Verso un vortice polare compatto per il periodo di Natale: cosa comporta questo per l'Italia?
La distanza temporale è ancora notevole, ma ormai quasi tutti i modelli sono concordi nel vedere nel vedere, per buona parte della prossima settimana, l’arrivo di un imponente anticiclone nella settimana che precederà il Natale.
La distanza temporale è ancora notevole, ma ormai quasi tutti i modelli sono concordi nel vedere nel vedere, per buona parte della prossima settimana, l’arrivo di un imponente anticiclone, che riporterà condizioni di tempo stabile, mite e soleggiato, con il ristagno di smog e umidità lungo tutta la Val Padana.
Avremo un lungo periodo di tempo stabile e soleggiato, sporcato da nebbie, foschie e nubi basse in Pianura Padana, per un nuovo rafforzamento del flusso zonale fra l’America settentrionale e l’Atlantico settentrionale.
Tutto merito del nuovo ricompattamento del vortice polare troposferico che si chiuderà sopra l’Artico, lasciando spazio a qualche ondulazione di raggiungere l’Europa pochi giorni prima del Natale, determinando qualche veloce peggioramento del tempo. Ma la sostanza non cambia, per il periodo natalizio il vortice polare rimarrà solido sopra il Polo.
Cosa comporta un vortice polare freddo e compatto?
Quando il vortice polare tende a rafforzarsi una profondissima circolazione depressionaria principale colma di aria gelida artica, si attiva sopra il mar Glaciale Artico, a cui si associano altre aree cicloniche secondarie che rinvigoriscono importanti figure di bassa pressione, come la famosa depressione semi-permanente d’Islanda o la depressione delle Aleutine.
Si viene così ad innescare un intenso “gradiente barico orizzontale” e di “geopotenziale”, fra le latitudini artiche e quelle temperate, che vanno a rinvigorire il ramo principale della “corrente a getto polare” che scorre sull’intero emisfero, con i relativi “Jet Streaks” (massimi di velocità del “getto”) localizzati nelle aree di massima differenza di pressione e temperature, fra alte e medie latitudini.
Un vortice polare compatto rafforza sensibilmente il flusso perturbato, capace di scorrere a gran velocità sull’area atlantica, intorno al 50° parallelo nord, con ondulazioni (“onde di Rossby”) a tratti marcate, ma che vengono prontamente tagliate dai poderosi “Jet Streaks” che si attivano fra il Pacifico settentrionale, il nord America e l’Atlantico settentrionale, a seguito dell’inasprimento del “gradiente di geopotenziale” e del “gradiente termico orizzontale” tra le latitudini artiche e l’area temperata.
Ecco perché l’aria fredda avrà difficoltà a scendere di latitudine
In sostanza, la presenza di un “getto polare” molto forte, rinvigorito da questi “gradienti di geopotenziale” in quota, attivi fra l’Asia orientale, il nord America e l’Atlantico settentrionale, con intensi “Jet Streaks” che si distribuiranno fra il Pacifico settentrionale e l’Atlantico orientale, fino alle porte dell’Europa occidentale, tendono ad inibire lo sviluppo delle onde troposferiche, in grado di ergersi fino alle latitudini artiche e intaccare dall’interno la figura del vortice polare troposferico.
In tale contesto le masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, rimarranno confinate fra l’altopiano della Siberia orientale (Jacuzia) o sui territori del Canada, dove si aprono fasi di tempo perturbato e molto freddo.
Quali effetti sull’ozono?
Recenti studi (vedi Ines Tritscher, Michael C. Pitts, et All) hanno dimostrato come un vortice polare molto compatto, e soprattutto molto freddo, possa avere conseguenze negative sulle concentrazioni dell’ozono, favorendone una sensibile diminuzione della sua concentrazione nella stratosfera.
La rapida perdita di ozono, non appena arriva la prima luce solare, con la fine della lunga notte polare, può esporre le aree interessate ad una maggiore esposizione ai raggi ultravioletti del sole, con inevitabili conseguenze per le aree dell’Artico, non appena sopraggiunge l’estate boreale.