Si avvicina un riscaldamento massiccio di +50°C nella stratosfera sopra l'Artico: le possibili conseguenze per l'Italia

Un riscaldamento stratosferico di tale intensità può perturbare profondamente il vortice polare. A seconda della sua magnitudo, il fenomeno può indebolirlo, provocando diversi effetti.

Un importante riscaldamento stratosferico, noto come Sudden Stratospheric Warming (SSW), o meglio noto anche come stratwarming, sta per interessare l’area polare. Secondo alcuni modelli si potrebbe registrare un aumento delle temperature nella stratosfera che potrebbe raggiungere i +50°C in pochi giorni.

Questo evento, che si verifica tipicamente durante l’inverno nell’emisfero settentrionale, potrebbe avere ripercussioni significative non solo a livello polare, ma anche sulle condizioni meteorologiche dell’Italia.

Cos’è il riscaldamento stratosferico e come si forma?

La stratosfera è lo strato dell’atmosfera terrestre che si estende tra i 10-15 km e i 50 km sopra la superficie terrestre, situato sopra la troposfera, dove si sviluppano i fenomeni meteorologici che vediamo quotidianamente.

Normalmente, durante l’inverno, la stratosfera sopra l’Artico è dominata dal vortice polare stratosferico, un’area di bassa pressione caratterizzata da venti molto forti che circolano in senso antiorario intorno al Polo Nord. Questo vortice è alimentato da temperature estremamente basse, spesso inferiori a -70°C.

Ondate di freddo tardive.
Generalmente se il riscaldamento è intenso il nostro Paese può fare i conti anche con ondate di freddo tardive, questo soprattutto se un lobo del vortice polare si sposta verso il cuore dell’Europa centro-orientale.

Uno stratwarming si verifica quando queste temperature subiscono un rapido e anomalo aumento, fino a +50°C o più, in un lasso di tempo di pochi giorni.

Questo riscaldamento è spesso innescato dal trasporto di calore verso l’alto, dalla troposfera alla stratosfera, tramite le cosiddette onde di Rossby, grandi ondulazioni atmosferiche su larga scala generate da variazioni nella circolazione troposferica. Quando queste onde si dissipano nella stratosfera, rilasciano energia e calore, destabilizzando il vortice polare.

Gli effetti sul vortice polare

Un riscaldamento stratosferico di tale intensità può perturbare profondamente il vortice polare. A seconda della sua magnitudo, il fenomeno può indebolirlo, provocarne un coricamento verso le medie latitudini, o addirittura causarne una rottura (split), dividendolo in due o più lobi più piccoli.

Questa destabilizzazione non resta confinata alla stratosfera. Gli effetti possono propagarsi verso il basso, influenzando la troposfera e, di conseguenza, le condizioni meteorologiche alle medie latitudini, Italia inclusa.

Conseguenze meteorologiche generali

Quando il vortice polare si indebolisce o si divide, l’aria fredda che normalmente rimane confinata sopra l’Artico può spostarsi verso sud, guidata da cambiamenti nella circolazione atmosferica.

Corrente a getto.
Lo stratwarming dei prossimi giorni potrebbe quindi influenzare il tempo in Italia tra marzo e l’inizio di aprile, prolungando condizioni invernali anche in primavera.

Uno degli scenari più comuni è la formazione di un anticiclone polare, un’area di alta pressione sopra il Polo Nord, che spinge le correnti fredde verso l’Europa, l’Asia o il Nord America.

In Europa, questo spesso si traduce in un flusso di aria fredda proveniente da Nord o Nord-est, un fenomeno noto come flusso retrogrado, opposto al normale flusso da ovest verso est tipico delle correnti atlantiche miti.

Cosa comporta lo stratwarming per l’Italia?

Per l’Italia, le conseguenze di uno stratwarming dipendono da diversi fattori, tra cui l’intensità del riscaldamento, la posizione dei lobi del vortice polare e la risposta della troposfera.

Generalmente se il riscaldamento è intenso il nostro Paese può fare i conti anche con ondate di freddo tardive, questo soprattutto se un lobo del vortice polare si sposta verso il cuore dell’Europa centro-orientale, contribuendo ad avvettare aria molto fredda verso buona parte delle nostre regioni.

Episodi storici, come il gennaio 1985 o il febbraio 2012, mostrano che eventi di major stratwarming possono precedere ondate di gelo memorabili, accompagnate da nevicate anche a bassa quota.

Le possibili conseguenze per l’Italia

Ma in questo caso l’unico effetto possibile si limiterà ad un aumento, ulteriore, della variabilità meteorologica.

Ondate di freddo.
Quando il vortice polare si indebolisce o si divide, l’aria fredda che normalmente rimane confinata sopra l’Artico può spostarsi verso sud, guidata da cambiamenti nella circolazione atmosferica.

Difatti un vortice polare indebolito tende a rallentare la corrente a getto polare, il flusso di venti in quota che regola il passaggio delle perturbazioni. Questo può favorire situazioni di blocco atmosferico, con anticicloni persistenti o, al contrario, irruzioni fredde ripetute.

In Italia, ciò potrebbe tradursi in un’alternanza tra periodi secchi e freddi e fasi di maltempo con nevicate fino a bassa quota e intense ondate di maltempo.

Questo viene accentuato dal fatto che l’aria fredda interagisce con il Mar Mediterraneo, relativamente caldo in questa stagione, producendo cicloni mediterranei. Questi porterebbero nevicate abbondanti sulle Alpi e sull’Appennino, ma anche piogge intense e venti forti con mareggiate sulle coste.

Alcune considerazioni su questi riscaldamenti stratosferici

La propagazione degli effetti dalla stratosfera alla troposfera non è immediata e può richiedere da alcuni giorni a un paio di settimane. Lo stratwarming dei prossimi giorni potrebbe quindi influenzare il tempo in Italia tra marzo e l’inizio di aprile, prolungando condizioni invernali anche in primavera.

Inoltre non tutti questi riscaldamenti stratosferici producono effetti significativi in troposfera. La loro efficacia dipende dalla capacità del segnale stratosferico di “accoppiarsi” con la circolazione troposferica preesistente.

Ad esempio, se il vortice polare troposferico rimane forte e compatto, l’impatto potrebbe essere minimo. Inoltre, la posizione geografica dell’Italia, al confine tra le influenze atlantiche e quelle continentali, rende le previsioni a lungo termine più complesse.