20 anni fa scoppiava l'estate 2003, un evento estremo che ha cambiato tutto. In futuro cosa succederà?

Una serie di ondate di calore senza precedenti colpirono l'Europa 20 anni fa. L'estate del 2003 ha segnato un punto di svolta nella consapevolezza dei cambiamenti climatici e nella necessità di adottare misure per proteggerci dagli eventi estremi. Come saranno le estati del futuro?

Caldo estremo e siccità furono il filo conduttore dell'estate 2003, una svolta nella climatologia delle estati mediterranee.

A fine giugno 2003, dopo un mese di maggio di caldo record precoce e un giugno rovente, molti siti meteo di allora scommettevano su una interruzione del caldo estremo, come era avvenuto l’anno precedente. L’estate 2002 infatti era partita in modo simile a quella del 2003, poi da luglio e soprattutto in agosto furono piogge e temporali a farla da padrona. Invece, in quella indimenticabile estate di 20 anni fa, il peggio doveva ancora arrivare.

Fu un evento che cambiò in qualche modo anche la percezione dei cambiamenti climatici. Ripercorriamo nuovamente, con nuovi approfondimenti, quello che successe allora.

Estate 2003: una canicola senza precedenti

L'estate del 2003 è stata caratterizzata da una serie ripetuta di ondate di calore che hanno colpito l'intera Europa. Quell’estate fu eccezionale non solo per il caldo estremo, ma anche per la sua durata e per il numero di morti causato dalle alte temperature.

Secondo uno studio dell'Istituto nazionale della salute e della ricerca medica francese, l'ondata di calore del 2003 ha causato più di 70.000 morti in 16 paesi europei, di cui circa 20.000 in Italia e altrettanti in Francia.

In Italia, secondo il Centro Nazionale di Epidemiologia, Prevenzione e Promozione della Salute dell’istituto Superiore Di Sanità, dal 1 giugno al 31 agosto a Bologna si è registrato un aumento del 20.30% della mortalità, a Milano del 30-40% e a Torino, la città italiana che più ha subito impatti sanitari, del 40-45%.

La causa meteo e i dati

L'ondata di caldo del 2003 fu generata dall'espansione continua dell'anticiclone africano, che portò temperature estreme in tutta Europa. Già a maggio si registrarono temperature insolitamente alte, mentre a giugno l'anticiclone si espanse ulteriormente, raggiungendo il suo picco verso la fine del mese. Luglio fu caratterizzato da un costante dominio anticiclonico e temperature sopra la media, ma meno estreme.

La situazione peggiorò all'inizio di agosto, quando l'anticiclone si estese sull'intero continente. Le temperature raggiunsero livelli estremi, con picchi di 41.6°C a Torino, 40.7°C a Trento, 41.1°C a Firenze e 37.2°C a Trieste. Le temperature medie stagionali furono fino a 7°C superiori alla media climatica in alcune città.

Anche in altre parti d'Europa furono registrati record di caldo, come i 9 giorni oltre i 35°C a Parigi , 45.5°C a Siviglia, in Spagna e 47.5°C in Portogallo.

L'impatto sull'agricoltura, infrastrutture, energia e ghiacciai

L'estate del 2003 è stata preceduta da una primavera siccitosa che ha causato danni significativi alle produzioni agricole, di cereali ed ortofrutticole e anche sugli allevamenti di bestiame.

Le alte temperature causarono problemi alle infrastrutture, che non erano state progettate per affrontare eventi di tale entità. In vari paesi europei i binari ferroviari si dilatarono a tal punto da interrompere i servizi di trasporto su rotaia.

I ghiacciai Alpini subirono pesanti riduzioni, facendo salire temporaneamente il livello di alcuni fiumi e torrenti. Le alte temperature dell’acqua ebbero impatti sulla fauna ittica fluviale, con morie di pesci in particolare nel fiume Reno. La richiesta di prelevare acqua per l’irrigazione ha portato a conflitti d’interesse tra la protezione delle acque e l’agricoltura.

La scarsità d'acqua ha anche reso più difficile il funzionamento delle centrali nucleari francesi, che richiedono acqua di raffreddamento. Di conseguenza, la produzione di energia è stata temporaneamente interrotta.

Monte Rosa - ghiacciaio e sorgenti del Lys: ancora presenti i pesanti impatti dell'estate 2003, con nuove grandi riduzioni di estensione la scorsa estate 2022.

Il bis nel 2022 con alcune differenze

L'estate 2022 ha fatto il bis del 2003 ed è stata la più calda mai registrata in Europa, secondo i dati del sistema Copernicus. Le 10 estati più calde si sono verificate dopo il 2003. Rispetto alle estati precedenti, le temperature sono state simili, ma le distribuzioni spaziali e temporali sono state diverse. Ad esempio, l'estate 2003 è stata calda nel sud-ovest dell'Europa, mentre il 2010 ha colpito la Russia occidentale.

Nel complesso, l'estate 2022 e in parte il 2018 hanno avuto anomalie sopra la media in molte parti del continente, compresi Iberia, Francia occidentale, Regno Unito orientale, Alpi, Italia, Europa orientale e parti della Russia.

Nel dettaglio dell’Italia, l’estate 2022 è stata invece in genere poco inferiore come calore medio a quella del 2003, ma comunque con una anomalia termica impensabile fino a tutto il XX secolo.

Estati roventi e cambiamenti climatici

L’estate 2003 da un punto di vista statistica apparve subito un evento fuori dalla variabilità naturale.

Questo evento ha sottolineato l'importanza di affrontare il cambiamento climatico e di adottare misure per proteggere la popolazione dai futuri eventi estremi. La canicola del 2003 ha portato a una maggiore consapevolezza dei rischi delle ondate di calore e ha spinto i governi a implementare piani di gestione delle emergenze e strategie di adattamento.

Purtroppo, i timori che le estati estremamente calde diventeranno la norma a metà secolo hanno già trovato conferma nelle estati del 2009, 2012, 2013, 2017, 2019 e nell'estate scorsa del 2022.


Che le estati del futuro saranno più calde del passato dunque ormai non è più una previsione, ma un dato di fatto già in corso.