Alla scoperta della "Genoa low", la ciclogenesi orografica più famosa del Mediterraneo
La fase che porta all’incubazione della ciclogenesi sul mar Ligure richiede il passaggio di una saccatura che si dirige verso il sud della Francia, l’arco alpino fino al bacino centrale del mar Mediterraneo.
Il Golfo di Genova è una delle aree più avvezze al mondo per la formazione di ciclogenesi di tipo extratropicali, con caratteristiche spiccatamente orografiche (minimo barico sottovento alle Alpi) o innescate da processi di instabilità “baroclina”, indotti dall’affondo di saccature e avvezioni di aria fredda in quota, che contrastano con le masse d’aria più umide e temperate preesistenti sopra la superficie del Mediterraneo centrale.
La particolare morfologia arcuata delle coste liguri e la peculiare orografia, ad arco, dei rilievi dell’Appennino Ligure, in genere contribuisce a rendere il Golfo di Genova un’area ideale per la nascita e lo sviluppo di ciclogenesi secondarie che tendono ad approfondirsi sopra le tiepide acque superficiali del mar Ligure, per proseguire in piena autonomia la loro evoluzione verso levante o in direzione sud-est.
Nei prossimi giorni, con l’apertura del flusso perturbato atlantico, la “Genoa low” tornerà nuovamente di scena, riportando piogge e temporali sulle regioni centro-settentrionali, prima di spostarsi verso l’alto Adriatico e i Balcani, nelle 24 ore successive.
Come si forma la “Genoa low”?
La fase che porta all’incubazione della ciclogenesi sul mar Ligure richiede il passaggio di una saccatura (ondulazioni cicloniche) che si dirige verso il sud della Francia, l’arco alpino fino al bacino centrale del mar Mediterraneo.
Nella maggior parte dei casi occorre l’affondo diretto di un asse di saccatura, piuttosto stretto e ben pronunciato in quota, che può essere sia di origine artica o atlantica, che si propaga rapidamente verso sud, in seno al flusso a curvatura ciclonica.
L’ondulazione ciclonica si deve propagare lungo un asse meridiano, di solito nord-sud o nord-ovest sud-est, trasportando una massa d’aria piuttosto fredda, di matrice polare marittima, che dall’Atlantico settentrionale o dal mar del Nord si estende verso la Francia e l’Europa centrale, addossandosi a nord delle Alpi.
Nel frattempo, in seno alla saccatura che affonda i propri elementi verso sud, si svilupperà una avvezione di vorticità positiva che andrà ulteriormente ad approfondirsi man mano che l’ondulazione ciclonica guadagnerà strada verso latitudini più meridionali.
Questa avvezione di vorticità, una volta giunta a contatto con i rilievi delle Alpi occidentali, mostra chiara tendenza a disporre le isoipse in libera atmosfera secondo uno schema di tipo diffluente, ripiegandole verso settentrione a nord delle Alpi e facendole fluire lungo i meridiani verso il Mediterraneo centrale, attraverso la Francia meridionale.
L’effetto deviante, ad opera dell’orografia alpina, determina un addensamento della massa d’aria fredda sul versante settentrionale delle Alpi, tra Svizzera e Francia, dove si verificherà un incremento del campo barico che costringerà l’aria fredda ad aggirare l’ostacolo alpino lateralmente, permettendole di traboccare dalle famose porte del Rodano (Maestrale) e del Golfo di Trieste (Bora).
L’ingresso dell’aria fredda negli strati medio bassi causerà un incremento dell’instabilità “baroclina” sulle regioni settentrionali, favorendo lo sviluppo di un minimo barico orografico sul Golfo di Genova, sottovento alle Alpi.
Particolarità del processo ciclogenetico
In questo frangente il notevole divario barico (“gradiente barico”) che si innesca tra i due versanti della barriera alpina (quello estero e quello italiano), per l’impatto delle fredde correnti settentrionali a nord dell’arco alpino, innescherà un intenso flusso (mistral) che andrà a canalizzarsi all’interno della valle del Rodano (unico valico che permette all’aria fredda oceanica, o di origini polari, di poter penetrare direttamente sul Mediterraneo dopo aver aggirato la catena alpina) per uscire a gran velocità sul golfo del Leone, con forti venti da N-NW, spesso a carattere di burrasca (raffiche sugli 80-100 km/h sul delta del Rodano), che si apriranno a ventaglio sul Mediterraneo.
L’afflusso dei forti venti di “mistral” sul Golfo del Leone, e quindi sul Mediterraneo, innescherà una ampia curvatura ciclonica delle correnti nei bassi strati, favorita anche dai cosiddetti “venti di rimbalzo”, molto noti fra l’area del Golfo del Leone, il nord della Corsica e il mar Ligure.
I “venti di rimbalzo” si producono quando i forti venti di “Mistral”, che escono a ventaglio dalla valle del Rodano, tendono a diramarsi in più direzione, propagandosi al mar di Corsica, mar di Sardegna fino alle Bocche di Bonifacio.
Una parte dell’intenso flusso in uscita dal Rodano tenderà a spingersi verso est, urtando con i monti della Corsica nord-occidentale e piegano verso nord-est, in direzione delle coste del levante ligure, come sostenuti venti di libeccio e ostro che bordando i rilievi dell’immediato entroterra raggiungeranno il Golfo di Genova, mascherandosi come correnti di scirocco e levante (E-SE) sul capoluogo ligure.
Una volta chiusa la circolazione appena descritta avviene la formazione del minimo barico orografico secondario attorno il Golfo di Genova, noto anche come “Genoa low“.
Cosa succede dopo la nascita della “Genoa Low”?
Dopo essersi sviluppata nei bassi strati la ciclogenesi tende a muoversi verso sud/sud-est, sia per l’effetto sbarramento orografico prodotto dall’Appennino ligure e dalle Alpi Apuane che si ergono vicine alla costa tirrenica, sia per la curvatura ciclonica in quota che promuove uno spostamento più verso sud che una traslazione verso est.
Con lo spostamento verso sud-sud/est della ciclogenesi sopraggiunge sulla Liguria un flusso da nord-nord/est che aspira aria più fredda (in inverno può essere anche gelida quando il catino padano, in particolare il basso Piemonte e l’Emilia occidentale, sono coperte di neve) dalla pianura Padana, ove spira una ventilazione orientale per effetto dell’inasprimento del “gradiente barico” al suolo tra le Alpi e l’Italia centro-settentrionale.
La “Genoa low” inizia la fase di decadenza quando si verifica un aumento dei geopotenziali in quota a nord delle Alpi, interrompe l’alimentazione del processo ciclogenetico che tende ad assumere configurazione “barotropica” (minimi alle varie quote concentrici, uno sopra l’altro), che preannuncia il graduale colmamento del vortice, già indebolito dal passaggio obbligatorio sopra l’Appennino.