Al mare o in montagna, da dove si ammirano meglio le stelle?
Montagna o mare? Quale luogo offre le migliori condizioni per osservare di notte il cielo stellato? Vediamo dove e quali sono i vantaggi dell’uno sull’altro.
L’estate è la stagione in cui si passa più tempo all’aperto. E’ anche la stagione durante la quale, grazie al periodo di ferie, c’è tempo e magari voglia di stare con il naso in sù a contemplare la meraviglia del cielo stellato. C’è chi sceglie località di mare, chi di montagna: chi avrà lo spettacolo migliore? Tra l’osservare il cielo stellato dalla montagna o dal mare c’è differenza?
La risposta è sicuramente “sì”, c’è molta differenza; ed è proprio la montagna ad offrire le migliori condizioni di osservazione.
Vediamo nel dettaglio perché c’è differenza.
I nemici del cielo stellato
Sono diversi gli ostacoli che possono degradare la qualità di un cielo stellato, rendendone l’osservazione deludente. Questo vale tanto per l’astronomo professionista quanto per l’astrofilo, come per qualunque persona che voglia godersi lo spettacolo del cielo stellato.
Il primo nemico
Un primo nemico è l’inquinamento luminoso, cioè la presenza nel luogo di osservazione o nei suoi paraggi di luci artificiali, sia l’illuminazione stradale pubblica sia quella degli edifici privati.
Localmente la presenza di un lampione, ad esempio, abbaglia l’occhio, riducendo la dimensione della pupilla. Più piccola è la dimensione della pupilla minore è la quantità di luce proveniente dalle stelle che riesce a raggiungere la nostra retina.
A causa della presenza di sorgenti artificiali di luce, solo le poche stelle più brillanti rimangono visibili.
Su scala più grande, la luce emessa da un’intera città si diffonde in cielo creando una specie di alone brillante sopra la città, molto più brillante delle stelle che, di conseguenza, non sono più visibili.
Generalmente, quando si è fuori città, la parte di cielo vicina all’orizzonte e in direzione di una città è assolutamente inquinata da un punto di vista della luminosità, rendendo impossibile in quella direzione la visione del cielo stellato.
Da sempre la costa è stata molto più urbanizzata della montagna. Pertanto, l’inquinamento luminoso nelle località marine è maggiore che in quelle montane.
Il secondo nemico
L’atmosfera è un problema sotto il profilo dell’osservazione del cielo stellato. L’atmosfera interferisce con una buona visione delle stelle sotto due diversi aspetti. Essa infatti assorbe parte della luce proveniente dalle stelle, per cui ne attenua la brillantezza. Inoltre, essa distorce l’immagine degli oggetti astronomici.
Essendo i diversi strati atmosferici in continuo movimento, l'atmosfera risulta essere turbolenta. La turbolenza cambia continuamente la direzione dei raggi luminosi della stella (cambia continuamente l’indice di rifrazione atmosferico) per cui la stella risulta “scintillare” invece di avere una brillantezza costante.
Nei pressi del mare, dove lo spessore dell’atmosfera è massimo, l'attenuazione della brillantezza delle stelle e la deviazione dei raggi stellari è maggiore. Diversamente, in montagna, dove lo spessore atmosferico è inferiore, i due inconvenienti pesano molto meno.
Un terzo nemico
Inquinamento luminoso e spessore dell'atmosfera affliggono sia l’astronomo sia chiunque a occhio nudo (cioè senza binocolo o telescopio) osservi il cielo stellato.
Esiste tuttavia un terzo ostacolo. Questo è irrilevante per l’osservatore occasionale, diventa molto limitante per l’astronomo professionista. Si tratta della copertura nuvolosa. Per osservare le stelle servono notti serene prive di nuvole. La frequenza di notti serene, cioè il numero totale di notti serene durante un anno, cambia grandemente da luogo a luogo e anche con l’altitudine.
Per minimizzare l’effetto dell’inquinamento luminoso, della turbolenza atmosferica e del suo effetto di attenuazione e per avere il massimo numero di notti serene, gli osservatori astronomici vengono costruiti non sulla costa o in pianura ma in montagna, preferibilmente nelle montagne desertiche, lì dove non piove ed il cielo e quasi sempre sereno.
Un esempio emblematico di quanto detto è offerto dal caso dell’Europa. Un consorzio di numerosi stati europei, volendo costruire il più grande osservatorio europeo, hanno scelto come località il deserto di Atacama sulle Ande cilene.
Prima a La Silla (2400 metri sul livello del mare), costruirono la prima batteria di telescopi. Successivamente si allargarono con nuovo telescopio (iI very Large Telescope, VLT) al Cerro Paranal (2600 m s.l.m.), ed ora stanno realizzando l’Extremely Large Telescope (ELT) al Cerro Armazones (3050 m s.l.m).
Si tratta di un deserto con inquinamento luminoso pressoché nullo, di un deserto in cui non piove quasi mai per cui il cielo è sempre sereno (mediamen350 notti su 365), e a oltre 2600 metri di altezza per cui lo spessore dell’atmosfera è lì molto ridotto.
Stiamo parlando dell’ESO, l’European Southern Observatory.
Non c'è dubbio, è la montagna ad offrire le migliori condizioni per contemplare il cielo stellato.