion”. Con questo termine si fa riferimento a una intrusione di aria molto secca di origine stratosferica nell’alta troposfera.

Grandinate.
Molto spesso, in questo periodo dell’anno, può capitare di assistere allo sviluppo di temporali particolarmente “energetici”, dalla grandine facile.

La “dry intrusion” produce un intenso “gradiente igrometrico verticale” tra l’aria fredda e secca in quota in scorrimento sopra le masse d’aria molto umide (prossime alla saturazione), in azione nei bassi strati.

In determinate situazioni sinottiche la tropopausa, ossia la linea di confine fra tropopausa e troposfera, può piegarsi verso il basso e l’aria ricca di ozono proveniente dalla stratosfera può quindi inserirsi nella troposfera, instabilizzando ulteriormente la colonna d’aria nei pressi della ciclogenesi.

Quando l’aria molto gelida e secca della stratosfera scivola nella media troposfera si vengono a produrre forti moti ascensionali che alimentano lo sviluppo di forti temporali.

Lo scambio di massa verticale di aria stratosferica e troposferica in un evento di ripiegamento può essere spiegato in termini di sviluppo della circolazione verticale, collegata alla striscia di getto (corrente a getto) presente in quota in questa regione.

L’origine dei forti temporali indotti dalle intrusioni secche

L’irrompere di una piccola “dry line” innesca le situazioni ideali per la rapida formazione di sistemi temporaleschi, carichi di rovesci di pioggia e fenomeni grandinigeni, anche intensi.

La grande esplosività di questi sistemi temporaleschi a mesoscala, che si sviluppano lungo il settore pre-frontale o frontale (come in questo caso), è da ascrivere al fortissimo “gradiente igrometrico verticale” che si è venuto a creare in loco, fra l’aria più calda e umida, stagnante al suolo da diversi giorni, e l’aria più fredda e secca che è sopraggiunta alle quote superiori della troposfera, subito dopo il passaggio del fronte freddo al suolo.

Chicchi di grandine.
Quando l’aria molto gelida e secca della stratosfera scivola nella media troposfera si vengono a produrre forti moti ascensionali che alimentano lo sviluppo di forti temporali.

In genere, come avviene sovente lungo le vaste praterie degli Stati Uniti e del Canada meridionale, ma anche da noi in Europa, questa combinazione, fra aria fredda e secca in quota, e aria calda e umida nei bassi strati, é ideale per le forti grandinate, che a volte possono divenire veramente estreme, tanto da causare danni ingentissimi e il decesso delle persone che non riescono a mettersi al riparo dalle precipitazioni meteorica.

Le dinamiche che portano allo sviluppo dei chicchi di grandine

In queste situazioni, con fortissimi divari “igrometrici” (aria molto secca in quota sopra aria molto umida al suolo), succede che all’attivarsi delle forti correnti ascensionali, l’aria che tende velocemente ad ascendere verso l’alto.

A contatto con lo strato di aria secca presente in alta quota, si raffredda molto più velocemente dell’aria più umida presente negli strati inferiori, favorendo un elevatissimo “Cape” (energia potenziale per l’attività convettiva) che fornisce le energie necessarie per lo scoppio di fenomeni temporaleschi estremamente violenti. Tale dinamica atmosferica poi porta allo sviluppo dei chicchi di grandine, come descritto ampiamente in questo articolo.

I cumulonembi che si vengono a formare, pur non essendo molto alti di statura, con una tropopausa bassa (può scendere fino a 6 km), in caso di forti spinte ascensionali riescono lo stesso a sfondare il limite della tropopausa dinamica, sfondando tranquillamente in stratosfera, originando grandinate anche particolarmente severe.