Ghiacci, cosa sta succedendo in Groenlandia? Ecco cosa rischiamo
Preoccupa l’ondata di caldo in Groenlandia e la drammatica fusione di ghiacci terrestri e marini degli ultimi giorni. Quali le conseguenze sull’estate?
Le temperature elevate degli ultimi giorni a latitudini polari stanno causando un rapido declino della calotta glaciale in Groenlandia. Ieri oltre il 40% della Groenlandia ha subito perdita di ghiaccio gigantesca. In 24 ore oltre 2 miliardi di tonnellate di ghiaccio si sono trasformate in acqua.
Un volume immenso, che potrebbe riempiere gli spazi di un grande centro commerciale. Sono queste le conseguenze dirette di un prolungato periodo caldo, già a maggio, se ricordate, avevamo segnalato come in contemporanea alla neve tardiva nel nord Italia e alle piogge torrenziali che hanno causato piene e alluvioni avevamo segnalato il caldo e l’anomala presenza di anticicloni a latitudini elevate.
Ora, la situazione si è accentuata, tanto che la climatologia indica in quasi 40°C sopra la media le temperature sulla grande isola artica. Addirittura, una stazione meteo a 3000 metri di quota ha rilevato temperature sopra lo zero. Ma non è tutto, anche i ghiacci artici marini sono al minimo storico. E le conseguenze non sono solo sugli orsi polari.
La situazione dei ghiacci artici
Nel mese di maggio, secondo il servizio NSID della NOAA, che tiene sotto stretto monitoraggio i ghiacci e le nevi da satellite, la copertura glaciale marina artica era di 12.16 milioni di chilometri quadrati. Questo valore è di 1.13 milioni di km2inferiore alla media 1981-2010, poco superiore al minimo record di maggio 2016.
Particolarmente rapido il declino del ghiaccio marino nel Mare di Bering e nel Mare di Chukchi, dove secondo il climatologo Rick Thoman la perdita di ghiaccio è senza precedenti. Le immagini ad alta risoluzione dei sensori MODIS mostrano grandi blocchi di ghiaccio galleggianti e larghe zone di mare libero.
Negli ultimi giorni, la fusione si è accelerata e i satelliti mostrano l’artico ai minimi storici di copertura glaciale. Le coste dell’Alaska sono già libere dal ghiaccio e il mare anziché riflettere i raggi del sole viceversa assorbirne il calore, con conseguenze difficilmente prevedibili.
Conseguenze climatiche
La fusione del ghiaccio marino non porta ad innalzamento dei mari, è come se si fondesse un cubetto di ghiaccio che si trova già nel bicchiere di una bibita. Il ghiaccio presente sulla terra ferma invece concorre all’innalzamento del livello del mare, insieme all’espansione termica dell’acqua per l’aumento di temperatura. Il processo può essere lento e graduale, ma possono avvenire anche fenomeni repentini e improvvisi, come il collasso di grandi superfici glaciali.
Limitare a 1.5°C il riscaldamento globale anziché ai 2°C dell’obiettivo più prudenziale dell’accordo di Parigi sul clima potrebbe limitare a 40 cm anziché a 50 cm l’innalzamento dei mari, salvando molte grandi città soprattutto in paesi in via di sviluppo. Si salvaguardando anche alcune aree costiere del nostro paese. Senza azioni, il mare potrebbe aumentare anche di due metri, con conseguenze catastrofiche.
Altri rischi dalla fusione dei ghiacciai sono lo sprigionamento degli idrati di metano presenti nel permafrost e il rallentamento della corrente del golfo. Non è noto qual è il punto critico in grado di innescare le retroazioni e causare cambiamenti climatici improvvisi, ma dobbiamo fare di tutto per evitare di diventare cavie umane di questi pericolosi fenomeni
Conseguenze meteorologiche
Sono sempre più evidenti le anomalie della corrente a getto. Per tutto maggio ci siamo trovati esposti alla corrente a getto polare, con freddo, pioggia e perfino neve. Ora, l’Italia è invece coinvolta dal getto subtropicale caldo, con temperature sopra le medie, in aumento nella prossima settimana.
Ricordiamo che se da un lato è normale che a giugno sia caldo, dall’altro è palese come, non appena cessano i flussi freddi, le temperature si portano 4-6°C sopra la media o anche più. Deve fare caldo si d’estate, ma i 40°c dovrebbero essere l’eccezione e non la norma, e anche i 32-34°C del nord non dovrebbero essere così frequenti.
Questa situazione di troppo caldo, unita ai flussi da SW in quota, conseguenti l’ampia saccatura fredda che stazione ancora sull’Europa occidentale, rende a tratti instabile l’atmosfera, causando temporali talora molto forti. In poche parole, spesso ne consegue il cosiddetto “caldo temporalesco” che si alterna ad ondate di caldo, e così pare che sarà anche nella seconda metà di giugno.